Pur non essendo iniziata ufficialmente la campagna elettorale, non si può non notare una maggiore aggressività comunicativa della sinistra verso la destra. Usiamo questi termini aggregativi – destra e sinistra – per ragioni di fluidità espositiva.
Diciamo subito che la destra – in particolare quella rappresentata da Giorgia Meloni – resta sulla difensiva. Anche Salvini resta piuttosto defilato. Mentre Berlusconi glissa gli argomenti scabrosi come l’immigrazione. Insomma la destra spiega e corregge le proprie posizioni piuttosto che contrattaccare. Almeno per ora.
A dire il vero, anche il comportamento riservato dalla sinistra nei riguardi di un “conterraneo”, Calenda, accusato subito di tradimento, è indicativo della linea comunicativa, rozza e urlata, scelta dalla sinistra.
Probabilmente, la sinistra, che i sondaggi danno perdente, tenta di recuperare voti alzando la voce. Per contro la destra, che sente la vittoria a portata di mano, si mostra più magnanima.
Qui però sorge un problema che va al di là delle differenti linee comunicative. C’è veramente ragione di temere, come grida la sinistra, che una vittoria della destra causerà inevitabilmente un’involuzione autoritaria?
Vediamo. Il Dna di fratelli d’Italia è missino. Quello della Lega è razzista. Mentre Forza Italia galleggia a rimorchio degli uni e degli altri. Quindi la domanda è: che tipo di garanzie liberal-democratiche possono offrire queste forze politiche? O detto altrimenti, la destra, nel suo complesso?
Va detto che i precedenti governi (allora) di centrodestra (perché An e Lega ruotavano intorno a Forza Italia) non hanno provocato slittamenti di tipo autoritario. Hanno però governato molto male, mostrando divisioni e pochezza di idee. È sempre mancata, fin dal 1994, la grande svolta liberale.
Il che ha una spiegazione nello statalismo – una specie di paternalismo sociale – che ha sempre animato An, Lega e Forza Italia. Lo si ammetta: il programma del centrodestra, a guida Berlusconi, si è sempre appoggiato a due idee contraddittorie e populiste: taglio delle tasse, e aumento delle pensioni. Tra l’altro, mai realizzate, perché di fatto in concorrenza ( o l’una o l’altra…). E oggi le cose, come provano le avvisaglie di campagna elettorale, non sembrano mutate.
In realtà, una svolta ideologica rispetto agli acquosi contenuti programmatici del centrodestra rinvia al governo rosso-verde, che effettivamente mise in luce il bieco volto razzista della Lega, non smentito da Fratelli d’Italia.
Per inciso, la Bossi-Fini, rispetto alle zanne di questa destra, che vuole i campi di internamento in Libia, sembra un capolavoro di umanitarismo.
Riassumendo: il centrodestra governava male, in Berlusconi di liberale c’era molto poco. La Lega, con il placet di Cinque Stelle, ha perseguitato immigrati e migranti (anche a livello locale, boicottandone l’inserimento). Quanto a Fratelli d’Italia sono note, fino a pochi mesi fa, le posizioni sovraniste, antiamericane, anticapitaliste, improvvisamente sparite dai radar a mano a mano che il rischio di elezioni anticipate si avvicinava.
Sì, diciamo che la sinistra, sebbene in modo urlato, non ha torto. Questa destra, sotto il profilo liberal-democratico, è inaffidabile. Il rischio di una involuzione autoritaria esiste. Al di là della grande questione della ripugnante persecuzione degli immigrati e dei migranti messa in atto dal Salvini rosso-verde, non si dimentichi mai che durante l’epidemia, pardon pandemia, Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia sposarono le posizioni governative.
Addirittura, nel fatale marzo 2020, queste tre forze politiche pretendevano che fossero prese misure ancora più dure di lockdown. Solo in seguito si sono ammorbidite, allineandosi però in alcuni casi persino alle posizioni Novax. Insomma Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia hanno mostrato di essere prive di qualsiasi equilibrio liberal-democratico: o chiusure o piazze. Tertium non datur.
La destra, a nostro avviso, non ha i numeri intellettuali e ideologici per governare. La riunificazione delle destre tentata da Berlusconi nel 1994 non ha prodotto buoni risultati. La destra vive ancora, e non per colpa altrui, in una condizione di semilegittimità: non ha accettato del tutto la liberal-democrazia, come pure non ha dimenticato l’eredità autoritaria e razzista del fascismo. Di qui il suo barcamenarsi tra lo stato di diritto e lo stato autoritario: vuole ma non può, può ma non vuole.
Perciò, concludendo, è vero che la sinistra alza troppo la voce, però la destra, al netto degli insulti, resta inaffidabile. Anche perché, di treni dal 1994, ne ha persi tanti, troppi. Figurarsi se può voltare pagina in meno di due mesi…
Carlo Gambescia
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