venerdì 15 marzo 2019

Tajani su Mussolini
Un padre, severo ma giusto



Antonio Tajani, nato come giornalista, stando alla sua biografia politica, proviene dal movimento monarchico. Nessuno è perfetto. Qui una dichiarazione su Mussolini, di  ieri, che ha provocato un putiferio (*) .

"Mussolini? Fino a quando non ha dichiarato guerra al mondo intero seguendo Hitler, fino a quando non s'è fatto promotore delle leggi razziali, a parte la vicenda drammatica di Matteotti, ha fatto delle cose positive per realizzare infrastrutture nel nostro paese, poi le bonifiche. Da un punto di vista di fatti concreti realizzati, non si può dire che non abbia realizzato nulla". Lo dice a La Zanzara su Radio 24 il presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani. 



“Strumentalizzazioni” o meno,  che però  hanno dato il via a repliche infuocate,   da parte di parlamentari europei (Tajani è Presidente a Strasburgo) e  politici  italiani.  Non sono neppure  mancati  coloro che hanno mostrato di apprezzare, addirittura all’interno del Parlamento europeo, il peana  di Tajani. 
Comunque sia,  si è rimproverato  al  delfino di Berlusconi (l’ultimo della serie), di non avere capito la “natura” del fascismo.  Tajani, viste le brutte, si è scusato.

"Da convinto anti-fascista mi scuso con tutti coloro che possano essersi sentiti offesi dalle mie parole, che non intendevano in alcun modo giustificare o banalizzare un regime anti-democratico e totalitario", lo afferma il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani. "Sono profondamente dispiaciuto che, malgrado la mia storia personale e politica, qualcuno possa pensare che io sia indulgente col fascismo - aggiunge -. Sono sempre stato convintamente anti-fascista".


In realtà, nonostante la ritrattazione, le affermazioni di Tajani riflettono un pensiero comune sul fascismo, abbastanza  diffuso in Italia, dove, molti nostri connazionali, all’incirca un italiano su tre,  facendo la media dei sondaggi (di parte o meno), continua ad ammirarlo.
Ovviamente,  come si evince anche dalle dichiarazioni del politico di Forza Italia,  si ammira il Mussolini dei lavori pubblici, dei treni in orario, dei treni popolari, dell’assistenza sociale, del guinzaglio alle banche, delle colonie e  perfino dell’autarchia economica.  Un  papà burbero, insomma. Severo ma giusto.
La memoria sociale è sempre selettiva, segue percorsi misteriosi. Sicché  a nulla è valsa la contrapposizione antifascista  costruita sulla figura del papà degenere, che avrebbe imbrogliato gli italiani, ai quali invece serviva   un papà vero.  Fuor di metafora:  uno Stato (con la maiuscola), in grado di occuparsi di  tutti i bisogni dei cittadini, tradotti in  democratici diritti sociali. Di riflesso, la Costituzione italiana ha i  tratti paternalistici dello stato che vede e provvede. E, inevitabilmente, la sua pratica  è degenerata nell'assistenzialismo individualistico, parassitario.
In breve: dallo stato collettivistico del fascismo si è passati allo stato  individualistico della democrazia "sociale".   Ciò significa che  sempre un  padre si è scelto,  e solo per nutrire l’infantilismo italiano, subito  pronto a dimenticare, in nome dell'assistenzialismo corporativo,  le cose brutte del fascismo come l’incarcerazione degli avversari politici, l’alleanza con i nazisti, la guerra mondiale e civile, le  persecuzioni contro gli ebrei, come del resto  quelle  belle della democrazia, ad esempio una cosetta che si chiama  libertà,  appena si  prova  a toccare il welfare.  Il che, per inciso, spiega il successo del  populismo,  abilissimo nel toccare le corde di un modello  assistenzialistico, gradito agli italiani,  trasmigrato, ripetiamo,  dal fascismo alla democrazia.  "Sociale", dimenticavamo.
Tutto ciò  però   ha impedito di capire  realmente che cosa fu il fascismo:  una dittatura, dai tratti totalitari fondata sullo scambio della sicurezza con  libertà.  Un patto  accettato, entusiasticamente, da tutti gli italiani. Per  un infantilismo, ripetiamo,  che ancora oggi continua a perseguitarci, e che vede nello Stato un Padre,  severo ma giusto.   E di cui Mussolini, domenicalmente solenne,  in divisa e dal balcone, venerato dalla piazza e circondato da altri uomini in uniforme,  fu l’incarnazione perfetta.
Alcuni storici, in contrasto con gli antifascisti, monopolizzati politicamente da una sinistra altrettanto statalista,  sostengono, che il fascismo non può essere ridotto al familismo a  delinquere. Si tratta di un fenomeno che va studiato e in qualche modo, ricondotto, nel bene o nel male, alla storia d’Italia. Il che è giusto dal punto di vista storiografico, ma non da quello politico, studiare il fascismo non significa riabilitarlo. Le riabilitazioni rinviano alla persuasione  politica non all’analisi storica.
Invece, quella di Tajani, anche se subito corretta,  ha  i tratti della vera riabilitazione politica.  In un Paese, per giunta,  dove il fascismo come fenomeno storico, a parte De Felice e alcuni suoi allievi, ancora attende di essere studiato seriamente.  E dove molti italiani, continuano a guardare Mussolini con quel  rispetto, se non con l' ammirazione dovuta  ai padri  che puniscono i figli a fin di bene.
Le parole di Tajani, infine, confermano  due cose: la prima,   che gli italiani alla libertà continuano a privilegiare la sicurezza; la seconda, che alla sovranità della legge preferiscono la sovranità degli uomini. Ancora meglio se uno solo. E dai tratti autoritari del padre,  severo ma giusto.      
Il che  dovrebbe togliere il sonno  a chiunque abbia a cuore la libertà. Tajani,  membro di un partito, che, tra l’altro si definisce liberale, sembra invece dormire benissimo.

Carlo Gambescia                                             
  



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