giovedì 28 marzo 2019

Il  Ministro Bongiorno  e la  “castrazione chimica” degli stupratori
Il richiamo della foresta



Qual è il tratto distintivo della Civiltà Occidentale ? Insomma, ciò che distingue, l'universo storico e politico euro-americano, dalle altre Civiltà? Il mercato libero?  La democrazia parlamentare?  Lo stato di  diritto?  Diciamo che il comune denominatore  è rappresentato dalla condivisione della tradizione illuminista. Una linea di pensiero che affonda le sue origini intellettuali nella visione  cristiana, e ancora prima stoica, dell’ eguaglianza tra gli uomini.  Illuminismo significa libertà di critica e difesa dell’ eguaglianza. E quindi implica il rifiuto ragionato del pregiudizio.
I valori dell’Occidente hanno una portata titanica, perché la realtà sociale segue altre strade: quella del conformismo,  dell' ineguaglianza  e del pregiudizio.  Gli uomini si aggrappano alle proprie idee, giuste o sbagliate che siano, e di regola preferiscono non  sentire altre ragioni.  Al capire preferiscono il credere.  Pertanto, l’Occidente, inevitabilmente,  continuerà a entrare in contraddizione con se stesso. Esiste, purtroppo,  un  lato oscuro, ambiguo, inquietante dell'Occidente.

A questo pensavamo leggendo l’intervista del Ministro Giulia Bongiorno (*).  Dove si parla di introdurre, per i casi di stupro,  il   baratto (perché di questo si tratta) della sospensione della pena con la castrazione chimica.   A dire il vero il Ministro parla di “trattamento terapeutico o farmacologico inibitorio della libido”.  Per la serie,  se non è zuppa è pan bagnato... 
Cosa dire?  Che  ci si infuria,  in Occidente, quando si scopre che la lapidazione, non solo della donna,  è  prevista e praticata nel mondo islamico.   Poi però si propone la “lapidazione  chimica”. Certo, presentandola come misura alternativa e sotto  terminologie, come ora vedremo,  pseudo-liberali.
Qui, ripetiamo, il lato oscuro dell’Occidente. Dettato dalla contraddizione tra gli ideali  di libertà e uguaglianza e la forza del pregiudizio che invece  muove gli uomini nella realtà.
Nel caso  “del trattamento inibitorio della libido” il  pregiudizio è rappresentato da una antichissima  visione  circa la natura punitiva e repressiva  della pena. Pregiudizio, duro a morire.  Che in qualche misura rimanda al taglione e alla vendetta.
La condivisione  di  questo pregiudizio presuppone  il  rifiuto  della critica  migliorista dei sistemi penali, che risale almeno, negli intenti, al nostro Beccaria.  Come si può intuire, il Ministro Bongiorno,  si muove secondo le linee  di un diritto, se proprio così lo si vuole chiamare,  che con  i tratti distintivi,  illuminati,  dell’ Occidente, qui ricordati, non ha nulla a che vedere.
Ecco perché parliamo  di lato oscuro. Se si vuole di profonda ambiguità. Dettata da una astuta volontà di giocare su piani differenti. Dal momento che l’ idea di presentare la "castrazione chimica",  come esito  di una scelta volontaria, che volontaria  non è (perché l’alternativa è la galera), è solo un escamotage, o se si preferisce una foglia di fico sotto quale nascondere una visione pre-moderna  dei delitti e delle pene.  

Qual è la differenza, se non in un cavillo giuridico, tra la lapidazione e la "castrazione chimica"? Ma c'è un altro aspetto interessante, sociologicamente interessante. Il tentativo di   dare forma moderna  a contenuti  arcaici, è facilitato  da  ciò  che Carl Schmitt chiamava motorizzazione del diritto. Un dispositivo  sociologico   che nasce dallo strapotere dei poteri pubblici:  uno dei rischi, se non il principale,  della modernità. Si tratta però di un  fenomeno che  ha radici antiche, quanto la sete di potere insita nell'uomo. Uno strapotere  combattuto, in modo titanico, dal liberalismo moderno. Con  risultati, purtroppo, alterni. Come nel caso del diritto politico e penale.      
Facciamo un passo indietro. Se ci si pensa bene, il femminismo giuridico (per chiamare le cose con il  loro vero nome), che è alla base della proposta della Bongiorno,  viola il principio di uguaglianza  tra gli esseri umani, riportandoci, ad esempio, a forme di doppia (se non triplice o quadruplice) giurisdizione, come nell’età barbariche, tra Romani e  Longobardi.  Oppure, come avveniva  nella società castale indiana.   Altro che il moderno stato di diritto...
Di solito il femminismo giuridico, rivendica - per semplificare -  la doppia  legislazione, come atto riparatore, eccetera, eccetera.  Il che ha un suo fondamento.  Che però non fai conti, con il richiamo della foresta.  Perché,   la motorizzazione del diritto, riparatore o meno, porta con sé la progressione, pressoché inarrestabile, dei  poteri pubblici, e dunque del potere indotto della demagogia  e del plebiscitarismo.  E, come appena ricordato, del richiamo della foresta. Che,  chimico o sassoso che sia,   resta tale.        

Carlo Gambescia        
                                                                

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