sabato 30 marzo 2019

Commissione Banche, Mattarella firma
Parte il “romanzo criminale”...



La Commissione parlamentare d’inchiesta sulle banche si risolverà nella migliore delle ipotesi, nell’ ennesima tribuna elettorale, e nella peggiore, nel consueto romanzo criminale sul capitalismo.  Si parla dell'ex conduttore della "Gabbia", Gianluigi  Paragone (nella foto),  come  Presidente...  Il che è tutto un programma.
Mattarella ha firmato, unendo  “Letterina”, come se non  conoscesse i suoi interlocutori  politici, a cominciare da un Masaniello mediatico come Paragone  né, soprattutto,  i devastanti  effetti di ricaduta mediatica delle Commissioni d’inchiesta . Eppure il Capo dello Stato insegnava  Diritto parlamentare.  

L’istituto  ha origini  ottocentesche e,  sul piano teorico, diciamo ideale,  doveva e deve  rinviare  alla fase conoscitiva, di Parlamenti, poi felicemente  e finalmente  deliberanti nel  nome del popolo sovrano, tra gli  usignoli cinguettanti e i prati in fiore. Così sui manuali.    
In realtà, come rilevò, già alla fine dell'Ottocento,  la politologia,  più avvertita, da Mosca a Pareto,  per fare i nomi  più famosi,  le Commissioni parlamentari d’inchiesta, riproducevano solo i conflitti politici del momento.   Ancora oggi si polemizza, -  almeno gli storici -   sull’insoddisfacente  verdetto   della  Commissione d’inchiesta sulla Banca Romana.  Conclusioni che  provocarono polemiche e scontri  politici, poi confluiti in quella cultura antiparlamentarista e populista, da cui originò il fascismo.  Figurarsi quel che di variopinto e pittoresco, potrebbe uscir fuori, in un’Italia più divisa di allora, sul sistema bancario italiano degli anni Duemila. 
Le Commissioni d’inchiesta, proprio perché di natura squisitamente politica, danno risposte politiche, e per giunta contraddittorie,  a questioni di altra natura, economica, giuridica, penale. Andrebbero abolite, o quanto meno riservate alle grandi tematiche astratte, tipo  la povertà, lo sviluppo economico, eccetera,  per lasciare che l’economia e i giudici, su certi temi caldi,  facciano il proprio lavoro. 
Ovviamente, come dicevamo,  quanto più il clima politico sociale è rovente  tanto più le Commissioni ne risentono, e non in meglio.   Pertanto, nell’ Italia di oggi, dove imperversano complottismo, anticapitalismo e populismo,  si rischia veramente di scivolare  verso  il  feuilleton politico-mediatico: il “romanzo criminale”, per dire una cosa al passo con i tempi.  Qui l’errore di Mattarella, che doveva opporsi.  Altro che “letterine”.

Qualche lettore penserà che da un difensore della democrazia  rappresentativa, come chi scrive, ci si aspetterebbe  altro atteggiamento verso uno  strumento parlamentare, in teoria, conoscitivo.  Il punto è che, come hanno provato numerosi studi, in materia,  la Commissione d’inchiesta, e più in generale, l’istituto stesso,   per funzionare,  imporrebbe la condivisione tra i partiti, rappresentati in Parlamento, ad esempio in ambito economico, delle stesse  idee sul modello di governo, stato e società.  
Ora, per tornare  alla Commissione d’inchiesta sulle banche, se una parte dei componenti, scorge balzachianamente, dietro ogni grande  fortuna un delitto, e un’altra intravede nello stato l’eroico difensore dei cittadini  dai tentacoli della grande finanza, che ci si potrà aspettare di buono? Quali potranno essere le conclusioni? E soprattutto  l’iter “politico” della Commissione stessa?  Che rischia di dare  la stura, con cadenza quotidiana  a titoli giornalistici  contro le "banche corrotte"?
Presto detto:  possiamo attenderci  solo l’ulteriore, e forse definitiva,  delegittimazione del sistema bancario, sistema,  che, a prescindere da cosa ne pensassero Balzac e Marx,  resta invece  il cuore pulsante dell’economia di mercato. Se si ferma,  l'organismo economico muore. 
Tradotto: i singoli uomini possono sbagliare, ma il sistema in sé funziona.  Ovviamente,  impone rischi, esalta il profitto,   ma senza rischi e profitto, non c’è sistema.  Sicché, ricondurre le possibili  colpe dei singoli, se si vuole la mancanza di virtù individuali  - perché le Commissioni puntano a nomi e cognomi da usare come capri espiatori politici -   ai vizi congeniti, collettivi, di un sistema dipinto come marcio, significa scegliere la  via  del suicidio sistemico. Che, come ogni strada  verso  l’inferno,  risulta lastricata di buone intenzioni.
Non è vero Presidente Mattarella? 
Carlo Gambescia