mercoledì 14 marzo 2012


Raffronto improponibile?
Elsa Fornero e Margaret Thatcher...





Non condividiamo la politica economica del Governo Monti, però, per dirla francamente, la signora Fornero non può non essere apprezzata, se non addirittura ammirata. Perché ricorda, per vigore, un'altra signora, Margaret Thatcher: si pensi solo alla sua leggendaria prova di forza con i minatori; per non parlare dell'abilissima conduzione della vittoriosa guerra delle Falkland/Malvinas.
Ebbene sì, ci piace il decisionismo. Certo, parliamo di una Thatcher all’italiana, più piccola, quindi con meno spigoli, meno ideologia e qualche lacrima facilmente concessa ai media. Ma gli spigoli sono sempre troppi per uno Stivale abituato, e male, alle "pacche sulle spalle" e al "tirare a campare". Quanto all’ideologia conservatrice, quale ministro di un governo tecnico, la Fornero, non è costretta, per ora, a dare il meglio (o il peggio, dipende dai punti vista politici…) di sé. I prossimi anni, per la Fornero potrebbero essere, politicamente parlando, gli anni della sua formazione come futuro Primo Ministro... Chissà... Tuttavia, alla stessa età (sessantaquattro anni), la Thatcher era già Premier da dieci anni (parliamo però di un politico, anche se al femminile, di professione).
Comunque sia, ecco quel che la Fornero è stata capace di dire ieri ( citiamo da La Stampa), spazzando via tutti i polverosi schemi del vecchio e cifrato linguaggio sindacalese.
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Quel che peggio, ai leader confederali - rei di «non aver espresso nemmeno una mezza parola di apprezzamento» sulle risorse aggiuntive reperite per gli ammortizzatori sociali senza intaccare altre voci della spesa sociale, e di non applaudire a una riforma che «ritengo sia buona» - Fornero rimprovera soprattutto un atteggiamento da scolari discoli. «È chiaro spiega - che se uno comincia a dire “no”, perché noi dovremmo mettere lì una paccata di miliardi e poi dire “voi diteci di sì”. No, non si fa così. Con un accordo mi impegno a trovare risorse più adeguate». Si sa che il ministro del Lavoro quando vuole sa adoperare anche il registro della polemica e frasi puntute. Toni che i suoi detrattori già più volte hanno definito «da maestrina». E sicuramente ieri la battuta sulla «paccata di miliardi» ha destato un po’ di sorpresa e fatto inarcare più di un sopracciglio.
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Più chiaro di così… E, soprattutto, quel che soprende è il radicale cambio di impostazione, e in termini di prassi: concertazione, se occorre, sì, ma comunque guidata con polso fermo dal Ministro del Lavoro. Per fare un altro esempio italiano, ovviamente sempre "in scala": Donat-Cattin (Ministro del Lavoro democristiano durante l’Autunno Caldo) era della stessa pasta della Fornero, anche se sbilanciato verso i sindacati.
Ovviamente, la direzione impressa alla concertazione (“ prima il sì, poi i soldi”) può anche non piacere per i suoi contenuti (poco o punto favorevoli ai lavoratori). E infatti non ci piace. Ma siamo stanchi delle cosiddette critiche all'avversario, in quanto tale, per partitito preso. Basta con il manicheismo! Soprattutto se ad personam. Il Ministro del Lavoro - e non abbiamo timore di ripeterlo - va apprezzato. E non per il puro coraggio, come ha dichiarato un ex Sottosegretario alla Difesa del Pdl (un povero orfanello in cerca di papà carismatici), bensì per aver mostrato di possedere polso fermo e idee chiare su ciò che si deve fare. Doti fondamentali che caratterizzano il politico di rango. Doti, che al Ministro del Lavoro, come sembra, non difettano. Infatti il solo coraggio tende a trasformarsi in temerarietà e in decisionismo a fondo perduto, soprattutto quando mancano visione riformatrice (anche se non sempre condivisibile...), nonché risolutezza, doti sconosciute a numerosi politici italiani di grido, in particolare della Seconda Repubblica. Chapeau, signora Fornero!

Carlo Gambescia

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