Tagli di bilancio
Sequestro della democrazia?
No, della spesa pubblica
.
Raramente i media ne riferiscono, perché sono questioni tecniche di
scienza politica, roba da accademici. Di che cosa parliamo? Dello studio dei
cicli politico-economici all’interno, ovviamente, delle democrazie
contemporanee.
In realtà, le “questioni tecniche” rinviano alla verifica empirica di un fatto
molto semplice. Quale? Se i governi in carica siano in grado di creare
artificialmente le condizioni economiche capaci di favorirne la rielezione (di
qui la dizione ciclo politico-economico, da una tornata elettorale
all'altra...). Le ipotesi di lavoro sono basate su due fattori: a) che gli
elettori (sottoposti a quotidiani sondaggi di opinione) valutino le prestazioni
del governo tenendo d’occhio i fenomeni economici (produzione, consumo,
inflazione, disoccupazione, recessione, sviluppo); b) che il governo sia in
grado di intervenire sulle variabili di cui sopra, per favorire, attraverso la
crescita delle spesa pubblica, la rielezione e quindi la coniugazione del ciclo
di governo (in genere una legislatura), con quello partitico (due o più
legislature). Abbiamo, ovviamente, semplificato.
Ora, che succede? Il volume della spesa pubblica, che stando agli studi
empirici, cresce sempre prima delle elezioni, per diminuire all’inizio delle
legislatura successiva, si qualifica come un determinante fattore di consenso.
Certo, nel meccanismo che regola il ciclo-politico economico gioca un ruolo
notevole anche il controllo dell’inflazione, spesso collegato, alla crescita
delle spesa pubblica, dell’occupazione e di riflesso della pressione fiscale
(stiamo sempre semplificando). Comunque sia, la spesa pubblica, favorendo
consumi e occupazione, rafforza il consenso al governo, mentre i tagli ne
diminuiscono il gradimento e le future possibilità di vittoria.
Ogni governo, insomma, se vuole essere rieletto deve puntare su un giusto mix
di inflazione, occupazione, tasse. Una miscela, la cui “qualità finale” dipende
dalla crescita o decrescita della spesa pubblica. Un fattore che resta perciò
la chiave di volta di ogni politica economica.
Ora, un governo tecnico, in quanto a termine e privo di qualificazione
politica, non dovrebbe puntare sulla crescita dei cosiddetti “livelli di
consenso”, “misurati”, come detto, mediante sondaggi di opinione. Di qui, i
famigerati tagli alla spesa pubblica senza troppe preoccupazioni di perdere
consenso ideologico. Pertanto, e in particolare per la situazione italiana, si
potrebbe parlare piuttosto che di sequestro della democrazia, di sequestro
della spesa pubblica... Anche se, ultimamente, vengono diffusi sondaggi
attestanti la crescente popolarità del Governo Monti… Il che è inquietante dal
punto di vista politico e scientifico. Perché? Delle due l’una: o i sondaggi
sono falsi o è infondata la teoria del ciclo politico-economico.
Carlo Gambescia
Nessun commento:
Posta un commento