venerdì 16 marzo 2012

L’Italia ha bisogno di un Tutore? Sì, almeno secondo il parere di chi scrive e dell’amico Roberto Buffagni . Il quale, come si usa dire, ha accettato il nostro incarico per puro spirito di servizio. Grazie Roberto! Evviva! Ecco il Proclama numero uno. Tutti sull’ attenti. Altri seguiranno. Buona lettura, avanti march! (C.G.)



COLPIRNE UNO PER EDUCARNE 27
Proclama numero uno del Tutore d’Italia





Spett. Popolo Italiano,
apprendo in data di oggi che mi hai acclamato Tutore d’Italia, conferendomi i pieni poteri temporali sulla nazione, e con la presente raccomandata a. r. vengo a dartene debito riscontro, comunicandoti quanto segue:
1) Era ora.
2) Però NON telefonarmi più nell’ora tra le 14,30 e le 15,30, che quotidianamente consacro al mio pisolino ristoratore.
E passo senz’altro indugio al mio primo proclama.
a) Visto la Grecia? Prima la ricattano: “o mi dai i soldi e la sovranità, o ti faccio fallire”; la Grecia molla la sovranità, molla i soldi, e adesso che non ha più niente da mollare il ricattatore le fa marameo e la lascia fallire.
b) Per forza che hai visto. Ma hai capito la morale?
c) Se non hai capito, te la spiego io.
d) La morale è che ai ricatti non si cede mai.
e) Non c’è il ricattatore a fin di bene, non c’è il ricattatore bravo ragazzo, non c’è il ricattatore che si accontenta.
f) Ciò non accade perché il ricattatore sia più cattivo della media (la media è già abbastanza elevata da consentire quasi tutte le cattiverie, escluse le più impervie alla cosmesi psicologica edulcorante, come il traffico di bambini a scopo espianto organi).
g) Ciò accade perché quando cedi al ricatto abdichi alla tua dignità, e il ricattatore perde ogni rispetto per te. Da quel momento in poi, il ricattatore si sentirà giustificato nel suo ricatto e niente lo tratterrà dall’escalation. Il ricatto è atto indegno, ma indegno è anche il ricattato che cede, e per la proprietà transitiva l’indegno non si merita altro che indegnità. Così tu gli dai il dito, e lui ti prende il braccio; gli dai il braccio, e lui ti prende tutto, lo spolpa e poi lo butta via.
h) A maggior ragione non si cede al ricatto di chi ti ricatta senza metterci la faccia: ricorda che chi non ha faccia non la può perdere, neanche davanti a se stesso: chi non ha faccia è per definizione uno sfacciato.
i) Dove hai visto la faccia dell’Unione Europea?
j) Esatto: da nessuna parte. Niente faccia e niente nome: questo Coso non ha neanche il coraggio, o la buona creanza, di mettere la faccia e la firma sulla sua creatura prediletta, l’euro.
k) Controlla: sulle banconote che hai in tasca non ci sono facce, ma ponti e archi, e manca la firma di chi le emette (sulle sterline c’è la firma del governatore della Bank of England, sulle lire c’era la firma del governatore della Banca d’Italia). L’euro è una lettera (di credito) anonima.
l) In greco moderno, “Banco di Credito” si dice “Trapèza dès pìsteos”. Pìsteos, genitivo di “pistis”, “fede”.
m) Infatti il settore produttivo in cui opera il Coso, l’UE, è la fede. Dietro l’euro, c’è la fede di chi lo prende e lo scambia e nient’altro. La fede che con l’euro saremo tutti più felici e contenti, la fede che senza l’euro saremmo stati tutti più infelici e scontenti. Domani si fa credito, ieri non lo si sarebbe fatto. E oggi? Mah.
n) A parte l’indicativo futuro (con l’euro, saremo più felici) e il condizionale passato (senza l’euro, saremmo stati più infelici), che sono entrambi inconoscibili, c’è l’indicativo presente: con l’euro, al presente indicativo come stiamo? Siamo più felici e contenti? Sì/No. Popolo italiano, metti un po’ tu la crocetta.
o) Ma è vero: il presente, l’ingannevolmente semplice presente, è inafferrabile: appena lo nomini, è già sparito. Ecco perché il futuro e il passato sono un argomento così forte; ecco perché non si può fare a meno della pìstis, del credito, della fede.
p) Il Coso una fede ce l’ha: ha fede nella fede che produce lui, e la produce a costo zero, facendo abile ricorso ai modi ipotetici del verbo.
q) Altre fedi il Coso non ne ha. Altrimenti non avrebbe ricattato, umiliato e rovinato la nazione dove è nata la parola e il concetto di Europa: tu ricatteresti, umilieresti pubblicamente e faresti fallire tuo padre, se in vecchiaia combinasse qualche affare sballato? Facendo affari con una persona che agisse così, ti basterebbe la sua parola d’onore?
r) E tu ce l’hai una fede, Popolo Italiano?
Ti lascio riflettere su quest’ultima domanda, Popolo Italiano. Gli (obbligatori) elaborati dattiloscritti a risposta, di non più di trenta righe da sessantacinque battute ciascuna, dovranno pervenirmi entro e non oltre una settimana da oggi. Un avvertimento. Non credere di cavartela menando il torrone con le seguenti scuse: Dio è morto; Dio c’era ma ha fallito; solo un Dio ci può salvare; e qualsivoglia altro pretesto, giustificazione e scappatoia che coinvolga Entità Superiori all’umano (personificate o meno).
Stammi bene, e omaggi alle tue signore (che non sono peraltro esentate dal rispondere: voluta la parità? E allora, etc.). Tuo aff.mo
Tutore d’Italia



Roberto Buffagni è un autore teatrale. Il suo ultimo lavoro, attualmente in tournée, è Sorelle d’Italia – Avanspettacolo fondamentalista, musiche di Alessandro Nidi, regia di Cristina Pezzoli, con Veronica Pivetti e Isa Danieli. Come si vede anche dal titolo di questo spettacolo, ha un po’ la fissa del Risorgimento, dell’Italia… insomma, dell’oggettistica vintage...

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