lunedì 26 marzo 2012



Hobbes 
Malinconia e politico




Hobbes, con Machiavelli, padre del realismo politico moderno, era di indole ansiosa. Quel che è interessante è che Hobbes, consapevole dei rischi legati al violento erompere delle emozioni e passioni individuali e collettive, a differenza del segretario fiorentino (mosso da un forte sentimento di italianità), usò la sua ansia lucida come leva per sollevare-edificare una teoria generale della politica. Infatti, riflettendo, il nesso protezione-obbedienza posto alla base dell’obbligazione politica hobbesiana, può essere interpretato come una forma di autodisciplina. Per un verso rivolta a temperare l’ ansietà del suddito (affamato di protezione), e per l'altro dello studioso (affamato di certezze metapolitiche). Ma è soprattutto il pensatore politico che qui interessa. Perché Hobbes grazie alla sua ricerca consegue la consapevolezza di aver finalmente individuato una costante metapolitica ( comando-obbedienza), ovunque rilevabile storicamente, e perciò fonte - ecco il punto fondamentale - di certezza conoscitiva sul terreno della scienza politica. Tuttavia, l’ essere certi - scientificamente, diremmo oggi - di una "legge politica”, determina un importante effetto di ricaduta psicologica che si ripercuoterà sullo stesso Hobbes e sul cammino dell’intera tradizione del realismo politico moderno. Ci spieghiamo meglio.
L’esistenza - verificabile - di costanti e regolarità metapolitiche, difficilmente lascia scampo a ottimistici perfettismi di qualsiasi colore ideologico. Anche perché le ideologie, o forme di legittimazione, una volta studiate da vicino, non possono non mostrarsi come pure e semplici razionalizzazioni, usate dalle diverse parti in conflitto per giustificare, condannare, e poi di nuovo giustificare, condannare, e così via all’infinito.
La malinconia politica è perciò inseparabile da un altro sentimento: quel "sentire" che tutto si ripete e tutto torna. E che quindi al ciclico ripetersi delle cose nulla sfugge. E ciò rimane l'unica certezza o forma di perfezione, in un mondo altrimenti imperfetto e pertanto sorgente di ansia. Certezza che però finisce per tramutarsi in malinconia. Semplificando, forse troppo: Hobbes per combattere lucidamente l’ansia fonda la scienza politica moderna, per poi cadere in una malinconia, condivisa anche da altri studiosi venuti dopo. In questo senso, cosa di cui lo stesso filosofo inglese si mostrava seriamente convinto, nel realismo metapolitico, paradossalmente, la malinconia finiva e finisce per essere l'unica allegrezza.


Carlo Gambescia

Nessun commento:

Posta un commento