mercoledì 28 marzo 2012


E tu di che di destra sei?


Tira una brutta aria per la destra. Ma prima una domanda: quante "destre-non-destre" esistono in Italia? Molte, troppe.

Innanzitutto c’è il Pdl, che però si autodefinisce forza di centrodestra, senza trattino. Ovviamente, si tratta di una posizione sbandierata in particolare dalla sua componente cattolica, criptodemocristiana e/o ciellina, rigorosamente di centro. Per contro, il posizionamento a destra è rivendicato dagli aennini rimasti con quello che fu il partito di Berlusconi. Un leader, oggi abbastanza ex, che si dichiarava moderato a tutto tondo , e quindi uomo di centro. Come del resto i finiani, ora alleati, per l'appunto, con Casini (l’uomo che più centro di così non si può...). E i socialisti del Pdl? Sicuramente non sono mai stati di destra, se non nell’antico e insultante senso di “social-traditori", ossia di transfughi della sinistra.
A destra del Pdl restano la Lega e i gruppetti dell’ultradestra, questi ultimi con spiccate simpatie fasciste, quindi a rigore né di destra né di sinistra. Stesso discorso per la Lega, il cui localismo, non è di destra né di sinistra. Un parametro, quello del né destra né sinistra, che può essere esteso anche al partito di Antonio Di Pietro e di riflesso ai gruppi che si riconoscono nella critica, spesso qualunquistica, alla democrazia rappresentativa.
Come risulta evidente, a parte qualche nome di politico che spesso rappresenta solo se stesso, manca tuttora una forza liberale e conservatrice (in senso illuminato si intende). L’intero perimetro della destra sembra colonizzato da forze che, a grandi linee, ondeggiano tra il moderatismo spicciolo, un destrismo post-fascista e purtroppo post-liberale, il centrismo cattolico (senza De Gasperi...), il neofascismo condito in varie salse.
Non che la sinistra stia meglio, ma il quadro della destra politica è veramente penoso. Invece di ricomporsi la destra si è completamente spappolata. Si dirà: la colpa è del ex monarca Berlusconi. Per certi versi di sicuro. Per altri no. È mancato alle varie anime della destra quel surplus sovrastrutturale, spesso alla base delle grandi "invenzioni" storiche, che rinvia sempre alla capacità politica di cogliere l’occasione, nel caso offerta dalla discesa in campo del Cavaliere nel 1994. Ma in cosa poteva, anzi doveva consistere il surplus di creatività storica? Nell' andare oltre gli antichi separatismi e oltre lo stesso Berlusconi, ma da destra e in chiave liberaldemocratica. Un pensare in grande e soprattutto al bene dell'Italia.
Evidentemente, anche la storia politica ha sempre un peso e finisce sempre per vendicarsi: in Italia la destra, anche prima dell’Unità (in Piemonte), ha sempre guardato al centro politico. Ora, il Cavaliere, come era prevedibile (anche per i suoi enormi errori), è rimasto a piedi. E così la destra, priva di un padre anche se putativo e mal-destro, rischia di sparire definitivamente. Per dirla con il grande Puccini, l' "ora è fuggita" e la destra rischia di "morire disperata" e ... democristiana.


Carlo Gambescia

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