venerdì 28 ottobre 2011


Le intuizioni di Federico Caffè e Argo Villella
Borse “sottovetro”?



Volano le borse… Almeno così oggi riferiscono i giornali a proposito dell’euforia in Borsa, salita al massimo, «dopo l’accordo raggiunto nella notte a Bruxelles sulle misure per battere la crisi del debito sovrano di Eurolandia». Notare, «Eurolandia»… Come se l’Europa fosse un enorme parco giochi. Ma, in fondo, che cos’è diventata la Borsa? Se non un gigantesco casinò per pochi ricchi speculatori. Non è più, sicuramente, uno strumento di finanziamento delle imprese. E non è una nostra fissa, visto che già altre volte abbiamo affrontato l’argomento sul nostro blog. Ma, come dire, le cose ripetute giovano… Dal momento che non pochi storici dell’economia (si pensi solo al grande Braudel) hanno rilevato che con l’avvento del capitalismo manageriale ( e con la conseguente distinzione tra proprietà azionaria e direzione strategica affidata ad amministratori delegati), l’aspetto speculativo è passato in primo piano. Insomma, la Borsa non è più strumento di finanziamento delle imprese, se non per finta… Perché non prenderne atto?
Alla creatività del capitano d’industria, padre-padrone di un’impresa, oggi si è sostituito il mordi e fuggi di anonimi gruppi di azionisti che tengono in ostaggi volatili amministratori delegati. Parliamo di un mondo lontano anni luce da quell’impresa creativa, un tempo osannata da Schumpeter. Naturalmente, il gigantesco sviluppo delle comunicazioni e la crisi dello stato-nazione hanno fatto il resto. Soprattutto la crescente assenza di un controllo politico dell’economia ha accelerato la tempistica della crisi economica mondiale, segnata da crisi borsistiche sempre più gravi e frequenti.
Ormai le Borse decollano e atterrano, solo per ragioni speculative. Un andamento troppo oscillante che, come sta accadendo, moltiplica gli effetti negativi. Allora, che fare? Chiudere la Borsa come abbiamo scritto qualche tempo fa? Misura dirompente e forse di non facile attuazione. Sospendere temporaneamente, come talvolta viene fatto, alcune tipologie di transazioni a rischio? Misura accomodante e di fin troppo facile attuazione.
Perché, invece, non provare a conservare la Borsa, ma, come dire, "sottovetro"? Insomma, mantenerla solo per chiunque desideri giocare d’azzardo con i titoli, come al Casinò. Proprio per sganciare la Borsa da qualsiasi relazione con i valori reali dell’economia e delle singole imprese.
Si tratta di un’ ipotesi avanzata a suo tempo da studiosi non ostili al capitalismo come Federico Caffè e Argo Villella, ai cui libri rinviamo i lettori. Del primo si veda La solitudine del riformista, (Bollati Boringhieri); del secondo, Quale capitalismo?, (Liguori Editore). Soprattutto per un approccio tecnico al problema.
Caffè e Villella sostengono la necessità di eliminare definitivamente la finzione del finanziamento alle imprese mediante la Borsa. E in che modo? Aprendo in chiave esclusiva e crescente, i canali dell’impresa a banche e risparmiatori, tramite l’acquisto di azioni di prestito non trattabili in Borsa. Scrive Villella: « “In un’ economia vitale deve formarsi una giusta quota di risparmio che deve fluire, attraverso il prestito, alle attività produttive intese in senso lato, garantendo mediante un equo tasso di interesse una mercede al prestatore. Se si forma un sano risparmio questo non può che andare verso il prestito (…) Riportare dunque il capitale di prestito alla sua oggettiva funzione significa ridimensionare la tendenza alla speculazione eccessiva ed alla avidità finanziaria». E la Borsa? In questo modo si trasformerebbe in una piazza “sottovetro” , dedita allo scambio di titoli privi di qualsiasi valore atto a finanziare e ricapitalizzare le imprese. Certo, si tratta di una specie di scommessa. E poi come si dice, "fatta la legge, trovato l’inganno"… Noi, da non economisti, probabilmente in modo ingenuo, riproponiamo idee di altri, magari facilmente manipolabili sotto il profilo politico ed economico. Ma perché non provare?

Carlo Gambescia

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