giovedì 4 luglio 2024

L'antifascismo rafforza Fratelli d'Italia?

 


Leggevamo ieri un interessante articolo di Matteo Marcelli (*): la sua tesi, corroborata da freschissimi sondaggi, è che l’antifascismo indebolisce la sinistra mentre rafforza Fratelli d’Italia. Ad esempio, l’inchiesta di Fanpage, calvalcata dal Pd, avrebbe addirittura fatto guadagnare consensi a Giorgia Meloni. Secondo l’analista di “Avvenire”,

“se davvero l’opposizione vuole sperare di scalfire il predominio di FdI, come dimostra il voto delle amministrative, sarà meglio puntare su un’alleanza strutturata e su temi concreti. Possibilmente percepiti come urgenti dall’elettorato migrato a destra negli ultimi dieci anni. Le opzioni non mancano: lavoro, lotta alle disuguaglianze, difesa del welfare, pace, potere di acquisto delle famiglie, incentivi alla natalità. Il messaggio è chiaro: continuare ad agitare lo spauracchio del fascismo sotto l’egida di una nuova resistenza non porta voti, semmai li fa perdere”.

Due cose. La prima che l’ “alleanza strutturata”, che un tempo si chiamava fronte popolare, è indecisionista per natura (troppi galli a cantare). La seconda, e si tratta di una battuta facile facile sui “temi concreti”: vasto programma.

Se per un verso Marcelli ha ragione sull’uso controproducente dell’antifascismo, per l’altro non convince la sua ricetta statalista.

Sul punto la destra, in particolare quella dopo Mussolini, può fare, se non meglio, di più. Per fare solo un esempio, la sinistra, inclusa quella cattolica (in particolare) si è fatta scippare Enrico Mattei, partigiano e antifascista, al quale però non dispiaceva l’interventismo economico fascista. Che poi la Meloni usi Mattei per “stoppare” i migranti, fa parte di quell’eterogenesi dei fini che talvolta premia i cattivi che si fingono buoni.

La destra meloniana, proprio per le sue origini “sociali”, plebee, in stile rivolta di Reggio Calabria, fa presa sulla gente. Se la si sfida sul sociale la destra può cadere solo facendo ricorso alla piazza antifascista. Si ricordi il populismo del governo Tambroni, appoggiato nel 1960 dal Movimento Sociale, caduto proprio sull’onda delle grandi manifestazioni di piazza promosse dalla sinistra.

Ora però quelle piazze non ci sono più. E l’antifascismo o è paranoico patrimonio dei centri sociali o di quei generali senza truppe (registi, cantanti, attori, professori, giornalisti, politici e uomini d’affari) che la destra crocifigge ogni giorno sul Golgota della sinistra al caviale. Mentre sotto la croce l’elettorato di Fratelli d’Italia, non vede l’ora, come quei soldati romani, di dividersi la tunica, non di Cristo, ma dell’odiata borghesia con la puzza sotto il naso, come la bolla il pensiero unico di destra

Cosa vogliamo dire? Che sul sociale la destra è imbattibile. Tra l’altro, proprio perché nazionalista, a differenza della sinistra, può infischiarsene dei conti pubblici. Per guadagnare così altri consensi, additando al “popolo” il “complotto” di Bruxelles sulle liste di attesa per le visite specialistiche.

In realtà esiste un punto di congiunzione tra l’antifascismo e la lotta allo statalismo della destra. Ed è rappresentato dalla difesa dei diritti individuali. La giusta battaglia della sinistra sui diritti civili deve tramutarsi in una più generale battaglia per il “lasciar fare, lasciar passare”, in tutti campi. A cominciare proprio dai migranti. Meno stato, più individuo, meno leggi, più libertà di intraprendere in tutti i campi, da quello sessuale a quello economico, dalla sfera privata alla sfera pubblica. Si tratta di risvegliare e ricondurre la carica vitale degli italiani nell’alveo dell’individualismo liberale.

Non è di certo cosa facile, anche perché, lo stato dovrebbe fare più di un passo indietro. E quindi verrebbero meno rendite e tutele parassitarie. Si rischia la rivolta degli “assistiti”. I primi tempi potrebbero essere durissimi. Però se la sinistra vuole sconfiggere la destra fascista e anti-individuaista deve farsi liberale e individualista. Costi quel che costi. Gli esperimenti liberali da Cobden a Milei non sono stati e non sono “passeggiate di salute”.

La “nuova resistenza”, se proprio la si vuole chiamare così, deve essere rilanciata e condotta nel nome dell’individuo. Anzi dell’individualismo, che destra e sinistra, ovviamente per ragioni opposte, hanno sempre respinto. Altrimenti si continuerà a combattere il paternalismo di destra con quello di sinistra.

Certo, nel mondo cattolico, del quale “Avvenire” è voce autorevole, il liberalismo non è amato, se non quando corretto con robustissime dosi di statalismo. Come si evince, per parlare difficile, dall’articolo di Matteo Marcelli.

Speranze per il futuro prossimo? Ora, a parte che Santa Madre Chiesa ragiona tuttora per millenni, con un papa populista, come Francesco, sarà molto difficile che le cose cambino.

Carlo Gambescia

(*) Qui: https://www.avvenire.it/attualita/pagine/se-l-inchiesta-di-fanpage-rafforza-meloni .

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