martedì 16 luglio 2024

1933

 


Nel 1933, novantuno anni fa, Hitler andò al potere in Germania. Aveva dinanzi a sé un’Europa smarrita. Che pensava ad altro. Forse alla precaria situazione economica. Molti osservatori vedevano addirittura in Hitler un fattore di pace.

Una pace che Hitler  in seguito non mancò mai di evocare dopo ogni colpo messo a segno. A cominciare dalla rimilitarizzazione della Renania, anno di grazia 1936, in piena violazione dei trattati di Versailles e Locarno. Sarebbero seguite, due anni dopo, l’ Austria, la Cecoslovacchia, e infine nel 1939 la Polonia.

Si resta attoniti davanti alla passività delle principali potenze liberal-democratiche dell’epoca: Francia, Inghilterra, Stati Uniti. Ci si stava infilando nel tunnel di una guerra mondiale. Il nazionalismo vinceva su ogni fronte, sia in senso passivo (disinteresse per quel che di terribile accadeva nelle altre nazioni, come nel caso della Germania, a proposito delle persecuzioni degli ebrei), sia attivo, (come la conquista militare italiana dell’Etiopia, ultimo degli stati sovrani dell’Africa).

Oggi lo si chiama sovranismo. Forse per ragioni di coscienza, e chissà nascosti sensi di colpa. Ma si tratta dello stesso nazionalismo passivo che permise a Hitler di dispiegare il suo nazionalismo attivo.

I sovranisti sembrano essere insediati ovunque, o comunque di essere a un passo dalla conquista del potere. In Italia, nel 1933, era al potere Benito Mussolini, oggi l’Italia vive i fasti di Giorgia Meloni, erede di un partito, il Movimento Sociale, sorto dalle ceneri del fascismo, che nulla ha imparato nulla ha dimenticato. Negli Stati Uniti rischia di prendere il potere un leader altrettanto nazionalista, complottista, autoritario, divisivo e bugiardo quanto Hitler. L’Europa è altrettanto divisa, prigioniera di sovranisti-nazionalisti, per ora passivi, come in Austria, Ungheria, Francia, solo per fare qualche nome. Nella stessa Germania hanno rialzato la testa quelli dell’ “Hitler, tutto sommato”: incredibile ma vero.

Insomma, in ogni paese europeo il sovranismo-nazionalismo è all’attacco. E può vincere la partita del potere.

Per giunta, come appena detto, con la prospettiva, novantuno anni dopo, della vittoria di un sovranista, per ora passivo, negli Stati Uniti. Un’altra tessera di un volgarissimo mosaico sovranista che già vede sovranisti attivi ai confini d’Europa ( Russia) e in Estremo oriente (Cina). Come non essere preoccupati per il destino del mondo liberal-democratico?

Il nazionalismo, con la sua carica di odio tra i popoli, sta tornando in auge, addirittura a Washington. La nuova Berlino. Eppure la gente non sembra accorgersi della pericolosità della svolta, come nel 1933. Allora c’era la morsa della grande crisi. Oggi invece tutto sembra andare come sempre: certo, si mugugna, però si lavora, si va in vacanza, eccetera, eccetera. Il bambino povero del 1933 oggi è un bambino viziato.

La sinistra sembra sull’orlo dell’estinzione o dell’estremismo, che è addirittura peggio. La destra, quella che si autodefinisce conservatrice, ha sposato la causa del sovranismo. Come se fosse la cosa più normale del mondo. Corsi e ricorsi. I conservatori ricordano l’atteggiamento dello stato maggiore tedesco che credeva di addomesticare Hitler.

Ma va segnalato anche un altro aspetto, curioso. Oggi si tende a tramutare tutto in gioco e psicoterapia. Trionfano l’infantilismo, l’irrisione dei comici (tutto è barzelletta), i giochi di ruolo, i romanzi distopici o utopici. C’è un contrasto tra la pesantezza della situazione storica e la cinica leggerezza con cui la si affronta. L’autoironia è importante, ma quando si trasforma in sistematica demolizione dell’ Io, fa più male che bene. I mass media tradizionali e i social sembrano ignorare il pericolo o addirittura credere ai sovranisti ricoperti di pelli di agnello. Perché morire per Kiev? Perché difendere i “nazisti” di Gerusalemme?

Dopo di che, come detto, si ride di tutto.

Che ci sarà mai da ridere? A trasformare il sovranismo da passivo in attivo basta un attimo. Come nel 1933 quando tutto iniziò.

Carlo Gambescia

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