martedì 13 giugno 2023

Berlusconi e il brutto vizio di abbaiare

 


Si dice che davanti alla morte, soprattutto di un uomo politico, pubblico, diciamo pure uno statista, si debba essere clementi. Vale invece proprio contrario. La clemenza non aiuta a capire il valore di un uomo di stato.

Del resto si è clementi con i colpevoli, quindi già usare questo termine, preannuncia sentenza di colpevolezza.

Ecco, per venire al punto, Berlusconi ha cambiato in peggio l’Italia. Di sicuro non l’ ha lasciata com’era. Ma non come piagnucola la sinistra, perché mafioso, corrotto, corruttore, playboy incallito, eccetera, ma perché non ha mantenuto una sola promessa “liberale” delle tante fatte. Si vada a sfogliare il famoso contratto con gli italiani: non ha privatizzato, non ha liberalizzato, non ha puntato, come proclamava sulla creazione di uno stato minimo. Non ha cambiato, salvo un regalino sull’Ici, la filosofia costituzionalista dell’imposta progressiva. Non ha tagliato il nodo gordiano del patto redistributivo con i sindacati. Ha mediato con tutti, attento soprattutto ai suoi interessi, in particolare le televisioni.

Un leader mezzo socialista e mezzo democristiano. Che di liberale non ha mai avuto nulla. Abbaiava, soprattutto quando messo nell’angolo dei giudici. Invitando gli altri ad abbaiare, anche i suoi elettori, tramutandoli così in vera carne da macello per il populismo. E infatti oggi il suo elettorato vota Giorgia Meloni: Sua Grazia Statalista e Populista. E abbaia contro la sinistra.

Se la qualità del discorso pubblico è “canina” la colpa è di Berlusconi: ora il Cavaliere è morto, ma i cani elettorali di destra e di sinistra, continuano ad abbaiare, gli uni contro gli altri.

Ecco cosa è stato Berlusconi per l’Italia: la distruzione totale del discorso pubblico. Che oggi è solo complottismo e rabbia. Tutti abbaiano.

Si dirà che la sinistra delle piazze televisive ha fatto la sua parte. Verissimo. Ma se non ci fosse stato Berlusconi, ora non ci sarebbe Giorgia Meloni al Governo. Altro che di Cavaliere ce n’era uno solo…
Uno è più che bastato.

Carlo Gambescia

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