Tre osservazioni.
La prima. Controffensiva o meno, abbiamo sotto gli occhi un teatro da Prima guerra mondiale. Da guerra di posizione: pochi metri, molti caduti.
La seconda. In Europa sembra più viva che mai l’impressione di aver fatto tutto il possibile. O meglio ci si sforza di credere che sia così. “Di più non si può fare”, si dice, “guai inviare un solo soldato”.
La terza. Di tutto questo sembra avvantaggiarsi la Russia. Meno l’ Occidente punta i riflettori sull’Ucraina, più in Russia si consolida l’idea di poter non pagare pegno. Di farla franca, insomma.
Potrebbe essere, per l’Occidente, la strategia giusta? Quella del disimpegno mediatico che prelude a quello politico? E quindi, di fatto, potremmo essere davanti a una resa prossima ventura alla prepotenza russa?
Non sappiamo, al momento, se vi sia un collegamento tra la diminuzione dell’interesse mediatico e gli sviluppi politici. Ma il quadro che si va delineando, al di là della dichiarazioni di Kiev, è quello della rassegnazione alla cessione di territori sovrani, conquistati con le armi da Mosca.
Si noti, come alle dichiarazioni di principio, ad esempio del presidente americano e dei vertici Ue e Nato, non sia seguita alcuna vera e propria svolta militare. Molta retorica sulla fornitura di armi all’Ucraina, ma, di fatto, niente invio di truppe. Perché, si badi bene, le guerre, tecnologiche o meno, si vincono solo con preponderanza di truppe sul campo. Il terreno va ricoperto tutto di soldati.
Cosa che l’Occidente, per lasciare una via d’uscita alla Russia (cioè per non umiliare Mosca con una sconfitta), ha rifiutato fin dall’inizio dell’invasione, rilanciando la storiella sul terrore atomico, che è servita solo alla Russia per mantenere ( e neppure tanto bene) una pseudo-supremazia sul campo. Reclutando mercenari e quarantenni. Possibile che in Occidente non si conoscesse l’impreparazione militare dei russi?
Di fatto, l’Occidente euro-americano – non si guardi alle dichiarazioni pubbliche – ha giocato su due piani: “aiutini” a Kiev, e “aiutone” a Mosca, rifiutando di far intervenire truppe della Nato.
Si chiama anche doppio gioco. E quel che più dispiace, anzi ferisce, da “stretta al cuore”, è l’amara sorte di quei ragazzi ucraini che muoiono per qualche metro, perché l’Occidente, si è preoccupato più della Russia che dell’Ucraina. Anzi per dirla tutta, si è occupato solo di se stesso. L’Occidente, liberalsocialista, vuole vivere in pace: lascia che si “svenino” gli altri.
Carlo Gambescia
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