venerdì 23 giugno 2023

La gabbia d’acciaio di Tim

 


Cari amici lettori,

Devo una spiegazione sul perché quest’ultimo mese non sono stato molto presente sui Social, anche perché nei prossimi giorni le cose potrebbero non cambiare.

Purtroppo sono ragioni estranee alla mia volontà, perché riguardano il collegamento Internet.

Sembra che un mese fa vi sia stato un grosso guasto nel centro storico di Roma, dove vivo. Purtroppo i tempi di intervento sembrano essere molto lunghi e le informazioni sullo stato dei lavori del vecchio (poi spiego perché) gestore a dir poco insufficienti. Da ultimo, proprio ieri, sotto il mio studio, durante alcuni lavori stradali, è stato tranciato un cavo in fibra. Ovviamente verrà sostituito. Ma con una tempistica di cui per ora non si sa nulla.

Da questa esperienza, grazie soprattutto all’amico Carlo Pompei, espertissimo in materia, ho tratto alcuni insegnamenti sul come ovviare “tecnicamente”, eccetera, eccetera. Per il futuro dovrò organizzarmi.

Quanto all’esperienza con Tim – il “vecchio” gestore – devo dire solo una cosa: ho provato su di me la famosa metafora weberiana sulla modernità come fenomeno burocratico, quindi devastante. Una “gabbia d’acciaio”. Si pensi, sul piano delle immagini, al famoso film chapliniano “Tempi moderni”. 

Tim – ma temo la metodica, per ragioni emulative, sia generale – ha creato intorno a sé una rete protettiva. Come?

Trasmettendo sempre le stesse informazioni. Dal call center, contattato, si avvisa l’utente che il sollecito verrà inoltrato ma, nei giorni successivi, la data sui tempi di intervento, che si può rilevare dalla pagina personalizzata, sempre dell’utente, viene differita di giorno in giorno. Senza dare alcuna informazione sul che cosa, sul come, sul perché. E a ogni sollecito, segue la stessa procedura. Insomma, vuoto assoluto.

Oltre al call center non esiste altra possibilità di contatto se non l’uso delle pagine Social (Facebook, eccetera), dove però l’assistente digitale rimanda sempre alla stessa pagina personalizzata, dopo aver chiesto, ogni volta all’utente gli stessi dati personali. E così via.

Un meccanismo reiterativo che crediamo abbia due scopi: a) depotenziare fino a nullificare le reazioni dell’utente, generando in lui un progressivo e avvilente senso di impotenza (la gabbia d’acciaio weberiana) b) rispettare, però solo in chiave formale, i protocolli contrattuali, privilegiando astutamente un’ informazione minima ma a norma di legge: per non dirla in chiave weberiana: “una presa per il culo”. Sicché, come detto, ho cambiato gestore.

Perciò cari amici lettori non so quando potrò riprendere a scrivere regolarmente. Mi auguro presto.

Un abbraccio,

Carlo Gambescia

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