Secondo Bompiani il Mussolini figlio del secolo di Antonio Scurati avrebbe venduto mezzo milione di copie. Anche il secondo volume (L’uomo della provvidenza) pare vada molto bene. In questi giorni è uscito il terzo (Gli ultimi giorni dell’Europa): nelle librerie Feltrinelli come si entra, si rischia di inciampare nelle pile. Seguirà, a completamente della tetralogia, un quarto, probabilmente il prossimo anno. In pratica in tre anni (2019-2022) Scurati ha sfornato tre libroni sul fascismo.
A Renzo De Felice per scrivere la sua biografia di Mussolini, otto corposi volumi, non bastò la seconda e ultima parte della sua vita. Nato nel 1929 morto nel 1996, lo “storico reatino”, come lo si definisce in alcune bandelle, fece uscire i suo libri tra il 1965 e il 1997 (l’ultimo postumo): trent’anni più o meno. E il numero delle copie vendute in totale da De Felice, forse – sottolineiamo forse – è sicuramente inferiore a quello delle copie vendute di Mussolini figlio del secolo, il primo della serie.
Il libro ( nel senso dei tre usciti) di Scurati è un romanzone storico, anche per ammissione dell’autore. Che però tutto soddisfatto – ecco il problema – si vanta di aver portato il Mussolini degli antifascisti al popolo. Di qui, crediamo di intuire, la sua fierezza di depositario della “verità su Mussolini” e di educatore antifascista delle masse.
Ovviamente, il fatto, ribadito da Scurati, che del fascismo nulla si possa salvare è innegabile. Però c’ è antifascismo e antifascismo. E qui nasce un problema. Sotto il romanzone si nasconde un’ interpretazione della storia d’Italia, che boccia non solo il fascismo, ma il Risorgimento, il liberalismo, e probabilmente – perché è giusto aspettare il quarto volume – quel che è venuto dopo. Diciamo che siamo davanti a un antifascismo totalitario quanto il fascismo stesso.
Per capirsi: Mussolini come l’altra faccia di una medaglia che vede da una parte appunto il duce e dall’altra il liberalismo. Si tratta della vecchia tesi, storiograficamente infondata, sposata però anche dai comunisti (quando si dice il caso), dei due volti della stessa medaglia capitalistico-borghese: liberalismo e fascismo come sottoprodotti del capitalismo. Per farla breve: Giolitti e Mussolini pari sono.
Sembra di assistere a un film di Virzì: post comunista dolente ma velenoso. Oppure se si preferisce, Scurati spiega al popolo una storia d’Italia sul genere romanzo criminale, in cui la Banda della Magliana Italia, vede Cavour, Crispi, Giolitti, Mussolini, tesi a dividersi il bottino dell’ultima rapina ai danni degli italiani.
Ovviamente, il sottofondo del romanzo, o se si preferisce il sottotesto (per parlare difficile), passa inosservato: il popolo che legge neppure si accorge della cosa, anche perché, in larghissima parte nulla sa della storia d’Italia, oppure condivide le idee di Scurati, e magari le trova anche fin troppo moderate.
Cosi vanno le cose.
Ça va sans dire, è in preparazione una serie televisiva.
Carlo Gambescia
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