La crisi britannica sembra non interessare nessuno. Anzi quei pochi addirittura ne godono… In realtà, Liz Truss ricorda quei generali romani d’adozione, come Flavio Stilicone, che tentarono fino all’ultimo di tenere in piedi l’Impero romano d’occidente.
Il senso dell’inutilità di riforme liberali (tenere in piedi l’Impero), come attraverso l’eroico taglio delle aliquote più elevate per favorire il reinvestimento privato e rilanciare l’economia, con effetti di miglioramento dall’alto verso il basso (trickle down), è ben raffigurato dalla reazione del Fondo Monetario Internazionale. Che ha subito dichiarato che “pacchetti fiscali ampi e non mirati potrebbero aumentare le disuguaglianze in Gran Bretagna” (*). Ma quando mai una banca, perché questo è il FMI, si è preoccupata della crescita della disuguaglianza?
Il socialismo, ormai, è cosa da banchieri. Sicché, dopo le dichiarazioni del Fondo, poco rassicuranti, si è riscatenata la speculazione contro la sterlina. Speculazione “buona”, si dice, perché porterà a più miti consigli Stilicone-Truss. Certo, non sia mai, speculazione contro le disuguaglianze… Quindi dalla parte dei lavoratori. Pardon, dei meno fortunati.
È vero che il taglio britannico, al momento, è finanziato a debito. Nel senso che si fonda su una scommessa, su un rischio, legato a un cavallo – le imprese – che una volta portato all’acqua, potrebbe anche rifiutarsi di bere.
Però si tratta di una politica alternativa al mix (suicida) tasse elevate-spesa pubblica, che alimenta solo un’inflazione, che viene pseudocurata con la crescita dei tassi, crescita che però porterà inevitabilmente alla stagnazione produttiva, senza per questo favorire la deflazione. Si chiama anche stag-flazione. Un meccanismo infernale che condurrà alla paralisi progressiva dell’economia, non solo britannica. Però questa è la ricetta attuale del Fondo Monetario Internazionale, nel senso – e non è solo una battuta – di “Internazionale” dei lavoratori.
Come Stilicone, la Truss è destinata alla sconfitta e con lei le politiche economiche liberali: ciò che resta di un passato, ormai lontano, di grandezze irrecuperabili. Due soli nomi: Ronald Reagan e Margaret Thatcher.
L’Occidente è malato grave di assistenzialismo, il Fondo Monetario Internazionale è più a sinistra del sindacato, i politici, pur di restare a galla, seguono la corrente. Il mondo postliberale, piano piano, anche per mimesi storica (si pensi alla strutturazione della Chiesa romana nel XIII secolo, sulla falsariga delle nascenti monarchie laiche), rischia di somigliare sempre più alla Russia di Putin e alla Cina di Xi Jinping.
Che tristezza. Comunque sia, onore a Stilicone-Truss, se cadrà, andrà giù con la spada sguainata.
Carlo Gambescia
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