mercoledì 11 marzo 2020

Storie di liberalismo e di amicizia...
La mia risposta a Teodoro Klitsche de la Grange

Caro Teodoro,
Grazie della tua gentile riposta (*). Come replicare?
Innanzitutto,  mi sembra surreale la tua difesa  non solo di Orbán ma addirittura della nuova Costituzione ungherese ( tranquillo, avevo già  letto a suo tempo l’ articolo che mi segnali), dove argomenti in punto di diritto.   

Non  usi quindi ( o comunque dolcifichi)   quel concetto, a te così caro,  di costituzione sostanziale,  concetto che però usi come una lama quando tratti ad esempio della Costituzione italiana, per indicare  il suo anacronismo  rispetto ai successivi schieramenti sociali.  Due pesi due misure.  Anche perché avresti dovuto ammettere che la Costituzione ungherese riflette l’involuzione sociale e politica dell’Ungheria. Di qui la tua sottolineatura,  autentico  salvataggio in corner (se mi permetti il termine),  dei   valori eterni - semplifico - incarnati da Santo Stefano.  Pertanto  alcune costituzioni “sostanziali” sono più uguali di altre?  Infine, sulla  retorica  sovranista e securitaria  di  Orbán, che di liberale, ribadisco,  non ha proprio nulla,  mi limito a rinviarti al suo intervento del  6 marzo scorso  in occasione della celebrazione dei cento anni della polizia ungherese (**).

Due altre cose.
Parli di “liberalismo forte”:  per me è un concetto vuoto, privo di valore epistemologico.  Forte rispetto a che cosa?  Dov’è  quella consapevolezza  dei  limiti cognitivi e decisionali che caratterizza il liberalismo, dal  momento che la forza  - per non parlare della violenza -  evoca proprio l’esatto contrario di ciò che  il liberalismo si propone di circoscrivere. Altra cosa invece  è un liberalismo politico, triste, archico, malinconicamente consapevole delle costanti o regolarità  della politica, tra le quali c’è l’uso ricorrente della forza nell’agone politico:  ma una cosa è la constatazione, un’altra la celebrazione ( e qui ti rinvio di nuovo al Grattacielo e il formichiere).   
Cosa voglio dire?  Che il termine “liberalismo forte”  va in quest’ultima direzione. Il che spiega  la tua simpatia per i sovranisti, che tutto sono meno che liberali...   Anche tu non lo sei? Ti risponderò  nella chiusa.  
Intanto per completare la mia argomentazione sul rapporto tra politica, forza e liberalismo,  non posso non ribadire che tra Cavour e Salvini, o se vuoi  tra   spirito di nazione e nazionalismo, tra Risorgimento e Lega,   tra il tronfio generale Radetzky e  il povero Ahmed che affoga nel Mediterraneo, c'è  una bella differenza.
Infine, quanto a  Gaetano Mosca,  Vittorio Emanuele Orlando e Santi Romano, il clan del siciliani,  ti ricordo che Mosca,  scrisse un piccolo aureo libro sulla mafia, assolutamente non indulgente, anzi il contrario,  ancora ristampato e commentato.   Mosca era un liberale triste,  archico. Orlando e Santi Romano, probabilmente, come dici tu,  liberali forti.
Come concludere? Evidentemente,  ognuno  ha i liberali che si merita.

Ti abbraccio,

Carlo 

P.S. Ho letto un commento al tuo post di una finezza intellettuale abbagliante.  Certo, come scrivere di Cesare se non si è vissuti al tempo di Cesare? Come scrivere di Mussolini, se non si vissuti sotto il Duce ? E così via...   Gli storici ringraziano.