domenica 16 febbraio 2020

Riflessioni
La solitudine del liberale europeista

Quando  ci  capita di difendere l’idea europea  la mente va subito, e tristemente, a certo establishment europeo,  soprattutto nella versione italiana.  Si pensi a un Sassoli  che non riceve Guaidò, perseguitato da  Maduro,  per esporsi, per carità giustamente, per lo studente egiziano, finito nella rete della polizia  del generale Abdel Fattah al-Sisi.
Per quale ragione? Semplificando,  perché  il Venezuela è di sinistra, l’Egitto di destra.  Sassoli, che  da  giovane  giornalista del “Popolo” democristiano  si schierò contro De Felice  nella campagna storiografica della sinistra contro lo storico liberale,  sembra essere  rimasto  fedele alle origini. Che tristezza.
E di Gualtieri, ne vogliamo parlare?  Storico di professione, per alcuni mediocre. Di economia non capisce nulla. Però, come parlamentare europeo era ben incistato dentro  il blocco socialdemocratico, conosceva gente, faceva cose. Sicché, nel Conte Bis,  è finito all’Economia, dove come certi avvocati non va in aula ma porta tanti buoni clienti allo studio. Che tristezza.
Insomma,  Sassoli e  Gualtieri,  due classici  esempi di quella rete  di connivenze  politiche a sinistra  nel mirino dei sovranisti.  Che a loro volta però sono  soltanto capaci di battere i piedi  come tanti bambini capricciosi.
Che resta allora  di liberale nell’idea europea?  Perché il punto è questo. A destra i sovranisti spingono per  cambiare tutto -  come ieri Salvini -  a sinistra gli eredi del catto-comunismo, prigionieri dei loro riflessi condizionati,   non vogliono invece cambiare nulla.

Il discorso si è insabbiato intorno al senso  delle istituzioni. La sinistra difende l’esistente, senza guardare al futuro,  la destra  invece vuole tornare indietro.  In realtà, quali sono i nervi di uno stato, storicamente parlando? Finanze e  forze armate, o detto altrimenti  economia e  guerra.  Sulle finanze europee, non c’è accordo tra destra e sinistra. Sulla guerra,  invece sì.  Sovranisti e  cattocomunisti non  sono forse pacifisti a oltranza?   Si dividono infatti solo sull’accoglienza. Di conseguenza, immigrati a parte, l’assenza di un politica estera comune, quella che decide le ragioni delle pace e della guerra, è purtroppo  gradita a destra e sinistra.  
Si lascino pure da parte le favole sovraniste  sulla mitica Europa delle Nazioni, dal momento che l’unica possibilità -  logica - è rappresentata dall’Europa come è dopo un processo di unificazione durato più di sessant’anni.  Una dinamica del contratto che ha prodotto, per vie di pace importanti istituzioni  politiche ed economiche.  Su questo la  sinistra  ha ragione.  Ciò che però  che  va evitato, come dicevano,  è la discussione sul  senso delle istituzioni.   Ci spieghiamo meglio.     
Il problema purtroppo è rappresentato dal fatto che le stesse forze che sono pro o contro l’ unificazione,  sono divise  su quel che invece dovrebbero condividere (buone  finanze) e unite su tutto il resto (il nullismo pacifista).  La sinistra, ripetiamo è schiacciata sul presente, la destra sul passato. Invece che alla logica  - ciò che l'Unione europea può essere in futuro per implicazioni storico-processuali  -    si guarda al  senso   passato (nazionalista) o presente (welfarista) delle sue istituzioni.  Insomma, l'esatto contrario di  una  logica storica  della libertà...

Sicché, chiunque sia liberale, liberale realista, archico insomma, si ritrova preso nel mezzo, si sente solo:  non ama la presbite destra sovranista, ma neppure la miope sinistra catto-comunista. Ama invece l’Europa e le sue istituzioni che affondano le radici nella logica storica - attenzione, non senso - della tradizione liberale, l’unica vera grande rivoluzione dei tempi moderni.   Un’ Europa, logica anche nei comportamenti,  che  può tornare grande,  solo   puntando razionalmente, dunque logicamente,  su buone finanze, il che significa bilanci in regola e tagli alle tasse, per attirare capitali da tutto il mondo,  nonché  su una politica estera, né di destra né di sinistra, ma europea, comune.  Ovviamente prudente,  che però  non abbia timore di usare la forza quando serve.   
L’ Europa vuole  tornare grande? Allora, dovrà  guardare alla logica e non al senso dell'unificazione.  
Certo, con Sassoli, Gualtieri e  Salvini,  la vediamo dura…

Carlo Gambescia