sabato 29 febbraio 2020

Elezioni suppletive Roma
Da Pasolini a Gualtieri e ritorno

Molti forse non sanno o ricordano,  ma domenica, qui a Roma, si vota, per una suppletiva.  Tra i sette candidati a deputato per il collegio Roma 1, non ce n'è  uno politicamente decente. 
La destra riunita presenta un tributarista già parlamentare di An e assessore con Alemanno.  Il Pd candida  il miracolatissimo Gualtieri, postcomunista, Ministro dell’Economia e prossimo deputato ( i sondaggi lo danno vincente con il quaranta per cento), tanto per non farsi mancare nulla. Seguono  una nullità  di Cinque Stelle radiocomandata dalla piattaforma Rousseau,  un panda comunista, un paneuropeista (chi scrive è semplicemente europeista), un tradizionalista cattolico  e una svitata politica  di estrema sinistra.
Candidati  non  votabili. Tutti.
Dicevamo di Gualtieri quasi sicuro vincitore della sfida. Insomma, probabilmente,  il più votato dalla sinistra  di  Roma centro. Già qui sentiamo  aleggiare  la solita accusa delle élite che hanno voltato le spalle  al popolo, eccetera, eccetera.  In realtà, bisogna  prima  intendersi sul significato della parola popolo.
Il popolo oggi non è più quello del Quarto Stato, di Pellizza da Volpedo, non è più quello del  proletario  militarizzato delle sezioni comuniste anni Cinquanta, e neppure quello nerboruto delle fabbriche dell’Autunno caldo  o quello prepotente della  università occupate,  già bocciato da Pasolini in quel di Valle Giulia…
Il popolo oggi vuole solo più stato e al tempo stesso pagare meno tasse. Vuole farsi i cazzi propri (pardon),  tenendosi però  ben stretta l’uscita di sicurezza welfarista. Si chiama individualismo protetto. E il partito dei Zingaretti e dei Gualtieri questo promette. Pertanto altro che élite che tradiscono il popolo…  Qui popolo e  élite vanno totalmente d’accordo:  il Partito democratico,  così com’ è dopo la serrata del Maggior Consiglio contro Renzi (che in parte si è serrato da solo e che alle suppletive non si è presentato per non prendere schiaffi...), grilleggia  o meglio populisteggia  ma con juicio. Tradotto: popolo + élite = spesa a pubblica a gogò.   E vissero tutti felici e contenti.

Pasolini, all’epoca assai critico verso la deriva consumista  e riformista del Pci, un’ anima bella aristocratica ma di estrazione borghese,   oggi voterebbe Gualtieri, il candidato welfarista, che mette d’accordo élite e  popolo ?  Non dimentichiamo che Pasolini fece i soldi, i soldi veri, con film che incontrarono il favore, come si diceva allora,  del pubblico più largo, perché pruriginosi come  Il  "Decameron" e "Le mille e una notte".  Con   "Salò"  addirittura anticipò il sadomaso...  In particolare  la prima pellicola  diede   il via  a un grosso filone boccaccesco  di film scollacciati  che fecero cassetta:  una sorta, allora,  di welfare del sesso a prezzi popolari.
Il senso di Pasolini per il denaro e il welfare?  E pure per Gualtieri?  Chissà.

Carlo Gambescia