venerdì 9 agosto 2019

Governo giallo-verde sull’orlo della crisi
Modesti consigli 
in caso di elezioni


Se si dovesse votare  come individuare il partito più pericoloso per l’Italia?  Insomma,  come scegliere la parte da cui stare?  
La democrazia, quando  va al  voto,   si basa  su scelte secche, non lascia tempo per le sfumature. Anche se in  realtà   la scienza  politica spiega  che in Parlamento ( sia per riguardo a tutti gli elettori, sia per una logica di integrazione funzionale),  si registra sempre, quando le democrazie rappresentative sono sane,  un convergenza, sostanziale al centro.  Dal momento che  i conflitti sui valori, non interni alla democrazia liberale,  rischiano sempre di distruggerla,  spianando la strada  alle  dittature. Di qui, la necessità di tenere fuori dalle aule parlamentari i conflitti di tipo sistemico.  E per il bene di tutti.
Diciamo allora che il voto dovrà andare  al  partito capace di  incarnare  questa idea di democrazia (o che  comunque  vi si avvicini).  Di conseguenza  va subito escluso un partito parafascista come la Lega. Sullo stesso piano va posto Fratelli d’Italia, partito neofascista. Forza Italia non ha alcuna linea precisa, quindi  risulta politicamente inaffidabile.
Quanto a Cinque Stelle, come intuibile, siamo davanti a una forza populista che  potrebbe addirittura  subire  involuzioni di tipo sudamericano.  Si pensi alle tesi pauperiste di un personaggio folcloristico da Repubblica delle Banane come Di Battista, argomentazioni che purtroppo hanno un certo seguito nell’universo pentastellato. E non solo.
Restano infine il Partito democratico e lo sparuto gruppo politico composto da liberali e radicali che nella Bonino ha il referente politico-mediatico.  Il partito di Zingaretti ha indubbiamente credenziali democratiche, come del resto  il raggruppamento capeggiato dalla Bonino, credenziali  che le altre forze politiche neppure sognano. E soprattutto,  sono tutti  rigorosamente dalla parte della modernità. 

Pertanto il voto di coloro che vogliono evitare di consegnare definitivamente l’Italia a parafascisti,  neofascisti e populisti  deve andare,  anche se  obtorto collo,  al Partito democratico. E in seconda battuta al gruppo liberale-radicale, magari per ragioni ideali, per chiunque creda - ci si conceda la lacrimuccia  -  negli antichi valori di libertà che risalgono al Risorgimento italiano.   
Per quale ragione  obtorto collo ? Perché   la politica economica del Partito democratico non  può non lasciare perplessi per l’accento sulla spesa pubblica a gogò, come del resto per  la   politica fiscale che spesso rasenta la rapacità.  Altrettanto indigesta la sindrome ecologista.  Sono invece  apprezzabili  l’europeismo  e la politica   migratoria, soprattutto nell'eccellente “versione” Minniti. 
Sui diritti civili, vecchi e nuovi  -  parliamo sempre del Pd  - sarebbe invece interessante ridurre il ruolo dello stato e favorire una delegificazione, lasciando ai singoli la  libertà di organizzarsi secondo tendenze e credo. Purtroppo, su quest’ultimo punto, la “motorizzazione del diritto” è nel Dna di una formazione politica “rinata” dalle ceneri della Democrazia cristiana e del Partito  comunista.
Insomma, nessuno è perfetto. E del resto  questo passa il convento. 
Carlo Gambescia

P.S.  Preghiamo  gentilmente i commentatori di evitare il “tanto non andremo a votare”.  O peggio ancora  "sono tutti uguali"...  La nostra analisi,  crediamo  abbia valore a prescindere. Lettore avvisato, mezzo salvato.