giovedì 29 agosto 2019

Conte alle nove e trenta al Quirinale per l’incarico
Non dire gatto se non 
ce l’ hai nel sacco



Come ricorda  il grande Trap(attoni) non dire gatto se non ce l’hai nel sacco.  Giuseppe Conte, ormai star di prima grandezza o quasi (secondo i soliti retroscenisti),  alle nove e trenta di oggi riceverà l’incarico per formare un governo che andrà da Cinque Stelle a LeU e Autonomie, passando ovviamente per il Partito Democratico.  
Ce la farà? Probabilmente sì, ma come dice il Trap, eccetera, eccetera.
Intanto, proviamo a mettere alcuni punti fermi.
Primo. Salvini, per ora è  finito nell’angolo. Ma non si è assolutamente trasformato nel cretino politico (di cui dicono i soliti retroscenisti). Salvini ha commesso un grave errore, quello di scatenare una crisi politica che gli si è ritorta contro, ma  resta  pericoloso, perché con la piazza se la cava molto meglio e di conseguenza  all’opposizione farà faville.   Del resto Mussolini, altro leader agitatore,  nel 1919, alla prima uscita elettorale prese  poche  migliaia di voti.  Dopo di che, pure lui fece faville.
Secondo. I principali problemi che il  nuovo governo giallo-rosso dovrà  affrontare sono nell’ordine: 1) il rilancio delle politiche di mercato; 2) la cancellazione delle brutali linee guida di Salvini nei riguardi degli immigrati;  3) il miglioramento dei rapporti con l’Europa.  
Il nuovo governo sarà  all’altezza? Probabilmente sugli immigrati e sull’Europa l’obiettivo è più semplice. Invece sull’economia  Pd e M5S  sembrano essere privi dei fondamentali. Inoltre il pericolo principale resta quello di un concorrenza al rialzo.  Insomma, a chi si mostri più interventista in economia  tra i  due  azionisti di maggioranza. Il che significa tasse, tasse, tasse…  
Terzo. Non confideremmo troppo sulle sole capacità manovriere di Conte.  Un Presidente del Consiglio che sarà pure come scrivono i soliti  retroscenisti  il nuovo Andreotti, ma che a differenza del “Divo Giulio” non ha rilevanti  truppe correntizie né dossier negli armadi.  Notiamo invece che negli ultimi giorni, Conte, da dichiarazioni e pose,  mostra di  credere  nel  fenomeno della reincarnazione politica.   Al suo posto non ci  illuderemmo troppo.  Salvini, nonostante tutto,  in meno di una settimana è passato dalle stelle alle stalle.  In politica serve la massa d'urto. Figurarsi perciò che  può accadere quando  manca.  Si pensi al destino di Prodi, altro profeta disarmato (per non parlare di Monti).  E Conte, oltre al sarto napoletano, che gli cuce i completi  che piacciono tanto a Trump,   non ne ha.  Almeno per il momento.
Certo l’Italia (per ora) si è liberata di Salvini, tuttavia,   ammesso pure  che Conte riesca a mettere il gatto PD  nel sacco,  la strada che il Paese  ha davanti a sé è lunga e tortuosa. 


Carlo Gambescia