lunedì 10 giugno 2019

La riflessione
L’egemonia del cretino


Il lettore non pensi a uno scherzo.  Oggi con parole semplici, forse fin troppo,  cercheremo di spiegare quel fenomeno che sembra caratterizzare  non solo il nostro tempo, ma l’intera storia umana...  Quello dell’egemonia  sociale  del cretino (*).  Il termine non è  sociologico,  e della cosa  ci scusiamo con gli addetti al lavori.  Sì, anche questo  è un segno dei tempi. Anche noi semplifichiamo. Del resto siamo o non siamo sul web?   


Il cretino sociale
Esiste un metodo sicuro per individuare il cretino. Quale? Di regola il cretino dice la prima cosa che gli passa per la testa. Insomma, non riflette prima di parlare. E poiché la maggioranza delle persone, a meno che non si tratti di questioni  di vita o di morte, strettamente private,  ripete, perché più semplice e veloce,  quel che ha sentito in giro, il cretino e le risposte facili  sono i due veicoli  che caratterizzano i livelli più bassi e più diffusi della comunicazione. 
Forse, esagerando, si potrebbe dire che le stupidaggini sono  una specie di   cemento sociale.  Che ovviamente, per diffondersi, in un gioco di azione-reazione emulativa, e così  tenere insieme la società,  hanno necessità di quei veicoli umani rappresentati dai cretini. Da chi ripeta a pappagallo. Senza pensare. 


Il cretino e la democrazia
La democrazia, fin dall’antichità, proprio per la sua necessità esistenziale  di parlare a tutti per formule facili (ad esempio una testa un voto, come se le teste fossero tutte uguali),  ha rappresentato il terreno di elezione del cretino.  Il cui ruolo è diventato sempre più importante a mano a mano che dalla democrazia classica, censitaria, si è  passati   alla democrazia di massa a suffragio universale.   
Per contro, la democrazia rappresentativa ha invece costituito una moderna barriera all’egemonia del cretino, introducendo gli strumenti della riflessione e della decisione dopo dibattito tra uomini preparati, sicuramente  istruiti  e addirittura colti.
Inoltre,  a complemento e  integrazione  delle istituzioni parlamentari,  la  stampa  ha rappresentato, per quanto in modo imperfetto, il  filtro  capace di evitare, sulla base di un’ alta  professionalità.   la circolazione delle idee più stupide, fissando una specie di agenda “della ragione”.


L’argine liberale
Per questi  aspetti (istituzioni rappresentative e stampa di opinione),  il liberalismo, da almeno un paio di   secoli costituisce  l'  eroico  tentativo, diremmo addirittura prometeico, di erigere un argine all’egemonia  del cretino.
Il liberalismo accetta (e promuove) la modernità, ma teme la democrazia di massa, terreno di elezione dei fascismi, del comunismi, dei populismi, degli ecologismi, di tutti quei movimenti che fanno delle risposte facili,  dunque cretine, la soluzione di ogni problema. Il cretino-capo, rispetto ai cretini-sottomessi è un grande semplificatore, che propone soluzioni definitive per ogni questione politica, economica, sociale: costruiamo il socialismo, bonifichiamo il pianeta, edifichiamo l'assoluta sovranità popolare, eccetera, eccetera.
L’esatto contrario del liberalismo che invece  conosce e apprezza  la complessità delle cose. E dunque della   riflessione per trovare il bandolo della matassa. Di conseguenza  il liberalismo non crede nelle grandi soluzioni, imposte dall’alto, ma nella capacità, dal basso,  di ogni società di trovarle da sole, grazie all’interazione tra individui  liberi di  perseguire  i propri  obiettivi.    


Il rifiuto delle scorciatoie
Sotto questo aspetto  la società liberale ha in sé  qualcosa di eroico e tragico al tempo stesso, perché, per un verso, si appella all’individuo, che rischia sempre di  restare vittima della sindrome da cretineria,  per l’altro, come giusto correttivo al cretino sociale,  privilegia il discorso pubblico tra aristocrazie politiche illuminate. Detto altrimenti: il liberalismo  rinuncia al cretinismo politico come forma di cemento sociale,  rifiuta le scorciatoie della democrazia di massa, confida nella mano invisibile degli interessi e nel correttivo delle istituzione rappresentative.           
Tutto ciò, come evidente,  pone il  liberalismo  in urto con una realtà sociale che tende a reggersi  su risposte semplificate e il più delle volte stupide.  Il che, ripetiamo, è al contempo  eroico e tragico. Anche perché talvolta il liberalismo, come idea, deve  fare i conti   con la triste realtà di   aristocrazie pseudo-liberali,  assolutamente non all’altezza  della situazione.    

L’egemonia  del cretino
Un’ulteriore accelerazione ai processi di semplificazione comunicativa è stata impressa dallo sviluppo di Internet  e delle  reti sociali,  dove l’egemonia  del cretino ha toccato e tocca  vette mai raggiunte prima. Con le disastrose  conseguenze politiche che sono sotto gli occhi, purtroppo, solo delle persone ragionevoli. Per tutti  gli altri  saremmo invece dinanzi al trionfo della democrazia.  Del cretino.                                                                                   

Carlo Gambescia 


(*) In chiave più  letteraria e di costume  rinviamo  al   profetico e gustoso saggio di Fruttero e Lucentini, La prevalenza del cretino,  Mondadori 1985. Ormai un classico.