Gentile donna
Mestizia,
in quest’ora
difficile per le nostre Forze Armate, baluardo della Nazione, facendo appello
al Suo patriottismo e al Suo senso dello Stato La prego di pubblicare il mio
comunicato urgente.
A nome ed insieme a
tutto il personale delle Forze Armate, ci stringiamo affettuosamente ai nostri
Fucilieri di Marina, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, ammirandone
l’esempio, il coraggio, la disciplina e il senso dello Stato. Sono consapevole
e condivido la loro sofferenza e soprattutto quella delle loro famiglie che da
noi non saranno mai abbandonate, oggi così come dopo la conclusione di questa
vicenda. Auspico che questa vicenda che sta sempre più assumendo i toni di una
farsa si concluda quanto prima e che i nostri Fucilieri, funzionari dello Stato
in servizio di stato, alla stessa stregua di tutti i militari che operano
all’estero con onore per la pace e stabilità internazionali siano al più presto
riconsegnati alla giurisdizione italiana. Il presente comunicato è partecipato
anche al Presidente del Cocer Interforze, Generale Perelli Cottarelli.
Firmato: il Capo di Stato Maggiore della
Difesa Ammiraglio Luigi Vispelli Tereselli.
Aggiungo a titolo
personale che, turbati e scossi nel profondo da questa vicenda, il Generale
Perelli Cottarelli ed io ci siamo consultati e, dopo matura riflessione, pur
consapevoli delle serie ripercussioni del nostro gesto, abbiamo concordemente e
irrevocabilmente deciso di rinunciare al dessert già inserito dalle nostre
rispettive signore nel menu del pranzo pasquale p.v., che da lunga pezza
avevamo stabilito di consumare insieme in località coperta da segreto militare.
La prego di segnalare ai Suoi lettori che il dessert in oggetto è una “pastiera
napoletana”, dolce tipico che richiede una elaboratissima preparazione, ad
approntare il quale le nostre Signore, con il valido ausilio dei nostri
attendenti, impiegheranno ore ed ore ed ore di indefesso lavoro: e che tanto il
Generale Perelli Cottarelli quanto io ne siamo, sin dall’infanzia, estremamente
ghiotti.
RingraziandoLa per l’ospitalità, La saluto
cordialmente. Viva l’Italia!
Amm. Luigi Vispelli
Tereselli
Signor Ammiraglio,
non potevo
attendermi di meno dalle tradizioni della nostra Marina e dal senso dell’onore
delle nostre FFAA. Il gesto Suo e del Generale Perelli Cottarelli, al quale La
prego di trasmettere questa mia, m’ha richiamato alla memoria il gesto compiuto
da un altro ufficiale di Marina, ormai settant’anni fa. In risposta alla Sua
preg.ma, riporto la lettera di quell’ufficiale, a testimonianza che i tempi
cambiano, l’onore no.
Mamma carissima,
quando riceverai
questa mia lettera saranno successi dei fatti gravissimi che ti addoloreranno
molto e di cui sarò il diretto responsabile.
Non pensare che io
abbia commesso quello che ho commesso in un momento di pazzia, senza pensare al
dolore che ti procuro.
Tu conosci cosa
succede ora in Italia e capisci come siamo stati indegnamente traditi e ci
troviamo ad aver commesso un gesto ignobile senza alcun risultato.
Da questa
constatazione me ne è venuta una profonda amarezza, un disgusto per chi ci
circonda e, quello che più conta, un profondo disprezzo per me stesso.
Da mesi, mamma,
rimugino su questi fatti e non riesco a trovare una via d'uscita, uno scopo
nella mia vita.
Da mesi penso ai
miei marinai del Tazzoli che sono onorevolmente in fondo al mare e penso che il
mio posto è con loro.
Spero, mamma, che mi
capirai e che anche nell'immenso dolore che ti darà la notizia della mia fine
ingloriosa, saprai capire la nobiltà dei motivi che mi hanno guidato.
Tu credi in Dio, ma
se c'è un Dio, non è possibile che non apprezzi i miei sentimenti che sono
sempre stati puri e la mia rivolta contro la bassezza dell'ora.
Per questo, mamma,
credo che ci rivedremo un giorno.
Abbraccia papà e le
sorelle e a te, Mamma, tutto il mio affetto profondo e immutato.
In questo momento mi
sento vicino a tutti voi e sono sicuro che non mi condannerete.
Carlo*
_________
(*) All’armistizio del 1943 il capitano di corvetta Carlo Fecia di Cossato, medaglia d’oro al V.M., per non violare il giuramento al Re aveva obbedito all'ordine di consegnare la flotta al nemico; e pur ripugnandogli l'idea del cambio di campo, al comando dell'Aliseo non aveva esitato ad attaccare l'alleato del giorno prima, per poi trovarsi a fronteggiare il governo Bonomi che rifiutava di giurare fedeltà al Re. Disobbedì all’ordine di uscire in mare. Fu messo agli arresti in fortezza, poi liberato e posto in congedo per tre mesi, nella speranza che mettesse la testa a partito. Non potendo raggiungere la famiglia al Nord, si trasferì a Napoli, ospite di un amico, rifiutando gli incarichi di comando che gli venivano offerti dagli Alleati. Invano tentò di avere un colloquio con il luogotenente del Regno Umberto di Savoia per spiegargli i motivi della sua insubordinazione. All'avvicinarsi della fine del congedo, il 21 agosto 1944 scrisse questa lettera testamento indirizzata alla madre e il 27 agosto si uccise a Napoli, sparandosi un colpo di pistola alla tempia.
(*) All’armistizio del 1943 il capitano di corvetta Carlo Fecia di Cossato, medaglia d’oro al V.M., per non violare il giuramento al Re aveva obbedito all'ordine di consegnare la flotta al nemico; e pur ripugnandogli l'idea del cambio di campo, al comando dell'Aliseo non aveva esitato ad attaccare l'alleato del giorno prima, per poi trovarsi a fronteggiare il governo Bonomi che rifiutava di giurare fedeltà al Re. Disobbedì all’ordine di uscire in mare. Fu messo agli arresti in fortezza, poi liberato e posto in congedo per tre mesi, nella speranza che mettesse la testa a partito. Non potendo raggiungere la famiglia al Nord, si trasferì a Napoli, ospite di un amico, rifiutando gli incarichi di comando che gli venivano offerti dagli Alleati. Invano tentò di avere un colloquio con il luogotenente del Regno Umberto di Savoia per spiegargli i motivi della sua insubordinazione. All'avvicinarsi della fine del congedo, il 21 agosto 1944 scrisse questa lettera testamento indirizzata alla madre e il 27 agosto si uccise a Napoli, sparandosi un colpo di pistola alla tempia.
Roberto Buffagni è
un autore teatrale. Il suo ultimo lavoro, attualmente in tournée, è Sorelle d’Italia – Avanspettacolo fondamentalista, musiche di Alessandro Nidi, regia di
Cristina Pezzoli, con Veronica Pivetti e Isa Danieli. Come si vede anche dal
titolo di questo spettacolo, ha un po’ la fissa del Risorgimento, dell’Italia…
insomma, dell’oggettistica vintage...
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