Angoscia e politica
Il tema della
gestione politica dell’angoscia sociale è discusso da
numerosi studiosi. Qui ricordiamo solo i nomi di Hannah Arendt, Franz Neumann,
Harold D. Lasswell, Sheldon S. Wolin, Ernst Nolte.
Qual è l’influenza
dell’ angoscia collettiva - quale timore diffuso di un
declassamento sociale - sulla decisione politica? Quali
sistemi politici sono meglio ( o peggio) attrezzati per contrastarla (o
favorirla)?
Come si vede sono
questioni di non facile soluzione, dal momento che non esistono sistemi
politici perfetti, né l’uomo ha mai mostrato di essere storicamente e
sociologicamente libero, come dire, da “turbe” psico-sociali. Infatti, per un
verso, la libertà è avvertita come un peso, perché implica
l’assunzione di un rischio per la sicurezza individuale che non tutti gli
uomini sono disposti a condividere; per l'altro, anche la mancanza
di libertà, pur in presenza di una condizione diffusa di
sicurezza sociale, non sempre viene tollerata da tutti.
L'uomo, insomma, è una specie di complicato volatile dalle ali
talvolta troppo pesanti.
Si tratta perciò
di un problema di massimo e di minimo: all’interno di un
sistema politico e sociale quanta libertà può essere tollerata? Quanta insicurezza
può essere accettata? Ciascuno risponderà secondo la propria visione ideologica
e istituzionale. Fatta salva, come alcuni sostengono, la pura
constatazione de facto che le società, per autoconservarsi,
oltre una certa soglia minima di libertà e sicurezza non
possono scendere. Diciamo che, ipoteticamente, da un lato abbiamo la
società-carcere dove tutti i cittadini sono schedati e controllati, dall’altro
la società-morente, dove cittadini, pur liberissimi, muoiono per inedia perché
incapaci di procurarsi liberamente le risorse necessarie al sostentamento
fisico. Mentre, nel mezzo, vanno collocate le
diverse esperienze storiche e sociologiche. Dalla cui conoscenza ci si potrebbe
fare un’idea di quanto anche le stesse idee di massimo e minimo
sociale e politico siano relative. E così valutare
con equanimità il proprio tempo. Purtroppo (ecco perché
abbiamo usato il condizionale), le cose vanno in modo
diverso: gli uomini reali al capire preferiscono il
credere. Di qui, al contempo, lo sviluppo dell' angoscia
collettiva e del tentativo politico di
contrastarla…
Carlo Gambescia
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