Per i politologi il
M5S è una vera manna. Per quale ragione? Perché
offre la possibilità di studiare in corpore vili il processo
di istituzionalizzazione, ossia il processo di
trasformazione di un movimento politico in
partito. Ovviamente. Grillo, nonostante la
"parlamentarizzazione" di Cinquestelle, continua
a negare perfino la possibilità di una
dinamica del genere ("Noi non diverremo mai un partito
come tutti gli altri, eccetera, eccetera"), mostrando così
un' ignoranza abissale nei riguardi dei processi
sociali. Dal momento che, "in natura sociale"
un movimento o si istituzionalizza, come sta accadendo anche
per Cinquestelle, o rischia di sparire. Tertium non datur. E
l'amico Teodoro nell'ottimo articolo di oggi ci spiega perché. Buona
lettura. (C.G.)
Chi di mouse ferisce, di mouse perisce
di Teodoro Klitsche
de la Grange
Tornando al
“Movimento 5 stelle” e alla sua natura sostanziale di partito politico, ci si
trova, data la modestia di documentazione (statuti; programmi; proclami) in
ovvia difficoltà: quello di Grillo è un partito (apparentemente) liquido, tutto
l’opposto dei partiti-milizia e/o d’apparato del XX secolo, uno dei quali
(quello comunista sovietico) fu da Stalin paragonato all’ “Ordine dei
portaspada”. Tuttavia qualche considerazione legata alla scarsa documentazione
specifica disponibile e alle notizie di stampa pare possibile farla, salvo
aggiustamenti all’esito d’informazioni più complete ed attendibili.
Il partito politico
democratico del XX secolo aveva due funzioni principali: quella di trasmettere
la domanda politica dalla base al vertice, facendo conoscere a questo
aspirazioni, bisogni, necessità della popolazione; e l’altra di partecipazione
all’attività politica sia “esterna” (al partito) come elezioni, referendum e
così via, sia interna (assemblee e comitati, nomina dei dirigenti, elezioni
degli organi, dibattiti). Ambedue queste funzioni principali hanno
(soprattutto) funzione integratrice, come già notato (vedi il nostro articolo
del 20/03/2013:http://carlogambesciametapolitics.blogspot.it/2013/03/nel-ringraziare-lamico-teodoro.html ). È chiaro che non esauriscono le
attività e i compiti del partito, ma ne sono le principali.
Dalla documentazione
disponibile del Movimento 5 Stelle è dato di capire che:
a) il Movimento 5
Stelle “va a costituire, nell’ambito del blog stesso, lo strumento di
consultazione per l’individuazione, selezione e scelta di quanti potranno
essere candidati a promuovere le campagne di sensibilizzazione sociale,
culturale e politica promossa da Beppe Grillo… organizzandosi e strutturandosi
attraverso la rete Internet cui viene riconosciuto un ruolo centrale nella fase
di adesione” (v. “non-statuto” art. 4); subito dopo vi si legge “Il Movimento 5
Stelle… vuole essere testimone della possibilità di realizzare un efficiente ed
efficace scambio di opinioni e confronto democratico al di fuori di legami
associativi e partitici e senza la mediazione di organismi direttivi o
rappresentativi, riconoscendo alla totalità degli utenti della Rete il ruolo di
governo ed indirizzo normalmente attribuito a pochi”. Ovviamente è ribadito che
non vuole essere un partito.
b) Quanto alla selezione
dei candidati all’art. 7 del “non-statuto” si legge che il Movimento
“costituirà il centro di raccolta delle candidature ed il veicolo di selezione
e scelta dei soggetti che saranno di volta in volta e per iscritto, autorizzati
all’uso del nome e del marchio nell’ambito della propria partecipazione a
ciascuna consultazione elettorale. Tali candidati saranno scelti fra i
cittadini italiani” . Non è indicata la cosa più importante: chi li sceglie? Il
potere è sempre personale dato che si concreta in una decisione umana, e
sarebbe interessante sapere a chi spetta. Né sono indicate le regole che il /i
“decisore/i” dovrà applicare. Infatti si legge: “Le regole relative al
procedimento di candidatura e designazione a consultazioni elettorali nazionali
o locali potranno essere meglio determinate (da chi?) in funzione della
tipologia di consultazione ed in ragione dell’esperienza che verrà maturata nel
tempo”.
c) Quello che è
chiaro sia nel “non-Statuto”, sia nello “Statuto” (da poco “scoperto” e
diffuso) è che la “partecipazione” alle scelte dell’ignoto decisore avverrebbe
tramite internet. È un fatto non solo espresso, ma anche rivendicato.
d) Non si parla di
organi, comitati, direttivi, assemblee, sezioni, ecc. ecc.
e) Infine è
chiarissimo che proprietario del simbolo-contrassegno del Movimento è Grillo
(che ne è l’unico titolare).
A questo punto e
tenuto conto di quanto sopra scritto occorre fare qualche considerazione:
1) Che internet sia
uno strumento di discussione (e mobilitazione) efficace è fuori dubbio: ma ogni
gruppo politico è costituito ed esistente non (solo) per discutere, ma ancor
più per decidere. E i due momenti sono essenziali (anzi ci si passi la
reminiscenza orwelliana, il secondo è più essenziale del primo). Onde tanto
discutere se non porta a una decisione è inutile; se invece porta ad una
decisione è una pura collaborazione a chi (?) decide, il quale poi lo farà, da
parte sua, non si sa se tenendo conto del numero delle teste, del peso delle
medesime, della qualità delle opinioni ecc. ecc.
2) La discussione
politica, che si svolga in un’assemblea popolare (l’ecclesia greca o i comizi
romani), in un organo legislativo (come i parlamenti degli stati moderni), o
anche in un’assemblea o un comitato di partito, e comunque presuppone la
presenza di una collettività adunata, la cui decisione si forma nella
discussione; ma, attraverso il web la presenza non si può avere e quindi è
carente l’elemento della pubblicità.Tenuto conto che le consultazioni via
internet si svolgono davanti al computer in casa propria o in ufficio privatim il loro “procedimento” ed esito
somiglia assai di più a un sondaggio d’opinione, raccolto caso per caso come
quello fatto dagli appositi istituti, che ad una discussione politica.
3) Ancor di più:
nella discussione politica chi discute decide anche. Questa stretta connessione
tra discussione e decisione è costantemente osservabile in ogni “luogo” di
decisione politica. Costituisce una curiosa eccezione che nella Costituzione
(napoleonica) dell’anno VIII, il potere legislativo fu affidato a due camere:
il Tribunato che discuteva i progetti di legge, senza deciderli; il Corpo
legislativo che decideva senza discutere. La stranezza di tale configurazione,
in particolare del Corpo Legislativo, indusse a dire ironicamente che Napoleone
aveva creato una camera muta. In effetti il tutto non era bizzarro e tantomeno
casuale: era appositamente voluto perché la Costituzione
riservava il reale potere di decisione al Primo console, cioè a Bonaparte al
quale una camera a poteri completi avrebbe creato ostacoli.
Smend e Duverger
sostengono che il potere organizzato nello stato (ma anche in altri tipi di
collettività) prevede norme e procedure aventi funzione integrativa. Ma queste
risulta che, nel M5Ssi riducano ad una sola; tutti possono “discutere” (cioè
servirsi privatim del computer), ma decide un
altro, cioè Grillo, il che provoca un’integrazione debole (meglio che
inesistente) . A fare un esempio la regola di maggioranza, è non solo una forma
di razionalizzazione della forza, ma per quanto qui interessa, ha una grande
capacità integrativa dato che “salda” la volontà del capo/i a quella del
seguito, attraverso la corrispondenza (e la misura) dell’una con altra.
Solo che la regola
maggioritaria nel “non-Statuto” (né, che si sappia, altrove) non è prescritta.
Quanto “costa” in termini di incidenza politica, di “prassi” efficace, di
capacità riformatrice e, soprattutto, di durata, non averla prevista?
In realtà, e per non
uscire dai limiti del presente articolo, Maurice Hauriou, che oltre ad acuto
giurista era anche sociologo, osservava che nello Stato ad ogni governo di
fatto (di durata breve) segue un governo di diritto , cioè
l’istituzionalizzazione, e che la ragione d’essere dell’esercizio del potere in
forma istituzionale è di garantire una lunga durata al “progetto” di esistenza
e governo della comunità (non foss’altro perché l’istituzione non muore).
Considerazioni che si applicano, con i dovuti cambiamenti, ad ogni gruppo
sociale duraturo. Per durare l’istituzionalizzazione, cioè in primo luogo la
previsione e regolamentazione di organi, competenze, rapporti di subordinazione
e coordinazione, regole, procedure, è indispensabile. Prima o poi (sempre nel
termine breve) anche il M5S si dovrà organizzare (nel senso cennato), se vuole
durare.
E se non lo fa?
Allora le conseguenze più probabili sono: o conquista il potere in poco tempo
(e con ciò, inevitabilmente si istituzionalizza). Ma, anche se il regime
politico italiano è debole e in avanzata decadenza, non è detto che ciò possa
avvenire, atteso anche il carattere “liquido” del M5S e i limiti d’efficacia
che ciò comporta, se i militanti non portano le spade ma smanettano con i mice.
L’altra è che, invece, si riveli un fuoco di paglia destinato ad essere
smembrato e sparire. Un “Uomo qualunque” nell’epoca di internet. Stiamo a
vedere.
Teodoro Klitsche de la Grange
Teodoro Klitsche de la Grange è avvocato,
giurista, direttore del trimestrale di cultura politica“Behemoth" (http://www.behemoth.it/ ).
Tra i suoi libri: Lo specchio infranto (1998), Il salto di Rodi (1999), Il Doppio Stato (2001), L'apologia della cattiveria (2003), L'inferno
dell'intellettuale (2007), Dove va lo Stato? (2009)
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