Non convince la tesi di Alan Rusbridger
L’informazione non è un “servizio
pubblico”
Quanto stiamo per dire è politicamente
scorretto, soprattutto sulla Rete, così persa dietro all’idea di un
giornalismo esclusivamente teso a
scoprire chissà quali complotti e verità insabbiate. Insomma, non convince l’idea del giornalismo come servizio pubblico. Facciamo però un passo indietro. Che cosa si intende
con questa espressione? Lasciamo parola al direttore di "The Guardian", Alan Rusbridger (nella foto),
giornale al quale si deve la diffusione delle prime informazioni fornite dalla talpa Edward Snowden: brillante
“operazione giornalistica” che si è conclusa con l’assegnazione del Premio Pulitzer al quotidiano britannico.
«La cosa che mi ha fatto piacere è stata che
il premio è stato assegnato per il servizio pubblico - spiega Rusbridger -,
riguardava qualcosa che andava oltre il giornalismo. Il servizio pubblico è
proprio quello che voleva Snowden: rivelare qualcosa che era ed è tuttora
invisibile alla maggior parte delle persone. Credo però che anche Obama e i
servizi segreti abbiano compreso che intrusioni nella vita privata di quella
portata possono essere realizzate solo con il consenso e un preventivo
dibattito».
Ora, cosa c’entra la
produzione e diffusione di notizie con la produzione e diffusione di beni
pubblici come ad esempio l’acqua e l’energia
elettrica? Anche l’informazione è un
bene pubblico? Nel senso di svelare
verità nascoste ai più, come afferma Rusbridger? Oppure, si tratta, più
crudamente di veicolare, di volta in
volta, idee politiche di parte, quindi
gradite a pochi per imporle a molti?
In questo mondo - almeno in
questo mondo - non esiste alcuna verità:
esistono solo opinioni differenti, sempre dettate da ragioni ideologiche. Anche chi scrive questo post ha le proprie opinioni. Ma nobilitarne una, usando termini altisonanti, come fa Rusbridger non è corretto, né sotto il profilo argomentativo, né sotto
quello morale. Perché si inganna la gente.
Insomma, l’idea di servizio pubblico - ammesso che sia
valida in sé, ma questa è un’altra storia… - sarebbe
meglio riservarla per altri
ambiti, meno ideologicamente manipolabili. Anche perché, per dirla con Karl Kraus, «i giornali hanno con la vita all’incirca
lo stesso rapporto che hanno le cartomanti con la metafisica».
Carlo Gambescia
Giusto. Bentornato e saluti, Daniele
RispondiEliminaGrazie!
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