martedì 8 aprile 2014

Berlusconi, Alfano & Co.
La crisi della destra



La politica si vendica sempre, non ammette fallimenti.  Segue la logica del pendolo. Qualche esempio?  Ne abbiamo uno sotto gli occhi:  Renzi sta portando avanti,  ovviamente con accorgimenti di sinistra,  tagli e riforme  che Berlusconi, da destra,   non ha mai avuto il coraggio di porre in atto,  nonostante le  diuturne  evocazioni  della  mitica rivoluzione liberale,  perfino ora dal Bunker di Arcore. 
Del resto quali erano le sue truppe? Ex democristiani di centro e destra,  ex neofascisti, ex socialisti craxiani… Un esercito di ex, molto  scombinato,  che, pur prendendo montagne di voti,   si è sempre  ben guardato dal  favorire  la  riforma  liberale  della  società italiana. E per varie  ragioni.  In particolare una, di fondo, ideologica:  per tradizione,  socialisti,  democristiani e fascisti (per non parlare della Lega, forza politica protestataria e  populista) non potevano avere  (e non hanno)  una visione liberale della politica. Di qui, una destra all’italiana che di fatto - al di là degli slogan berlusconiani  -   ha difeso lo Stato-Provvidenza , le imprese pubbliche e partecipate,  mantenuto elevate  le tasse, non riformato la Costituzione catto-socialista e il regionalismo partitocratico, subíto il sindacato  eccetera, eccetera.
Sicché, ora,  le riforme -  visto che in politica il vuoto (del fallimento) non esiste -    le sta facendo Renzi.  Di conseguenza,   la destra, scavalcata e profondamente divisa,  non sa più che pesci pigliare:  Berlusconi gira a vuoto, Alfano insegue con il fiato grosso Renzi,  gli ex aennini  giocano al Front National.  E così via.      
Ma, come ricorda il proverbio, colui che  è causa del suo male pianga se stesso. Dispiace per gli elettori, soprattutto quelli potenziali, probabilmente  liberali  senza saperlo…

Carlo Gambescia


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