Il pauperismo
di Papa Francesco
di Papa Francesco
Il futuro Papa Francesco, in
metropolitana
|
«Questo è il cuore del Vangelo, io sono credente in Dio e in
Gesù Cristo, per me il cuore del Vangelo è nei poveri. Ho sentito due mesi fa
che una persona ha detto: con questo parlare dei poveri, questo Papa è un
comunista! No questa è una bandiera del Vangelo, la povertà senza ideologia, i
poveri sono al centro del Vangelo di Gesù» (*) .
Cosa dire? Che di sicuro Papa Francesco sembra essere un
convinto pauperista. Del resto il
Santo Padre, per sua stessa
ammissione, taglia la
società in due precise classi: da un lato i poveri, dall’altro i ricchi. Il che
se non è comunismo è qualcosa che ne prepara il terreno, rischiando di
provocare gravi fraintendimenti
sociali e pericolose incomprensioni politiche.
Non siamo teologi, né aspiriamo ad
insegnare al Papa come fare il suo "mestiere", ci mancherebbe
altro... Tuttavia, la scelta pauperista - che, in quanto ideale
evangelico, ha sempre raccolto nella storia del cristianesimo un
certo seguito - indica due cose: che per un
verso il nemico è la povertà e che per l’altro
divengono nemici, addirittura della fede, coloro che ne
sarebbero la causa... Usiamo il condizionale perché l'economia moderna sostiene
(e prova) l'esatto contrario, dal momento che la ricchezza,
prodotta dal sistema capitalistico - quindi da individui dotati di
spirito imprenditoriale - sembra invece ricadere a cascata
su tutta la società. In sintesi, il pauperismo è una visione
arcaica che si ostina a ignorare l'importanza del moderno progresso
politico, economico e sociale insito nello sviluppo della società di mercato.
Tre riflessioni.
Le affermazioni di Papa Francesco
devono servire di lezione a tutti coloro che
negano il politico, quale incarnazione della costante amico-nemico:
la scelta del Papa di un nemico (la povertà e coloro che la provocano),
comprova la persistenza di una regola "metapolitica" (come ci piace
chiamarla), anche all’interno di una istituzione - la Chiesa - che invece,
secondo gli idealisti della politica, dovrebbe esserne indenne.
In secondo luogo,
l’indeterminatezza del concetto di pauperismo - come
del suo contrario, quello di plutocrazia - rende difficile fissare
una chiara linea di divisione tra chi ha e chi non ha,
soprattutto nelle nostre società di ceti medi, dove il
benessere, come valore e fatto, è largamente diffuso, condiviso,
ricercato.
Cosicché, in terzo luogo, è difficile che la povertà, soprattutto tra i nemici del capitalismo (in tutte le sue forme), una volta idealizzata, possa restare a lungo «senza ideologia»… Ciò, per contro, non significa che i poveri debbano essere cinicamente abbandonati al loro destino, né approvare l'impunibilità della ricchezza, quando esito di attività illegali e criminali.
Cosicché, in terzo luogo, è difficile che la povertà, soprattutto tra i nemici del capitalismo (in tutte le sue forme), una volta idealizzata, possa restare a lungo «senza ideologia»… Ciò, per contro, non significa che i poveri debbano essere cinicamente abbandonati al loro destino, né approvare l'impunibilità della ricchezza, quando esito di attività illegali e criminali.
Tuttavia, una cosa è asserire il dovere
etico di aiutare i poveri, un’altra designare tutti coloro
che non sono poveri come nemici politici, facendo di ogni erba un
fascio. E quel che è peggio, rischiando di favorire il gioco di una
terribile ideologia, il comunismo, che, come prova la storia del
Novecento, ha invece moltiplicato, nell’assoluta mancanza di libertà,
fame e miseria.
Papa Francesco vuole tutto
questo?
Carlo Gambescia
(*) Così Papa Francesco a un gruppo di giovani belgi di lingua fiamminga - http://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2014/04/04/-papa-domenica-allangelus-vangelo-tascabile-ai-fedeli_0bce9427-3d10-4f45-97ae-98829571cdd6.html) .
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