L’evasione di Filippo De Cristofaro
I rischi del diritto buonista
Ogni volta che in occasione di una licenza premio un
condannato, magari all’ergastolo, evade, come nel caso di Filippo De Cristofaro(*), si
comincia subito a discutere sulle ragioni della concessione a un pericoloso assassino di
bonus penali.
In realtà, se si vuole uscire dal chiacchiericcio
mediatico, va subito detto che assistiamo
al conflitto tra l’antichissima
legge del taglione, che non prevede sconti (anzi…) e il diritto penale moderno, intriso di
legalità e buone intenzioni. In qualche misura,
semplificando, si può scorgere, come in un laboratorio sociale, lo scontro fra
due mentalità socioculturali: da un lato
la società "cattivista", dall’altro le leggi "buoniste".
Cosa vogliamo dire? Che, se diamo
retta ai sondaggi d’opinione, la gente
comune chiede legge e ordine a ogni costo, senza farsi tanti problemi morali per la sorte dei colpevoli. Per contro, le leggi penali, opera della parte meno comune della
popolazione, quella più istruita e per così dire “illuminata”,
alla giusta necessità di un’ordinata convivenza sociale, affiancano il dovere morale di recuperare
socialmente il condannato, anche attraverso la licenza premio, strumento di reinserimento per eccellenza, almeno secondo i manuali di sociologia penale. Di qui però, lo
scontro tra i "buonisti" (pochi) e i "cattivisti" (molti).
Un conflitto favorito anche
da tre fattori o concause : a) la natura astratta e generale
del diritto moderno ( ad
esempio, le licenze premio, se si hanno
certi requisiti generali, spettano anche
a chi abbia commesso il più odioso dei delitti); b) la tendenza emulativa di giudici, magistrati, operatori sociali a
interpretare le leggi penali in
chiave permissiva, perché così impone la
retorica pubblica dell’ “uomo
illuminato”; c) le lentezze e i buchi operativi
di una burocrazia, che rappresenta l'imprescindibile braccio secolare, anche nell’ambito
dell’organizzazione giudiziaria, dello
stato moderno.
Che fare? Sulla burocrazia si potrebbe intervenire… Quanto al resto, come abbiamo visto, si tratta
di visioni e mentalità profondamente differenti. Insomma, di questioni molto profonde. Tuttavia, indietro non si può tornare,
scambiando la giustizia con la vendetta o peggio ancora con la faida. Di qui, la necessità di accettare, piaccia o
meno, i rischi del diritto
buonista. Che, è bene non dimenticarlo mai, si basa sul fondamentale principio dell’uguaglianza di tutti cittadini davanti alla legge. Uguaglianza (di trattamento) che
qualche volta può andare a favore di chi delinque.
Carlo Gambescia
Ben tornato dottore. Che tenacia.
RispondiEliminaCon i miei cari saluti.
Mario
Ben ritrovato!
RispondiEliminaNon so se sono cattivista o buonista ma mi piacerebbe sapere chi ha causato l'oscuramento momentaneo del suo blog.
Magari poi gli diamo la licenza premio. :-)
Un saluto.
Sergio
:-) Anche a me... Grazie!
RispondiElimina