venerdì 15 febbraio 2013

Intervista  "impossibile"  al filosofo Augusto Del Noce sulla rinuncia di  Papa Ratzinger 



Intervistato Del Noce




Maestro come sta?

Che domande, Illustre Dottore, come vuole che  vada   in Paradiso? Non potrebbe andar meglio. I luoghi rimembrano la “mia” campagna di Savigliano, dove  lo  spirito  si acquietava.  Ora, ho tanto tempo libero  per meditare… C’è una bellissima nuvoletta, proprio laggiù, dove trascorro le ore più belle. Ore, ma di quali ore parlo! Qui viviamo immersi nell’Eterno! Ed è un grande dono, mi creda. Ma a cosa debbo l’onore?

Non ha saputo?

Che cosa?

Della rinuncia di Papa Benedetto XVI.

Di che parla? Qui la Terra è lontana. Di regola, si vive nella contemplazione di Dio e,  noi  filosofi, anche in  quella della Verità...

Ma non  c'è identità  ? 

Certo, in Dio,  fede ragione si fondono. Grazie, per l'appunto, alla pace di questi luoghi.

Magnifico! Immagino,   che   interessantissime conversazioni  intratterrà  con i suoi pensatori  preferiti: Cartesio, Malebranche, Vico, Rosmini…

No, contrariamente a quanto si crede,  in Paradiso si è invisibili gli uni agli  altri.  Le anime beate si sfiorano senza mai vedersi.  Solo Dio può vederle, sia singolarmente, sia tutte insieme.  A proposito, Illustre Dottore, come ha ottenuto i permessi?

Conoscenze… Quindi, per tornare  in argomento, Maestro, lei non sa nulla di quel che avviene sulla Terra?

Si. E non mi dispiace. Da vivo bastava una telefonata o l’apprendimento di una notizia dai giornali per precipitare  in uno stato di prostrazione. Per non parlare di un mancato approccio personale o di un difetto di intesa…Giovanni Paolo  II  è  il  Papa  in carica,  cui spesso  va il mio pensiero e che, in vita, non ho mai potuto incontrare privatamente, malgrado i miei tentativi. E me ne rammarico.   

Maestro,  Papa Wojtyla è  mancato nel 2005!   

Quanto mi dispiace. Non sapevo... Quassù la vita contemplativa scorre solitaria nell'amore di Dio.

Il nome Ratzinger le dice nulla?

Perbacco! Lo ricordo per la sua tenacia. E poi che mente di prim’ordine! Guardi Illustre Dottore: se Giovanni Paolo II, e sia detto con la più elevata ammirazione, qualche volta poteva apparire oscillante tra una volontà di intransigenza e un’apertura a cui la realtà di fatto lo costringeva, il Cardinale Joseph Aloisius Ratzinger aveva la tempra del restauratore della fede. Il vero avversario di qualsiasi riduzione modernista della religione cristiana a funzione vitalizzante nell’opera di umanizzazione del mondo… Un combattente. Che carattere!

Ora,  Maestro, sono dispiaciuto io... Perché devo darle un gran brutta notizia.

Giusto, riferiva  della rinunzia di Giovanni  Paolo II... No. Ha pronunciato un altro nome...  Santi numi, parli, per piacere, una buona volta! Mi sembra di essere ritornato sulla Terra. E i miei fragili  nervi  cominciano a farsi sentire.

Per farla breve: scomparso Wojtyla,  assumendo il nome di Benedetto XVI…

Chi è stato eletto?

Il Cardinal Ratzinger... 

Ed è lui che ha rinunziato?

Sì.

E perché?  

Ha dichiarato di non avere più   forze sufficienti. Ergo…

Forze fisiche? Spirituali?

Per ora, non si è capito bene.

Non ho parole. Di fatto, il Papa è sceso dalla Croce…

Alcuni lo hanno scritto.

Santi numi! Pietro la Prima Pietra della Chiesa, non era forse più debole di Ratzinger, fisicamente e moralmente?   Cosa avrebbe dovuto fare Pietro? Soffocare il cristianesimo nella culla?  E che dire di un Pio VI imprigionato dalle truppe francesi ? E capace di resistere sino alla morte? E per giunta in esilio? E nonostante  le continue  prepotenze  frutto del volgare ateismo politico  dei suoi carcerieri?  A meno che...

A meno che....

Non si tratti di  un scelta prudenziale oppure ierocratica. E vi  sarebbe  una  bella differenza...


Quale? 

La prudenziale è  una scelta protettiva  nei riguardi di una Chiesa già abbondantemente divisa, per evitare una  complicata vacatio nel caso di una lunga malattia del Papa;  la ierocratica per porre  al servizio di Dio,  tutta la  forza di un  nuovo Papa, capace di incarnare  la Verità Cattolica.  A differenza del potere teocratico, ove  il potere spirituale della Chiesa è posto  al servizio del mero  potere temporale, sempre della Chiesa, nella visione ierocratica, come accennato, vale  il contrario, la forza è posta al servizio della Verità. Ma sono supposizioni.

E allora?

In realtà, e dispiace  dirlo.  Scorgo, o quantomeno credo di scorgere, nella scelta di Ratzinger un  sostrato etico. Che però, ritengo debba essere ricondotto sul piano di un’etica chiusa non solo al soprannaturale ma a qualsivoglia finalità metafisica.

La prego, cerchi di misurare  le parole, perché poi sulla Terra ci leggeranno.

Da quassù, tutto diventa relativo e piccolo piccolo. Che parlino pure i terrestri...

Diceva Maestro?

Vedo all’opera il pericoloso principio, così apprezzato da larga parte dei moderni, non tutti ovviamente, della “realizzazione di sé”, al quale, ad esempio, Celestino V, protagonista di altro grande rifiuto, era totalmente estraneo. La sua fu scelta, in certa misura, esemplare, di povertà. Se vuole, né teocratica, né ierocratica, né prudenziale, né individualistica.  Una scelta che dalla Chiesa si volgeva verso il mondo. Qui, invece, come credo di capire, si tratta del processo inverso, di un cambiamento di traiettoria:  è il mondo che si rivolge, compenetrandola, verso la Chiesa. E l’inglobante filosofico del processo è, per l’appunto, la realizzazione di sé…

Si può spiegare meglio?

Siamo dinanzi al pervertimento di una nozione morale fondamentale: quella di libertà. Nella fase profana dell’epoca della secolarizzazione il riconoscimento della libertà dell’altro, purché egli si conformi al “sii te stesso” si presenta come correlativo al disconoscimento dell’ordine universale. Un ordine, che per il cristiano, non può che essere quello divino, da cui deve atttingere, vivificandosi,  un'umanità, altrimenti dolente… Mentre, secondo l’etica  della città secolare,  e perciò priva di qualsiasi finalità metafisica o soprannaturale, se si vuole essere se stessi si deve rinunciare a Dio.

E allora? Come collegare questo fenomeno alla rinuncia di Benedetto XVI?

Stia molto attento. Sono morto nel 1989. Ora, i personaggi che sino a qualche decennio prima, non erano accettati nel mondo borghese all’antica, a poco a poco hanno guadagnato terreno.

E quali sono?

Lo speculatore, la cortigiana, l’omosessuale e il prete che fa sua la formula della realizzazione dell’uomo…

Pertanto Ratzinger, abdicando, avrebbe fatto sua questa formula…

Esatto, rinunziando ad essere Papa, e prescindendo dalle sue buone o cattive ragioni, Ratzinger ha realizzato se stesso come uomo, secondo quell’ etica profana del sé che vent’anni orsono era in pieno sviluppo. E che in seguito, evidentemente,  ha contagiato la Chiesa e perfino il Santo Padre. Diciamo che dal punto di vista filosofico, Papa Ratzinger, rinunziando, ha riconfermato, conducendola alle estreme conseguenze, quella particolare struttura significativa del cartesianesimo, rappresentata dalla dissociazione di vita spirituale da politica e storia. Vita spirituale, s’intende, poi intesa da una  certa linea di pensiero moderno  come pura realizzazione di se stessi.  Uno sfacelo.

Maestro mi perdoni la caduta di stile, ma desidero capire. Secondo il suo ragionamento: il Papa deve morire sulla Croce e non ai giardinetti come un pensionato qualunque.

Ciò che dice è irriguardoso ma esatto.  E di certo  la rinunzia di Ratzinger deve essere  stata  apprezzata dai celebranti della superideologia dell’umanesimo laico… O sbaglio?

Verissimo. I superlaici sono stati i primi a chiedere silenzio e rispetto per la “dolorosa scelta di un Papa malato, vulnerabile come tutti gli uomini”.

Rallegrandosi   in  cuor loro  per  l'  atto di debolezza del  Papa, finalmente uomo tra gli uomini. E quindi "se stesso".  Purtroppo, il Santo Padre  così facendo, ha ceduto filosoficamente  al nuovo totalitarismo: quello dell’essere se stessi a qualunque costo. Anche contro Dio.  Il che per un uomo di Fede e di Chiesa, come credevo fosse Ratzinger, è un errore imperdonabile.. Un atto nichilista  che avrà - spero ancora  di sbagliarmi -  conseguenze  nefaste.  Che  terribili  nuove, Illustre Dottore,  ha condotto con sé dalla Terra. 

Maestro mi accorgo che è molto provato… Forse è meglio che…


Sì, vada, vada pure. La strada è lunga. Solo un’ultima cosa. Il nichilismo di oggi non è più il nichilismo tragico di un   Nietzsche o, in parte, di un   Dostoevskij,  è   nichilismo, per così dire “accettato”, per certi aspetti gaio...  Dal momento che è  capace  di  presentare anche le scelte più tragiche come  semplici e naturali perché  giudicate   in sintonia con  l' umana debolezza, si badi,  non nei riguardi di Dio, ma della  struttura antropologica dell'uomo;  debolezza, che quindi  non è    frutto  del Peccato Originale e che, nonostante ciò,  viene  eletta a valore dirimente ed essenziale.  Verso la quale si  deve essere comprensivi e  tolleranti perché "gli uomini sono fatti così".   Cosicché,  la natura dell'uomo corrotta dal Peccato,  viene  apprezzata ed elevata a  valore.  La celebrazione di chi erra, anche come errante - nel senso di colui che  procede senza  una meta precisa -  è un triste segno dei tempi. In fondo provo pietà per l’errore di  un Papa, probabilmente nichilista gaio  senza neppure saperlo. Pregherò per lui.

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