martedì 19 febbraio 2013

I pericoli  della  corruzione-romanzo



Quando si parla di corruzione bisogna distinguere tra  corruzione-reale, corruzione-romanzo e  corruzione ad uso interno e internazionale.
I dati empirici sulla corruzione-reale variano nazionalmente, ma il dato  di fondo è  uno solo: che le democrazie liberali  sono meno corrotte delle dittature. Perché la magistratura è indipendente, ci sono maggiori controlli, la stampa indaga, eccetera, eccetera.
È una verità persino  banale,  eppure, sul piano della corruzione-romanzo, (quel che si scrive su di essa), si  veicola tra i cittadini   l'idea  opposta ,  ossia che le più corrotte siano invece le nostre  democrazie.  Per quale ragione? Perché il romanzo sulla corruzione è utilissimo per combattere avversari politici, costruire carriere e alimentare, anche per vie indirette,  la cultura antidemocratica e antiliberale.  Ovviamente, quanto appena detto, non implica da parte nostra alcun sostegno morale a corruttori e corrotti. In realtà, l’obiettivo da perseguire resta  quello di lottare contro i disonesti, senza però far sì che i cittadini finiscano per rifiutare la democrazia   come   fonte inquinata di ogni corruzione. E magari in nome di una qualche idea  demagogica irrealizzabile e pericolosa,  pronta a tradursi in dittatura.
Quanto alla corruzione internazionale si può dire che sia antica quanto il mondo. I “doni” (oggi “tangenti”) servivano e servono per comprare il nemico, guadagnare alleati e fare buoni affari. A differenza della corruzione “ interna”, quella “ esterna”,  non  viene  praticata  solo  a uso e consumo dei corruttori, bensì anche a vantaggio degli interessi nazionali. Naturalmente,  parliamo della corruzione in uscita e non di quella in entrata. Dove, di regola, ad avvantaggiarsi non sono mai padroni di casa.

Concludendo, corruttori e corrotti esisteranno sempre. Per farla breve: la corruzione va contrastata in termini di etica dei mezzi e non dei principi. Insomma, va combattuta, ma non in modo autolesionistico. Occorrono, sul piano interno, senso della misura, per capire fin dove ci si può spingere senza mettere in pericolo la democrazia ( che sarà sempre meno corrotta di una dittatura), e su quello esterno, assoluta e realistica consapevolezza degli interessi economici nazionali. 
Carlo Gambescia

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