I pericoli
della corruzione-romanzo
Quando si parla di
corruzione bisogna distinguere tra corruzione-reale, corruzione-romanzo
e corruzione ad uso interno e internazionale.
I dati empirici
sulla corruzione-reale variano nazionalmente, ma il dato di
fondo è uno solo: che le democrazie liberali sono meno
corrotte delle dittature. Perché la magistratura è indipendente, ci sono
maggiori controlli, la stampa indaga, eccetera, eccetera.
È una verità persino
banale, eppure, sul piano della corruzione-romanzo, (quel che si
scrive su di essa), si veicola tra i cittadini
l'idea opposta , ossia che le più corrotte siano invece
le nostre democrazie. Per quale ragione? Perché il romanzo sulla
corruzione è utilissimo per combattere avversari politici, costruire carriere e
alimentare, anche per vie indirette, la cultura antidemocratica
e antiliberale. Ovviamente, quanto appena detto, non implica da parte
nostra alcun sostegno morale a corruttori e corrotti. In realtà, l’obiettivo da
perseguire resta quello di lottare contro i disonesti, senza però
far sì che i cittadini finiscano per rifiutare la
democrazia come fonte inquinata di ogni
corruzione. E magari in nome di una qualche idea demagogica
irrealizzabile e pericolosa, pronta a tradursi in dittatura.
Quanto alla
corruzione internazionale si può dire che sia antica quanto il mondo. I “doni”
(oggi “tangenti”) servivano e servono per comprare il nemico, guadagnare
alleati e fare buoni affari. A differenza della corruzione “ interna”, quella “
esterna”, non viene praticata solo a uso e
consumo dei corruttori, bensì anche a vantaggio degli interessi nazionali.
Naturalmente, parliamo della corruzione in uscita e non di quella in
entrata. Dove, di regola, ad avvantaggiarsi non sono mai padroni di
casa.
Concludendo,
corruttori e corrotti esisteranno sempre. Per farla breve: la corruzione va
contrastata in termini di etica dei mezzi e non dei principi. Insomma, va
combattuta, ma non in modo autolesionistico. Occorrono, sul piano interno,
senso della misura, per capire fin dove ci si può spingere senza mettere in
pericolo la democrazia ( che sarà sempre meno corrotta di una dittatura), e su
quello esterno, assoluta e realistica consapevolezza degli interessi
economici nazionali.
Carlo Gambescia
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