Il libro
della settimana: Dizionario del Liberalismo italiano, Tomo I, Rubbettino
Editore 2011, pp. 1063, Euro 45,00.
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Sul liberalismo "virtuale" di Silvio Berlusconi si è tanto
ironizzato, inutile perciò infierire. Ma il suo successore, Mario Monti, è
liberale? Mah… In qualche misura il Presidente del Consiglio ricorda Quintino
Sella, altro professore, ma di cristallografia, prestato alla politica.
Tuttavia l’ingegnere, oltre che rigorosissimo Ministro delle Finanze, fu
ardente patriota e sincero fautore di "Roma Capitale del Regno"…
Monti, a parte i poco patriottici inseguimenti della coppia (diabolica)
Sarkò-Merkel, alla città di Roma ha negato le Olimpiadi. La Destra Storica al
completo, Quintino Sella incluso, si sarà rivoltata nella tomba…
Battute (cattive) a parte, d’ora in avanti chiunque si senta poco preparato in
argomento, potrà ricorrere al Dizionario del Liberalismo italiano. Opera di
larghissimo respiro che si preannuncia in due volumi, di cui è subito
disponibile il primo (Rubbettino Editore 2011, pp. 1063, euro 45,00). E che può
vantare un Comitato promotore di tutto rispetto, composto da studiosi del
calibro di Giampietro Berti, Dino Cofrancesco, Luigi Compagna, Raimondo
Cubeddu, Elio D’Auria, Eugenio Di Rienzo. Francesco Forte, Tommaso Edoardo
Frosini, Fabio Grassi Orsini, Giovanni Orsina, Roberto Pertici. Comitato, cui
lasciamo immediatamente la parola, citando dall'Introduzione: «Per quanto
riguarda i contenuti si è pensato di organizzare il primo volume in lemmi
teorici e di ricostruzione storica, mentre un secondo volume sarà dedicato alle
voci biografiche, corredato da apparati statistici e cronologie istituzionali
(…). Si è ritenuto di adottare il 1815 (anche se non rigidamente) come termine
iniziale (…) e di fissare il termine ad quem agli anni Novanta del secolo
scorso (…). Nelle intenzioni dei coordinatori (…) l’obiettivo prefissato è
stato quello di fare un “inventario critico” del liberalismo italiano, non
certo per difenderne pedissequamente la tradizione o per sostenerne
acriticamente l’originalità, quanto per documentarne appunto la “specificità”
derivante da una particolare esperienza storica che ha avuto le sue luci e le
sue ombre, ma la cui positività è fuori discussione. Più che puntare su di una
definizione di liberalismo c’è da domandarsi quali siano stati i temi
caratterizzanti il liberalismo italiano: quale in definitiva, è stato il ruolo
del liberalismo nella storia d’Italia, nelle cultura, nel pensiero filosofico,
in quello economico e giuridico, nell’organizzazione dello stato e nelle
politica estera. Ed è a queste questioni che hanno l’ambizione di rispondere le
voci del Dizionario. Si deve anche osservare che più che di liberalismo si
dovrebbe parlare di “liberalismi” vista la varietà di posizioni e
interpretazioni date al liberalismo in Italia» (pp. 6, 7, 10).
Citazione lunga, forse troppo, ma necessaria. E per due semplici ragioni. La
prima, è che condividiamo in toto l'impostazione: guai parlare di liberalismo!
Esistono, infatti, solo i liberalismi: politico, economico, sociale (e
socialista), costituzionale, religioso e morale. E non si tratta della
deteriore ricaduta italiana di un liberalismo altrove organico e compatto. Il
problema è universale: il liberalismo, storicamente parlando, è plurimo o non è
affatto. La seconda cosa, è che lo svolgimento del Dizionario riflette e
conferma le scelte introduttive. Insomma, mantiene le promesse. L’ampiezza
degli argomenti trattati e la complessità delle questioni proposte e delineate
è sorprendente. Lascia senza fiato. Non siamo davanti alla solita opera
ideologicamente compatta (come tanti altri dizionari degli "ismi
politici"), dove dietro ogni voce si sente la mano del revisore
"politico", attento all’ortodossia, bensì a una vera e propria “opera
aperta”. Che riflette - ecco il punto - un pensiero politico
"aperto". A titolo di prova, si leggano uno dopo l'altro i lemmi
dedicati a Concorrenza (Alberto Mingardi), Liberismo ( Antonio Martino e Nicola
Iannello), Diritto del Mercato (Natalino Irti), Umanesimo Liberale (Antonio
Zanfarino, per scoprire come nell'antropologia liberale ci sia spazio per
tutti: dai difensori del mercato a quelli delle leggi, dei gruppi sociali e
della persona. Ma non finisce qui. Vanno ricordate, tra le tante (in totale 171
lemmi, bibliograficamente corredati, se non abbiamo contato male...), alcune
voci, particolarmente ghiotte: America (Giorgio Rebuffa), Azionismo (Dino
Cofrancesco) Bonapartismo (Eugenio Di Rienzo), Francia (Carlo Lottieri),
Filosofia politica (Raimondo Cubeddu), Liberalnazionalismo (Eugenio Di Rienzo),
Metodo liberale ( Maurizio Serio), Ordine politico liberale (Angelo
Panebianco), Politica economica (Francesco Forte). Eccellente, e a tratti doverosamente
impietosa nei giudizi, la sintesi storica dedicata al Partito Liberale, cui
sono dedicate quattro voci ( a cura di Fabio Grassi Orsini, Gerardo Nicolosi,
Giovanni Orsina, Franco Chiarenza).
Molto buone anche le voci istituzionali, fondamentali in un'opera del genere,
come ad esempio Costituzionalismo ( a cura di Giorgio Rebuffa, Maria Sofia
Corciulo, Francesco Benini) o inerenti a particolari istituzioni, come quella
dedicata alla Magistratura (Niccolò Zanon).
Va notato, e questo è uno dei meriti dell’opera, che nella redazione di tutte
le voci, e in particolare anche di quelle apparentemente periferiche, come ad
esempio Avvocati (Antonella Meniconi), Beni Culturali (Roberto Balzani),
Musicisti (Antonio Rostagno), Salotti ( Maria Luisa Betri), non si perde mai di
vista il legame tra questione e tradizione liberale in tutte le sue varie
articolazioni. Ciò significa che alla salutare assenza, come dicevamo, di un
controllo ideologico, si è accompagnato un intelligente e meritorio lavoro di
coordinamento redazionale.
Concludiamo, con un piccola critica. All’inizio accennavamo a Quintino Sella…
Bene, anzi male, perché nel Dizionario manca una voce dedicata alla “Destra
Storica”. È vero, che l’argomento è trattato in altre voci, come ad esempio
Partito e sistemi di partito (Fabio Grassi Orsini); Politica economica
(Francesco Forte), Bilancio Pubblico (Clemente Forte) e in altre ancora, ma
incidentalmente. Come mai ? Forse perché... "Destra"? E quindi
sinonimo di forza conservatrice e non liberale? In realtà, alla Destra Storica,
come scriveva De Ruggiero, «ogni risoluta azione conservatrice era impedita
dalle sue stesse origini rivoluzionarie, dalla sua politica religiosa, dal
sentimento liberale dei suoi esponenti migliori, che vietava loro di opporsi ad
ogni estensione della cittadinanza politica» (Storia del liberalismo europeo.
Feltrinelli 1962, p. 329).
Insomma, ci piacerebbe capire le ragioni di un'esclusione. Tra l'altro, e
dispiace ricordarlo, ma il primo volume de Il mondo Contemporaneo-Storia d’Italia,
collezione arciprogressista curata dalla triade Levi, Levra, Tranfaglia, uscita
fra gli anni Settanta e Ottanta del Novecento - "anni di piombo"
anche per la cultura liberale - ospitò un ottimo lemma in argomento, scritto da
Narciso Nada, storico molto equilibrato. Cosa dire? Che lo spocchioso mondo
azionista, a distanza di anni, continua a impartire lezioni anche di
completezza? Comunque sia, il valore del Dizionario resta elevato e
indiscutibile. Quanto alla "voce" Destra Storica, per ora ha perso
solo l' "appuntamento" con il Tomo I. In fondo, per rimediare, resta
sempre il Tomo II...
Carlo Gambescia
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