martedì 11 marzo 2008

Candidature pidielline

Perché Giuseppe Ciarrapico sì, 
Giano Accame no? 




E’ mai esistito in Italia un neofascismo come “corpo unico”, politicamente parlando? No. Alcuni studiosi hanno sostenuto l’inevitabilità di un “pluriverso” fascista, come necessario prodotto delle differenti e molteplici anime del fascismo storico, tenute insieme da Benito Mussolini.
In realtà, nel dopoguerra - e siamo consapevoli di semplificare - il neofascismo politico-intellettuale ha ruotato intorno a due grandi filoni: quello del fascismo-regime e quello del fascismo-rivoluzione. Tra i primi vi erano gli ammiratori del fascismo del (grandi) opere”; tra i secondi gli entusiasti seguaci del fascismo delle (grandi) parole d’ordine rivoluzionarie.
I primi, in larga parte, sparirono dopo l’Otto Settembre, per riaffacciarsi nel dopoguerra in altri schieramenti o nello stesso Movimento Sociale dopo un periodo di purgatorio; i secondi scelsero invece di combattere e morire a Salò in nome del socialismo nazionale. Nel dopoguerra, i due schieramenti recepiranno selettivamente, della figura “carismatica” di Mussolini, solo quegli aspetti (del "pensiero" e delle "opere"), più in sintonia con una nuova identità esistenziale: quella di essere "fascisti senza Mussolini", per dirla con il bravissmo Giuseppe Parlato. Per i primi, ad esempio, lo stato corporativo resterà un glorioso punto d’arrivo, mentre per i secondi, la socializzazione rimarrà, un obiettivo, purtroppo, mancato.
Ora, Giuseppe Ciarrapico appartiene indubbiamente alla cultura del fascismo-regime. I suoi rimpianti sembrano essere tutti per lo stereotipo dei treni che con Lui giungevano sempre in orario. Una posizione, tutto sommato innocua, e perciò gradita a Berlusconi. Anche perché si tratta di quell’atteggiamento del “mugugno”, in buona sintonia, con certa base elettorale moderato-borbottona, con viva nostalgia per le "opere" del regime fascista. Un elettore che prima votava Movimento Sociale, dopo Alleanza Nazionale, e che ora si appresta a scegliere il bicefalo Partito della Libertà. Perciò Ciarrapico rappresenta una linea di continuità elettorale (e di consenso), passando per il Movimento Sociale e Alleanza Nazionale, con il fascismo-regime. Però, in questo modo, si continua a coccolare un elettore, che pur essendo di destra, coltiva simpatie autoritarie e in fondo poco democratiche. Il che è un male per l’evoluzione politica, o ricomposizione democratica, della destra conservatrice italiana.
Ben diversa è la sorte degli intellettuali, pochi in verità, che continuano a muoversi nell’alveo del fascismo-rivoluzione, ai quali Fini - e qui basta dare una scorsa alle liste - si è ben guardato dall' offrire un seggio parlamentare. E a maggior ragione neppure Berlusconi… Si pensi qui alla sorte di un prestigioso intellettuale come Giano Accame: più anziano di Ciarrapico, ma da sempre, e con l’intelligenza dello storico, sulle posizioni del fascismo rivoluzionario, quello “immenso e rosso”, per citare il titolo di un suo libro… Accame rappresenta, probabilmente anche per ragioni anagrafiche, ma soprattutto per la sua grandissima cultura storica, politica ed economica, l’ultimo vero legame con quel fascismo rivoluzionario, che tentò, certo a suo modo, di cambiare il mondo, scatenando una titanica guerra del “sangue contro l’oro”.
Un Giano Accame, ipoteticamente candidato al Senato per il Partito della Libertà, avrebbe stonato con le politiche neo-liberiste e finto-solidariste condivise da Belusconi e Fini… Inoltre, e per dirla tutta, l’elegante autore di Una storia della Repubblica (Rizzoli) e di Ezra Pound economista (Settimo Sigillo), non è neppure, diremmo quasi per disposizione naturale, in sintonia con quella fetta di elettorato moderato che legge Libero e il Giornale e che spesso guarda nostalgicamente al fascismo-regime. E che si appresta a votare in massa per il Partito della Libertà.
In conclusione, perché stupirsi se Berlusconi ha cooptato Giuseppe Ciarrapico mentre Fini si è ben guardato dal candidare un intellettuale scomodo come Giano Accame? Ciarrapico è in perfetta sintonia con il moderatismo qualunquista del Partito della Libertà, mentre Giano Accame non lo era, non lo è, e neppure mai lo sarà.
Tra i due fascismi - perché così hanno ragionato Berlusconi e Fini - è sempre preferibile quello più malleabile dei “treni in orario”. E poi può portare voti. ..
E - dimenticavamo - la nascita di una destra democratica? Per ora, non è in agenda... P.S. Giano Accame, dal momento che lo conosciamo bene, di sicuro non avrebbe accettato la candidatura. Ma questa è un'altra storia.

Carlo Gambescia

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