L'allargamento dell'aeroporto militare Nato Tommaso Dal Molin di Vicenza
I pasticci di Prodi
La questione dell’allargamento della base militare Usa di Vicenza
non è solo un problema di filo o antiamericanismo. Ma di dignità nazionale, di
rispetto per i cittadini di Vicenza: tutti; sia quelli che vogliono l'
"allargamento", sia quelli che non lo vogliono. Mentre la sua
gestione, dimostra, ancora una volta, le pessime capacità politiche di Prodi.
Ci spieghiamo meglio.
In primo luogo, va chiarito che si poteva e si può essere contro il progetto americano - e chi scrive non è assolutamente d’accordo - senza per questo mettere in discussione l’ ”alleanza strategica” con gli Usa. Berlusconi dette il suo consenso all’ampliamento della base, non perché obbligato dalle clausole di un trattato, ma per pure ragioni (diciamo così) di “amicizia” verso gli Stati Uniti.
In secondo luogo, il tiro è stato alzato, proprio dagli Usa, che ai primi tentennamenti del governo di centrosinistra hanno minacciato di andarsene. Ora, chi minaccia si comporta da amico? No. Allora, un vero governo indipendente, pur rispettando le scelte strategiche di lungo periodo, avrebbe dovuto fare "retromarcia", e rifiutare agli statunitensi il permesso di ampliare la base, perché venute meno se non le ragioni dell’ “amicizia”, sicuramente quelle della cortesia tra alleati.
In terzo luogo, proprio perché si trattava di una questione locale - e ripetiamo non nazionale e internazionale, in quanto non legata a precise clausole di un particolare trattato - si doveva rimettere subito la cosa alle autorità locali, e in particolare ai cittadini di Vicenza, invitandoli a esprimersi attraverso un referendum consultivo. Ora, che Berlusconi, abbia a suo tempo ignorato questa necessità, non ha bisogno di commenti. Ma che pure Prodi non l’abbia tenuta in alcuna considerazione è, a dir poco, strano: si può, benissimo, evitare di favorire un alleato (diciamo così) “scortese” rimanendo comunque alleati…
Perciò ricondurre il problema nell'alveo della polemica tra americanisti e antiamericanisti, pur non essendo del tutto sbagliato, può risultare fuorviante, perché non consente di capire un fatto fondamentale. Quale?
In primo luogo, va chiarito che si poteva e si può essere contro il progetto americano - e chi scrive non è assolutamente d’accordo - senza per questo mettere in discussione l’ ”alleanza strategica” con gli Usa. Berlusconi dette il suo consenso all’ampliamento della base, non perché obbligato dalle clausole di un trattato, ma per pure ragioni (diciamo così) di “amicizia” verso gli Stati Uniti.
In secondo luogo, il tiro è stato alzato, proprio dagli Usa, che ai primi tentennamenti del governo di centrosinistra hanno minacciato di andarsene. Ora, chi minaccia si comporta da amico? No. Allora, un vero governo indipendente, pur rispettando le scelte strategiche di lungo periodo, avrebbe dovuto fare "retromarcia", e rifiutare agli statunitensi il permesso di ampliare la base, perché venute meno se non le ragioni dell’ “amicizia”, sicuramente quelle della cortesia tra alleati.
In terzo luogo, proprio perché si trattava di una questione locale - e ripetiamo non nazionale e internazionale, in quanto non legata a precise clausole di un particolare trattato - si doveva rimettere subito la cosa alle autorità locali, e in particolare ai cittadini di Vicenza, invitandoli a esprimersi attraverso un referendum consultivo. Ora, che Berlusconi, abbia a suo tempo ignorato questa necessità, non ha bisogno di commenti. Ma che pure Prodi non l’abbia tenuta in alcuna considerazione è, a dir poco, strano: si può, benissimo, evitare di favorire un alleato (diciamo così) “scortese” rimanendo comunque alleati…
Perciò ricondurre il problema nell'alveo della polemica tra americanisti e antiamericanisti, pur non essendo del tutto sbagliato, può risultare fuorviante, perché non consente di capire un fatto fondamentale. Quale?
Un governo, normale - ripetiamo normale - , anche di
destra, ma con la schiena dritta e vicino ai bisogni (anche locali) dei suoi
cittadini, avrebbe dovuto prima demandare ai cittadini di Vicenza la scelta, e
poi, stante il cattivo comportamento statunitense, eventualmente imporsi e dire
di no. Invece, il ricatto americano ha provocato solo tensioni sociali e fatto
esplodere tutte le contraddizioni interne al centrosinistra. E ora sono scesi in
campo anche i movimenti antiamericani... Ma la colpa di avere esasperato i
vicentini e gestito la questione "con i piedi" è di Prodi. E
soprattutto risiede nella sua sudditanza politico-psicologica verso gli Usa, da
vecchio democristiano doroteo... Prodi, sotto questo aspetto, mostra di essere
tanto condiscendente verso gli Stati Uniti, almeno quanto Berlusconi.
Insomma, si può essere alleati e confrontarsi, anche duramente. Ma per farlo, si deve avere la schiena dritta. E non essere pasticcioni come Prodi...
Se ci si passa la battuta “qualunquistica”, ma nel caso efficace. Cambiano i direttori d’orchestra ma non la musica. Certo. Servono spartiti musicali nuovi, ma anche uomini di stato, a destra come a sinistra, capaci, e soprattutto consapevoli del proprio ruolo e del valore della dignità nazionale. Ma dove trovarli?
Insomma, si può essere alleati e confrontarsi, anche duramente. Ma per farlo, si deve avere la schiena dritta. E non essere pasticcioni come Prodi...
Se ci si passa la battuta “qualunquistica”, ma nel caso efficace. Cambiano i direttori d’orchestra ma non la musica. Certo. Servono spartiti musicali nuovi, ma anche uomini di stato, a destra come a sinistra, capaci, e soprattutto consapevoli del proprio ruolo e del valore della dignità nazionale. Ma dove trovarli?
Carlo Gambescia
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