Da Erba a Caserta, americanizzazione dei costumi?
L'Italia del non detto
Chi si occupa di analisi sociale non può non porsi la
seguente domanda: c ’è un legame sociologico e culturale tra quel che è
accaduto a Erba e Caserta? La questione può apparire stramba e perfino
provocatoria, magari mirata a colpire solo una certa parte della classe
politica, quella a sinistra. Se però il lettore avrà la pazienza di seguire il
nostro ragionamento, potrà accorgersi che le cose non stanno così.
Che cosa è successo a Erba? Un episodio di inaudita violenza. E che cosa indica?
Che spesso la violenza più feroce colpisce all'improvviso, accanendosi sempre
sui più deboli: donne e bambini. Di questo fatto si sono date finora le
interpretazioni più differenti. C’è chi vi ha visto una “pura” esplosione di
follia. E chi l’ha giudicato un frutto avvelenato dell’ odio razziale. E,
infine, chi vi ha scorto, la disgregazione della “sana” vita di provincia. Una
cosa però non è stata ricordata. Che dietro l’esplosione di violenza, l’odio
razziale, la distruzione dei legami sociali c’è un nuovo modello
socioculturale, in grande espansione: quello del farsi giustizia da soli, dando
ascolto a un riflesso carnivoro... Si tratta di un modello estraneo alla
tradizione europea continentale (basata sul rispetto del monopolio pubblico
della violenza) e a quella europea mediterranea, meno rispettosa delle norme,
ma dove in passato anche la faida più violenta rinviava a vincoli di tipo
comunitario. A Erba, ha avuto il suo battesimo del fuoco, il modello dell’
individuo in guerra con tutti, a partire dagli “odiati” vicini di casa.
Insomma, siamo davanti al modello americano del giustiziere “solitario”, un
essere "carnivoro" per eccellenza (ai limiti della pura animalità),
ma celebrato continuamente da cinema e televisione. E, di riflesso, sempre più condiviso
a livello di immaginario collettivo, grazie al ruolo giocato dalla pervasiva
megamacchina comunicativa Usa. Ora, per farla breve, quando una società si va
americanizzando, o comunque inizia a subire l’ influenza di una cultura
esterna, c’è il rischio che ne recepisca insieme, e confusamente, gli aspetti
positivi e negativi. Urgono perciò scelte selettive: i media “locali” e la
cultura "autoctona" sono chiamati a svolgere un ruolo critico e di
contrasto. In Italia però si preferisce non dire…
Che cosa è successo a Caserta? Un episodio politico di
puro valore mediatico. E che cosa indica? Che la politica è ormai ridotta a
poca cosa. O se si preferisce a pubblipolitica: a presentazione e vendita
pubblicitaria di decisioni politiche di nessun impatto. Dell’incontro si sono
date le interpretazione più disparate. C’è chi vi ha visto lo scontro tra
riformisti e radicali. Chi vi ha scorto il tentativo prodiano di ergersi a
leader assoluto. E chi, infine, come l’opposizione di centrodestra, ne ha colto
il valore pubblipolitico, guardandosi bene però dal riconoscere le
responsabilità di Berlusconi, il primo in assoluto a introdurre in Italia il
modo americano di far politica. Nessuno - ripetiamo nessuno - ha però colto il
dato di fondo. Che la politica italiana somiglia sempre di più a quella
americana, basata sulla gestione dell’esistente e sull’assenza di reali
politiche di raccorciamento delle distanze sociali. Ormai, anche nell’ Italia
politica, tutto si riduce per un verso, all’eccesso di riflettori puntati su
eventi poco produttivi di decisioni redistributive, e per l’altro, a
discussioni politico-giornalistiche su questioni di cortissimo respiro. E qui
una cosa deve essere chiara: accettare gli attuali vincoli di bilancio - subiti
bovinamente a destra e sinistra - significa rinunciare al varo di qualsiasi
politica economica degna di questo nome (nei campi dell’istruzione, delle
ricerca, della salute, dei lavori pubblici, del lavoro). Il che ci riporta al
problema della politica-spettacolo all’americana, “tutto fumo e niente
arrosto”, se ci si passa l’espressione… Tuttavia, se è vero, come abbiamo
visto, che una società che si americanizza, o che comunque subisca un mutamento
culturale di derivazione esterna, lo fa confusamente (mescolando bene e male),
perché allora non individuare e contrastare gli aspetti negativi di questo
processo ? Perché continuare a non dire?
A questo punto risulta chiaro, quanto il legame tra Erba e Caserta, sia rappresentato dall’americanizzazione dei costumi sociali e politici. E, ovviamente, dall’ influsso negativo che questa trasformazione culturale va esercitando sulla società italiana. Un legame debitamente occultato dai media e dalla parte meno critica, se non del tutto servile della cultura. Si preferisce tacere.
Si dirà, ecco il solito intellettuale antiamericano in cattiva fede. Perché non ricorda anche agli aspetti positivi del processo? Certo. Ma non è quel che già fanno i media quotidianamente? Che senso avrebbe unirsi al coro degli entusiasti? La questione che ci interessa e compete è un’altra: può una società democratica reggersi sul non detto e sull’accoglimento acritico di un’ altra cultura?
Ecco, la vera lezione che si può ricavare, da eventi come quelli di Erba e Caserta.
A questo punto risulta chiaro, quanto il legame tra Erba e Caserta, sia rappresentato dall’americanizzazione dei costumi sociali e politici. E, ovviamente, dall’ influsso negativo che questa trasformazione culturale va esercitando sulla società italiana. Un legame debitamente occultato dai media e dalla parte meno critica, se non del tutto servile della cultura. Si preferisce tacere.
Si dirà, ecco il solito intellettuale antiamericano in cattiva fede. Perché non ricorda anche agli aspetti positivi del processo? Certo. Ma non è quel che già fanno i media quotidianamente? Che senso avrebbe unirsi al coro degli entusiasti? La questione che ci interessa e compete è un’altra: può una società democratica reggersi sul non detto e sull’accoglimento acritico di un’ altra cultura?
Ecco, la vera lezione che si può ricavare, da eventi come quelli di Erba e Caserta.
Carlo Gambescia
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