Conferenza revisionista di Teheran
Ahmadinejad
e la teoria del complotto
La conferenza di Teheran sull’Olocausto va vista
essenzialmente per ciò che rappresenta: una sfida politica di Ahmadinejad agli
Stati Uniti e ai suoi fedeli alleati, tra i quali, ovviamente, Israele. Si
tratta di un confronto politico che ha come posta il conseguimento da parte
dell’Iran dello status di potenza egemone in Medio Oriente.
Fin qui, dal punto di vista del realismo politico, non vi sarebbe nulla male. La politica internazionale, non ammette vuoti di potere. Ed è noto quanto l’Iran di Ahmadinejad, punti a sostituire politicamente l’Iraq, ormai fuori da ogni gioco politico attivo.
Il male invece è nel tipo di strumenti culturali ai quali l’Iran ricorre. Che di razionale hanno ben poco o nulla. Infatti, sollevare la questione dell’Olocausto, e per giunta in termini sfacciatamente politici, segna un ulteriore imbarbarimento della vita politica internazionale. Che attenzione, si regge anche su idee-forza: si pensi al mito degli Stati Uniti, Esportatori di Libertà, oppure a quello contrario del vecchio Internazionalismo Proletario, patrocinato dall’Unione Sovietica… Però con una controindicazione: che non si consenta mai all’idea-forza di trasformarsi in “materiale culturale” per la costruzione di una teoria del complotto. Dal momento che una volta superata la soglia, diciamo così, della “razionalità”, si precipita rapidamente nella barbarie del voler creare “a tavolino” un nemico assoluto, da sradicare dalla faccia della terra.
In questo momento due sono le principali teorie complottiste che inquinano la vita politica internazionale: da una parte quella che scorge terroristi islamici ovunque, e ovviamente al servizio di una congiura “islamico-fascista”; dall’altra quella che vede nello stato di Israele, un mostruoso polipo, insediatosi fin dentrola
Casa Bianca.
No n è facile stabilire, quando, come e perché un’idea forza
rischia di trasformarsi in idea “complottistica”. Non esistono teorie o modelli
politologici e sociologici in proposito. Pertanto potrebbe trattarsi solo di
una questione di senso politico… E, purtroppo, stando alle dichiarazioni di
capi di stato, politici, commentatori, e studiosi schierati con l’una o l’altra
parte, oggi siamo ben oltre la soglia di sicurezza. Infatti è molto concreto il
rischio che la situazione possa all’improvviso precipitare verso il muro contro
muro, o se si preferisce, in direzione della logica dello scontro tra due
nemici assoluti. Al punto in cui siamo, basterebbe un nulla.
Ela Conferenza
sull’Olocausto voluta fortemente da Ahmadinejad e le reazioni - scontate - dei
suoi nemici interni ed esterni, rappresentano un altro, e decisivo passo, verso
questa direzione.
Fin qui, dal punto di vista del realismo politico, non vi sarebbe nulla male. La politica internazionale, non ammette vuoti di potere. Ed è noto quanto l’Iran di Ahmadinejad, punti a sostituire politicamente l’Iraq, ormai fuori da ogni gioco politico attivo.
Il male invece è nel tipo di strumenti culturali ai quali l’Iran ricorre. Che di razionale hanno ben poco o nulla. Infatti, sollevare la questione dell’Olocausto, e per giunta in termini sfacciatamente politici, segna un ulteriore imbarbarimento della vita politica internazionale. Che attenzione, si regge anche su idee-forza: si pensi al mito degli Stati Uniti, Esportatori di Libertà, oppure a quello contrario del vecchio Internazionalismo Proletario, patrocinato dall’Unione Sovietica… Però con una controindicazione: che non si consenta mai all’idea-forza di trasformarsi in “materiale culturale” per la costruzione di una teoria del complotto. Dal momento che una volta superata la soglia, diciamo così, della “razionalità”, si precipita rapidamente nella barbarie del voler creare “a tavolino” un nemico assoluto, da sradicare dalla faccia della terra.
In questo momento due sono le principali teorie complottiste che inquinano la vita politica internazionale: da una parte quella che scorge terroristi islamici ovunque, e ovviamente al servizio di una congiura “islamico-fascista”; dall’altra quella che vede nello stato di Israele, un mostruoso polipo, insediatosi fin dentro
No
E
E chi esulta per gli uni o per gli altri, probabilmente,
non si rende conto del vicolo cieco in cui oggi si è cacciata politica
mondiale.
Carlo Gambescia
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