venerdì 8 settembre 2006


Pensioni
La ricetta di Nerone



A Roma, quando un vecchietto, “rompe”, si dice “faceva bene Nerone che li ammazzava tutti…”. La battuta è pesante. E forse non risale neppure a Nerone. Ma il concetto piace, e non solo a Roma. Una prova? Sul Corriere Economia, da un po’ di tempo in qua, Maurizio Ferrera, sociologo esperto di welfare, caldeggia l’introduzione di un contributo di anzianità per i non autosufficienti. Il ragionamento di Ferrera è questo: stando alle previsioni Ocse, fra il 2005 e il 2050 la spesa sanitaria, inclusa quella per il long-term care, ossia le prestazioni per le persone anziane “non autonome” , passerà dal 6.6 per cento al 13,2 per cento del Pil. Di qui la necessità di finanziarla ricorrendo a schemi di assicurazione obbligatoria per quando si sarà anziani non autosufficienti. Certo, per ora, è solo un’idea. Ma spesso le parole degli esperti, specie se autorevoli, sono pietre…
Ora, chi avrà ottant’anni nel 2044, visto che oggi fa un lavoro flessibile, o comunque discontinuo sotto il profilo contributivo, avrà una pensione da fame, grazie anche alle riforme pensionistiche dei due poli. E a quel punto l’idea di non autosufficienza fisica fa ridere o piangere… Fate voi. Perché di ottantenni allettati, ce ne potrebbero essere pochini. Mentre di “intombati”, causa-stress-per-arrivare-a- fine- mese-dopo-i-sessanta, parecchi.
E poi c’è un’altra questione, quella che appariglia Ferrera a Nerone: ammesso pure che l’Ocse abbia ragione, ma con stipendi medi di 1200 euro, dove li trovano i lavoratori dipendenti, per non parlare del co.co.co, i soldi per pagarsi il contributo di vecchiaia non autosufficiente? Visto che la spesa pubblica non deve crescere, li tira fuori Ferrera di tasca sua? Oppure il suo è un trucco ipocrita, per spingere gli anziani privi di mezzi, dopo i sessant’anni, a togliersi di mezzo… Come appunto, si dice, facesse Nerone, che però li suicidava senza fare tante chiacchiere…
E qui, per contrastare la “soluzione finale” di Ferrera, si potrebbe utilizzare il testamento biologico, proposto dal professor Veronesi, e subito accolto dal Consiglio nazionale del notariato: la “Biocard” (?) - come riferiva sempre il Corriere della Sera, a fine giugno - è una breve dichiarazione depositata presso un notaio, dove ogni cittadino che abbia superato i diciotto anni, può asserire di rifiutare in futuro qualsiasi forma di accanimento terapeutico. Se ne potrebbe eventualmente aggiungere una, per vietare qualsiasi forma di accanimento pensionistico (come le assicurazioni obbligatorie per la non autosufficienza…). Anche perché a ottant’anni con questi chiari di luna sarà comunque difficile arrivare.
A rifletterci bene però, oggi come oggi, invecchiare non è proprio bello… Se ti costringono a pagare i contributi per la non autosufficienza fisica, non mangi, se non li paghi, e poi diventi vecchio, rischi di finire legato a un letto.
Che brutta età, la vecchia età… Ma forse, è ancora più brutta, questa società di ipocriti. 

Carlo Gambescia

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