Dopo Ratisbona
Che mestiere difficile fare il Papa!
Come commentare la tanto discussa Lectio magistralis
tenuta dal Papa alll'Università di Ratisbona e soprattutto le dure proteste
islamiche che ne sono seguite?
Innanzitutto, va detto, che per dare un giudizio definitivo di merito, si dovrà leggere il testo integrale del suo intervento. Tuttavia, le “quasi scuse”( “Benedetto XVI [è] dispiaciuto”), come le hanno chiamate i media, e il “rammarico espresso dal Papa stesso, durante l’Angelus di ieri indicano, come si dice, che dietro il fumo mediatico… Daremmo perciò per scontato che il Papa, nella stesura del suo testo non abbia potuto o voluto sottolineare a sufficienza la distanza tra la sua posizione ( e quella della Chiesa) sull’Islam, che è di dialogo e apertura, e quella esemplificata dalla frase incriminata di Manuele II, sovrano bizantino, citata dal Papa. Passo che stando al "Corriere della Sera" (17/9/06), può essere così riassunto: ([In Maometto] … troverai sole delle cose cattive e disumane, come la sua direttiva di diffondere la fede per mezzo della spada”]). E qui ci fermiamo, ritenendo inutile insistere sulle altre implicazioni di tipo teologico emerse durante l' infuocato dibattito mediatico e politico di questi giorni... Ci limitiamo a segnalare il “capo di imputazione” più grave.
La frase citata dal Papa è oggettivamente forte. E in una situazione di guerra, come l’attuale, dove ormai basta un non nulla perché l’incendio si propaghi e sviluppi rischiando di travolgere anche quel poco di civiltà e tolleranza che è ancora in piedi, non andava pronunciata. E quindi giusto, doveroso, o comunque opportuno in uno scenario politico così grave, che Benedetto XVI si sia scusato.
Non amiamo la dietrologia. Probabilmente si è trattato di una gaffe. Dovuta al fatto, e sia detto con tutto il rispetto, che il “mestiere” di Papa è difficile e non si impara in un giorno. Anche ( o forse proprio) se si è dotti professori di teologia. E le scuse sono a lì a testimoniare la buona fede del Papa. Siamo prontissimi a scommettere che non ci sarà nessun cambiamento di “linea politica” nei riguardi del mondo islamico. Il Papa continuerà a schierarsi per la pace e per il dialogo (culturale) interreligioso. E, purtroppo, nessuno, proprio nessuno (come in occasione della ripetuta condanna dell’invasione israeliana del Libano) continuerà ad ascoltarlo… E questo, sicuramente, non dispiacerà ai fondamentalisti dei due schieramenti.
Quel che invece è (volutamente?) sfuggito a occidentalisti e antioccidentalisti è la sua condanna del “cinismo” che oggi pervade e avvelena l’Occidente. E che costituisce un vero ostacolo al dialogo, non solo religioso, con gli altri popoli Ci riferiamo all’omelia letta a Monaco all’inizio della visita in Germania, di fronte a duecentocinquantamila persone. Eccone un passo, tratto dal "Corriere della Sera" (11/9/06): “Le popolazioni dell’Africa e dell’Asia ammirano le nostre prestazioni tecniche e la nostra scienza, ma al contempo si spaventano di fronte a un tipo di ragione che esclude totalmente Dio dalla visione dell’uomo, ritenendo questa la forma più sublime della ragione, da imporre anche alle altre culture”.
Ovviamente, al non credente l’accenno a Dio, può non essere gradito, come è naturale che sia. Ma la critica a una ragione strumentale che divora implacabilmente l’anima degli uomini non può essere ignorata a va meditata. Da tutti, credenti o meno.
Ma il vero punto è un altro. Come mai le durissime espressioni del Papa nel riguardi di un mondo completamente secolarizzato, materialista e utilitarista, non hanno ricevuto la stessa attenzione dai “teocon” dei due schieramenti? Comemai Galli
della Loggia, che sul "Corriere della Sera" (17-9-06), mescolando
confusamente sacro e profano (il papa e “l’atea cristiana” Oriana Fallaci), ha
invitato lettori occidentalisti “a non mollare”, si è invece ben guardato dal
dedicare una sola riga di commento all’omelia di Monaco? Come mai i gruppi di
“arrabbiati” antioccidentalisti, presenti nel mondo arabo e soprattutto
islamico, si sono comportati esattamente come Galli della Loggia?
Probabilmente, gli estremi si toccano… Ma, in questo caso, per quali ragioni ?
Ecco un buon argomento di riflessione.Innanzitutto, va detto, che per dare un giudizio definitivo di merito, si dovrà leggere il testo integrale del suo intervento. Tuttavia, le “quasi scuse”( “Benedetto XVI [è] dispiaciuto”), come le hanno chiamate i media, e il “rammarico espresso dal Papa stesso, durante l’Angelus di ieri indicano, come si dice, che dietro il fumo mediatico… Daremmo perciò per scontato che il Papa, nella stesura del suo testo non abbia potuto o voluto sottolineare a sufficienza la distanza tra la sua posizione ( e quella della Chiesa) sull’Islam, che è di dialogo e apertura, e quella esemplificata dalla frase incriminata di Manuele II, sovrano bizantino, citata dal Papa. Passo che stando al "Corriere della Sera" (17/9/06), può essere così riassunto: ([In Maometto] … troverai sole delle cose cattive e disumane, come la sua direttiva di diffondere la fede per mezzo della spada”]). E qui ci fermiamo, ritenendo inutile insistere sulle altre implicazioni di tipo teologico emerse durante l' infuocato dibattito mediatico e politico di questi giorni... Ci limitiamo a segnalare il “capo di imputazione” più grave.
La frase citata dal Papa è oggettivamente forte. E in una situazione di guerra, come l’attuale, dove ormai basta un non nulla perché l’incendio si propaghi e sviluppi rischiando di travolgere anche quel poco di civiltà e tolleranza che è ancora in piedi, non andava pronunciata. E quindi giusto, doveroso, o comunque opportuno in uno scenario politico così grave, che Benedetto XVI si sia scusato.
Non amiamo la dietrologia. Probabilmente si è trattato di una gaffe. Dovuta al fatto, e sia detto con tutto il rispetto, che il “mestiere” di Papa è difficile e non si impara in un giorno. Anche ( o forse proprio) se si è dotti professori di teologia. E le scuse sono a lì a testimoniare la buona fede del Papa. Siamo prontissimi a scommettere che non ci sarà nessun cambiamento di “linea politica” nei riguardi del mondo islamico. Il Papa continuerà a schierarsi per la pace e per il dialogo (culturale) interreligioso. E, purtroppo, nessuno, proprio nessuno (come in occasione della ripetuta condanna dell’invasione israeliana del Libano) continuerà ad ascoltarlo… E questo, sicuramente, non dispiacerà ai fondamentalisti dei due schieramenti.
Quel che invece è (volutamente?) sfuggito a occidentalisti e antioccidentalisti è la sua condanna del “cinismo” che oggi pervade e avvelena l’Occidente. E che costituisce un vero ostacolo al dialogo, non solo religioso, con gli altri popoli Ci riferiamo all’omelia letta a Monaco all’inizio della visita in Germania, di fronte a duecentocinquantamila persone. Eccone un passo, tratto dal "Corriere della Sera" (11/9/06): “Le popolazioni dell’Africa e dell’Asia ammirano le nostre prestazioni tecniche e la nostra scienza, ma al contempo si spaventano di fronte a un tipo di ragione che esclude totalmente Dio dalla visione dell’uomo, ritenendo questa la forma più sublime della ragione, da imporre anche alle altre culture”.
Ovviamente, al non credente l’accenno a Dio, può non essere gradito, come è naturale che sia. Ma la critica a una ragione strumentale che divora implacabilmente l’anima degli uomini non può essere ignorata a va meditata. Da tutti, credenti o meno.
Ma il vero punto è un altro. Come mai le durissime espressioni del Papa nel riguardi di un mondo completamente secolarizzato, materialista e utilitarista, non hanno ricevuto la stessa attenzione dai “teocon” dei due schieramenti? Come
Carlo Gambescia
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