La "tassa di scopo" proposta da Livia Turco
Illusioni finanziarie...
Sembra che il Ministro della Salute, Livia Turco, voglia
introdurre una "tassa di scopo" per finanziare un fondo destinato
alle esigenze delle famiglie con persone non autosufficienti. Inoltre, pare
desideri introdurre anche la compartecipazione alle spese per i ricoveri
ospedalieri solo per pazienti con reddito elevato ("La Repubblica" , domenica
3 settembre).
Si dirà, che misura lodevole... E invece no. Si tratta
semplicemente di quella che Amilcare Puviani, un economista scomparso nel 1907,
denominò "illusione finanziaria" (1903). Illusione, perché la tassa
viene presentata come illusoria evocazione - alla stessa stregua
dell'evocazione dello spirito di un congiunto scomparso - dell'utilità delle
tassa stessa. Ci si illude, e si illude il tassato, che la tassa introdotta
abbia un qualche fondamento di utilità pubblica, come quando ci si illude che
lo spirito del defunto, "apparso" intorno al tavolino a tre gambe,
durante una seduta spiritica, sia quello del caro estinto, lieto di
"allungare" i numeri vincenti della lotteria. Ovviamente, Amilcare
Puviani, oggi apprezzato da studiosi del calibro di James M. Buchanan, per la
sua franchezza e capacità scientifica, finì per ritrovarsi pieno di nemici,
accademici e non. E morì in solitudine, quasi cieco. Ma questa è un'altra
storia. Torniamo alla Turco.
In primo luogo, la tassa di scopo è l' ennesimo e inutile
balzello, perché la Sanità
rientra finanziariamente nella fiscalità generalità: riguarda tutti. E dunque
già viene finanziata attraverso l'imposta sul reddito delle persone fisiche,
versata allo Stato da ciascuno di noi, secondo le diverse capacità
contributive. Invece, una tassa in quanto tale concerne solo un servizio di
pubblica utilità; servizio, la cui "erogazione", dipende però dalla
richiesta di prestazione del singolo (abbiamo così tasse particolari, ma non
imposte generali, per la patente di guida, per andare a caccia, per entrare nei
musei, eccetera): la "tassa" riguarda, insomma, il particolare e non
il generale. E sulla distinzione tra tassa e imposta, qui ricordata, basta
sfogliare un qualsiasi manuale di Scienza delle finanze. Perciò il Fondo per i
non autosufficienti della Turco, rientra in pieno nella fiscalità generale, in
quanto nel tempo (se non addirittura all'improvviso), purtroppo, potremmo
beneficiarne tutti, compresi automobilisti, cacciatori e visitatori dei musei.
Pertanto il vero problema è quello di aumentare il gettito fiscale generale
(magari recuperando l'evasione e/o razionalizzando), e non quello di introdurre
ulteriori balzelli, "ribattezzandoli" , "tasse di scopo", e
alimentando così l'illusione di fare l'interesse pubblico...
In secondo luogo, l'introduzione del ticket per i
pazienti con reddito elevato, piaccia o meno, è una misura profondamente
discriminatoria. Innanzitutto, perché il "ricco" contribuisce, già
alla fiscalità generale, secondo le sue capacità. Inoltre, se esiste un
"diritto alla salute", questo deve valere per tutti: dalla famiglia
Agnelli a quella più modesta ma ugualmente dignitosa di un netturbino. E invece
si preferisce alimentare l'illusione finanziaria (e giustizialista) che
"facendo pagare di più ai ricchi i poveri pagheranno meno"... Mentre,
come noto, i ricchi ( i 55.000 che dichiarano più di 200 mila euro all'anno,
secondo i dati del Tesoro) vanno a curarsi all'estero... Dove, ancora peggio,
in caso di emergenza, trasferiscono subito i propri capitali. Questo è il vero
scandalo. Ciò però non significa - lo ripetiamo - che non debba essere
assicurata anche al "ricco", la tutela pubblica della salute, come
fondamentale diritto dell'individuo (articolo 32, Costituzione Italiana). Il
vero punto non è quello di inventarsi "tasse di scopo" e creare altre
illusioni, ma di combattere l'evasione fiscale ( e magari pure l'esportazione
illecita di capitali), e far così pagare le tasse a tutti secondo una giusta
progressività (come detta la
Costituzione ).
Dal punto di vista sociologico l'illusione finanziaria
della "tassa di scopo", trae alimento da costruzioni o ideologemi
populisti; illusioni che servono però a mascherare l'incapacità di varare una
seria riforma fiscale, basata su poche e mirate imposte e tasse, e soprattutto
su una reale progressività. Le tasse di scopo, per quanto "nobili" a
parole - e ciò, un ministro tutto sommato capace come Visco, dovrebbe saperlo -
creano solo confusione, allarmano i contribuenti ricchi e illudono quelli più
poveri.
E' questo quel che vuole il governo di centrosinistra?
Carlo Gambescia
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