Il re dello "spezzatino"
Marco Tronchetti Provera
La questione dello scorporo Telecom dovrebbe essere motivo di riflessione non tanto sulle cosiddette "debolezze" del capitalismo familiare italiano, ma sulla natura stessa del capitalismo contemporaneo, che è essenzialmente finanziario e punta su pericolose forme di monopolismo o "concentrazione orizzontale plurisettoriale senza integrazione fra settori" ( il concetto risale all'economista Francesco Forte, Il controllo del potere economico, Sugarco 1989, p. 27 ).
Il vero problema, insomma, non è se Prodi sapesse o meno,
ma la natura profondamente onnivora e antisociale di certo capitalismo,
rappresentato da uomini come Tronchetti Provera, per i quali l'unico obiettivo
è il potere economico e finannziario e mai, assolutamente mai, l'interesse
collettivo.
Ma che c'è di male nella concentrazione economica
"orizzontale" e plurisettoriale senza integrazione rispetto a quella
verticale, settoriale e integrata ? Ci spieghiamo subito.
La concentrazione verticale e settoriale, o comunque
volta all'integrazione tra settori, ha ancora un senso economico e sociale,
seppure ovviamente criticabile dal punto di vista della dottrina liberale:
coordina i costi fissi, favorisce l'innovazione, elimina la sovrapposizione tra
uffici acquisti e vendita ai vari stadi produttivi, eccetera. La grande
industria automobilistica novecentesca ne è il migliore esempio (o peggiore dal
punto di vista ecologico e delle opinioni politiche individuali). Comunque sia,
economicamente e socialmente "funziona": favorisce l'occupazione e la
produzione standardizzata di massa. E, ovviamente, anche se si può non essere
d'accordo, garantisce rendite di posizione a chi ne è alla guida.
La concentrazione orizzontale plurisettoriale, senza
integrazione fra settori, oltre a non favorire un'allocazione economica
efficiente, distrugge l'occupazione, si lega profondamente al potere
finanziario perché produce e vende "liquidità" e non beni materiali;
e punta a conquistare il potere politico e mediatico, per ottenere un bene
immateriale e sociologico fondamentale: la credibilità economica e sociale.
Mentre in realtà è una piovra: "concentra" tra settori diversi, senza
assolutamente preoccuparsi di integrarli, dal momento che non rientra fra i
suoi scopi. Il solo obiettivo è quello di godere di rendite di posizione
poltiiche ed economiche senza dare nulla in cambio alla comunità. E qui veniamo
a Tronchetti Provera.
Tronchetti Provera diviene amministratore delegato della
Pirelli (core business: pneumatici e cavi) agli inizi del 1992. Tre anni dopo
(1995) diventa primo azionista della Pirelli. Nel 1999 acquista la Unim ( la più grande società
immobiliare quotata in Borsa, nata dalla scissione con l'Ina) e si lancia sul
mercato del mattone, acquisendo la Edilnord. Nel 2000 cede i sistemi ottici alla
Cisco e i componenti ottici alla Corning. Vince con Benetton la gara per la
privatizzazione di Grandi Stazioni, ma perde quella per gli Areoporti di Roma.
Dalla vendita di Optical Technologies (componenti ottici) all'americana Corning
(che i media definiscono l'affare del secolo; si veda Marco Liera, Re di
denari, Sperling Kupfer 2001, pp. 57-74) realizza le gigantesche plusvalenze
che gli consentiranno di acquistare Telecom nel 2001 (piena di debiti ma
vendibile lucrosamente a "pezzi", o spezzatino), e poi inglobare pure
Olivetti ( o quel che ne restava), per ripetere l'esperienza Pirelli (di cui
oggi rimangono solo il nome e un pugno di dipendenti), e lanciarsi
probabilmente nel settore dei media per garantirsi finalmente il passaporto
mediatico, per successive e sempre più spericolate operazioni di concentrazione
orizzontale plurisettoriale. E così inzia a vendere, l' una dopo l'altra, le
partecipazioni europee alla telefonia mobile e non: Seat, Tim Hellas, Auna,
Mobilkom, Bouygues . Finché non viene il turno di Tim.
Qui, però, Tronchetti Provera pesta i piedi a qualcuno.
Dal momento che l'atteggiamento dei media cambia nel corso di una settimana:
dall' "attesa positiva" alla critica, più o meno aperta.
Probabilmente i suoi amici banchieri (le principali banche italiane e soci
stranieri difficili da individuare, ) non lo ritengono più all'altezza della
situazione. E stanno per abbandonarlo. Le polemiche con Prodi e i sussulti (a
comando) di italianità della stampa indicano che la posizione attuale di
Tronchetti Provera non è molto salda. E potrebbe peggiorare. Il che può essere
importante fino un certo punto. Perché il sistema economico è in grado di
clonare in qualsiasi momento personaggi come lui. Il vero punto è che occorre
una legge, ferrea, capace di controllare le formazioni monopolistiche (anche
verticali, dunque) e vietare in qualsiasi caso la nascita di concentrazioni
orizzontali plurisettoriali, senza integrazione fra settori.
Il problema è il sistema e non le sue
"rotelle", grandi o piccole, come Tronchetti Provera. Ma dov'è la
politica?
In Cina.
Carlo Gambescia
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