venerdì 15 settembre 2006

Il re dello "spezzatino"
 Marco Tronchetti Provera



La questione dello scorporo Telecom dovrebbe essere motivo di riflessione non tanto sulle cosiddette "debolezze" del capitalismo familiare italiano, ma sulla natura stessa del capitalismo contemporaneo, che è essenzialmente finanziario e punta su pericolose forme di monopolismo o "concentrazione orizzontale plurisettoriale senza integrazione fra settori" ( il concetto risale all'economista Francesco Forte, Il controllo del potere economico, Sugarco 1989, p. 27 ).
Il vero problema, insomma, non è se Prodi sapesse o meno, ma la natura profondamente onnivora e antisociale di certo capitalismo, rappresentato da uomini come Tronchetti Provera, per i quali l'unico obiettivo è il potere economico e finannziario e mai, assolutamente mai, l'interesse collettivo.
Ma che c'è di male nella concentrazione economica "orizzontale" e plurisettoriale senza integrazione rispetto a quella verticale, settoriale e integrata ? Ci spieghiamo subito.
La concentrazione verticale e settoriale, o comunque volta all'integrazione tra settori, ha ancora un senso economico e sociale, seppure ovviamente criticabile dal punto di vista della dottrina liberale: coordina i costi fissi, favorisce l'innovazione, elimina la sovrapposizione tra uffici acquisti e vendita ai vari stadi produttivi, eccetera. La grande industria automobilistica novecentesca ne è il migliore esempio (o peggiore dal punto di vista ecologico e delle opinioni politiche individuali). Comunque sia, economicamente e socialmente "funziona": favorisce l'occupazione e la produzione standardizzata di massa. E, ovviamente, anche se si può non essere d'accordo, garantisce rendite di posizione a chi ne è alla guida.
La concentrazione orizzontale plurisettoriale, senza integrazione fra settori, oltre a non favorire un'allocazione economica efficiente, distrugge l'occupazione, si lega profondamente al potere finanziario perché produce e vende "liquidità" e non beni materiali; e punta a conquistare il potere politico e mediatico, per ottenere un bene immateriale e sociologico fondamentale: la credibilità economica e sociale. Mentre in realtà è una piovra: "concentra" tra settori diversi, senza assolutamente preoccuparsi di integrarli, dal momento che non rientra fra i suoi scopi. Il solo obiettivo è quello di godere di rendite di posizione poltiiche ed economiche senza dare nulla in cambio alla comunità. E qui veniamo a Tronchetti Provera.
Tronchetti Provera diviene amministratore delegato della Pirelli (core business: pneumatici e cavi) agli inizi del 1992. Tre anni dopo (1995) diventa primo azionista della Pirelli. Nel 1999 acquista la Unim ( la più grande società immobiliare quotata in Borsa, nata dalla scissione con l'Ina) e si lancia sul mercato del mattone, acquisendo la Edilnord. Nel 2000 cede i sistemi ottici alla Cisco e i componenti ottici alla Corning. Vince con Benetton la gara per la privatizzazione di Grandi Stazioni, ma perde quella per gli Areoporti di Roma. Dalla vendita di Optical Technologies (componenti ottici) all'americana Corning (che i media definiscono l'affare del secolo; si veda Marco Liera, Re di denari, Sperling Kupfer 2001, pp. 57-74) realizza le gigantesche plusvalenze che gli consentiranno di acquistare Telecom nel 2001 (piena di debiti ma vendibile lucrosamente a "pezzi", o spezzatino), e poi inglobare pure Olivetti ( o quel che ne restava), per ripetere l'esperienza Pirelli (di cui oggi rimangono solo il nome e un pugno di dipendenti), e lanciarsi probabilmente nel settore dei media per garantirsi finalmente il passaporto mediatico, per successive e sempre più spericolate operazioni di concentrazione orizzontale plurisettoriale. E così inzia a vendere, l' una dopo l'altra, le partecipazioni europee alla telefonia mobile e non: Seat, Tim Hellas, Auna, Mobilkom, Bouygues . Finché non viene il turno di Tim.
Qui, però, Tronchetti Provera pesta i piedi a qualcuno. Dal momento che l'atteggiamento dei media cambia nel corso di una settimana: dall' "attesa positiva" alla critica, più o meno aperta. Probabilmente i suoi amici banchieri (le principali banche italiane e soci stranieri difficili da individuare, ) non lo ritengono più all'altezza della situazione. E stanno per abbandonarlo. Le polemiche con Prodi e i sussulti (a comando) di italianità della stampa indicano che la posizione attuale di Tronchetti Provera non è molto salda. E potrebbe peggiorare. Il che può essere importante fino un certo punto. Perché il sistema economico è in grado di clonare in qualsiasi momento personaggi come lui. Il vero punto è che occorre una legge, ferrea, capace di controllare le formazioni monopolistiche (anche verticali, dunque) e vietare in qualsiasi caso la nascita di concentrazioni orizzontali plurisettoriali, senza integrazione fra settori.
Il problema è il sistema e non le sue "rotelle", grandi o piccole, come Tronchetti Provera. Ma dov'è la politica?
In Cina.

Carlo Gambescia 

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