venerdì 2 dicembre 2005

Un dono ai banchieri?





L'aumento del tasso di sconto di un quarto di punto (dal 2 al 2.25) deciso da Trichet è un regalo gradito per chi "vende" denaro: i banchieri, e sgradito per chi deve "acquistarne": imprenditori, e ad esempio quelle famiglie che devono comprarsi casa e chiedere quindi un prestito in banca. E in ogni caso, chiunque abbia bisogno di un prestito.
L'economia generale ne risentirà, anche perché, questo aumento potrebbe essere il primo di una lunga serie, stando almeno a quel che si vocifera negli ambienti bancari europei. Insomma, si potrebbe trattare dell'inizio di quella che una volta si chiamava "stretta" monetaria.
Le prime a risentirne saranno le imprese, già indebitate con le banche: minori investimenti, minore crescita, minori profitti, e poi le famiglie, prigioniere ad esempio del cosiddetto credito al consumo.
Certo con gli alti tassi di interesse si può combattere un' inflazione incipiente, rischiando però, come dire, di uccidere il malato-economia, con forti dosi di un farmaco (gli alti tassi di interesse) che fa sparire la febbre inflazionistica, indebolendolo fino al punto di ucciderlo. Una fase di sviluppo, o di iniziale ripresa, implica sempre fenomeni inflazionistici: il punto non è sconfiggere per sempre l'inflazione, ma gestirla tendendo sott'occhio le necessità dell'economia nel suo insieme, e non quelle particolari di un gruppo di pressione, come i banchieri: gli unici a guadagnarci. Il ragionamento del banchiere è molto facile: quello che io ti vendo, il denaro, da domani costerà di più, pertanto, dal momento che tu non puoi fare a meno di acquistarne visto che non ci sono altre fonti di finanziamento, le tue "spese" corrono e poi tra l'altro tu sei già indebitato con me, io da domani vedrò aumentare i miei profitti. E' matematico.
Fino a quando tutto questo sarà possibile? Fino a quando le banche non si saranno impadronite delle imprese. A quel punto le banche compreranno e venderanno denaro a se stesse, trasformando l'economia in un fenomeno surreale. Anche perché l' aumento o diminuzione del tasso di interesse avrebbe in un simile contesto valore di puro conto. Perciò il dono dei banchieri a se stessi (l'aumento del tasso) potrebbe anche rivelarsi un dono avvelenato...
Ma allora il vero punto è: le banche vogliono realmente impadronirsi delle imprese? Oppure gli aumenti del tasso di sconto sono movimenti inerziali, privi di un disegno generale?
A queste due domande dovrebbe rispondere la politica.


Carlo Gambescia

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