lunedì 19 dicembre 2005

Stati Uniti
Sociologia e storia del muro






Come riferiva ieri 
il Manifesto, lungo la frontiera col Messico potrebbe sorgere un "muro" hi-tech di mille chilometri per fermare l'immigrazione clandestina di lingua ispanica. La Camera dei Rappresentanti statunitense, oltre a tale provvedimento, ha approvato anche uno studio di fattibilità per l'edificazione di un "muro" anche al confine con il Canada.
Che dire? Si possono fare quattro riflessioni.
In primo luogo, dal punto di vista storico, quando si decide di costruire "muri", come avvenne a Roma e in Cina (dal Vallo di Adriano alla "Grande Muraglia") si apre la fase del ripiegamento. In genere si chiude l'epoca delle grandi conquiste, e si apre quella della amministrazione di ciò che si è conquistato. In certo senso ci si difende invece di attaccare. Ma non sempre...
In secondo luogo, dal punto di visto sociologico, la costruzione di un muro, indica la totale incapacità di capire l'Altro. Di solito, alla base del rifiuto di "ascolto" c'è la distinzione, classica, tra Noi (in questo caso gli statunitensi), i "civilizzati" e tutti gli altri (messicani, canadesi, eccetera), i "barbari".
In terzo luogo, dal punto di vista antropologico, la costruzione di un muro col Messico, è il punto di arrivo di quella cultura americana "della paura", ben studiata da Glassner nei suoi libri. Che spinge gli americani, come spesso purtroppo è capitato nella loro breve storia, a difendersi preventivamente, da "ipotetici" nemici (dagli indiani ai neri).
In quarto luogo, la decisione di costruire un muro, si va però a inserire "storicamente", in un quadro di guerre espansionistiche e di conflitti con tutto quello che non è "all american". In questo senso (ecco l'elemento che differenzia l'esperienza americana da quella Romana e Cinese) gli Stati Uniti sono una potenza soprattutto marittima (anche Roma lo era, ma solo in parte), e aerea, e quindi la costruzione del muro, non indica ripiegamento vero la pura amministrazione ma l'inizio di una fase di consolidamento interno, per poi spiccare un ulteriore balzo in avanti.
In certo senso la costruzione del "muro messicano" può essere paragonata all'edificazione di quel un muro che serviva a congiungere, a scopo militare, commerciale ed economico, il porto del Pireo alla città di Atene, altra potenza marittima. Alla sua costruzione (482-472 a.C.) seguì un periodo di conquiste e di guerre (a voler essere precisi ben cinque guerre, sanguinosissime). E fu distrutto, solo nel 404, dai vincitori della lungo conflitto peloponnesiaco, gli Spartani.
Siamo insomma appena agli inizi, e non di un periodo di pace. 

Carlo Gambescia

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