venerdì 23 dicembre 2005

Democrazie e denaro



Ha fatto rumore la notizia che Gerhard Schroder, ex cancelliere tedesco, intascherà "un milione di euro l'anno" come alto consulente del consorzio russo-tedesco (Gazprom-Basf-E.On) che costruirà il gasdotto tra Russia e Germania. Particolare non secondario: Schroder, da cancelliere si era battuto "come un leone per mandare a buon fine" il progetto, come scrive il "Corriere della Sera Magazine" (n.51 -22 dicembre 2005, p.12).
Ecco, la notizia ha fatto rumore, ma non scandalo vero e proprio... Perché?
In certa misura l'opinione pubblica tedesca ed europea è assuefatta agli "scandali". Ciclicamente, uomini politici, funzionari, imprenditori, vengono arrestati, processati, spesso condannati, per reati di corruzione, ma nulla sembra cambiare. Raramente l'indignazione, si trasforma, in autentico movimento di protesta collettiva. Dal momento che i partiti si guardano bene dal favorire processi che potrebbero delegittimarli. A meno che non si tratti di mettere fuori gioco l'avversario diretto. Ad esempio, in Italia, l'inchiesta "Mani Pulite" fu intenzionalmente usata da una parte politica contro l'altra.
Si teme, insomma, a livello di ceti politici, economici e intellettuali, che la critica dei partiti possa trasformarsi in critica della democrazia parlamentare, e infine della democrazia pura e semplice. In effetti, il rischio, già valutato da Aristotele nella sua "teorica" delle forme di governo, sussiste. La gente comune tende a generalizzare, e spesso come la storia mostra, per stanchezza, spesso preferisce gettarsi nella braccia del "buon tiranno". E di conseguenza chi oggi governa, certo, reprime la corruzione, ma senza eccessi, e soprattutto evitando di creare pericolose fratture tra il popolo e le élite al potere. Perciò i frequenti casi di corruzione, se non sono usati contro l'avversario di turno, di solito sono presentati come l'eccezione che conferma la regola della sostanziale probità dei governanti. E in genere la gente, almeno finora, sembra credervi.
Tuttavia come ogni processo sociale, anche la "cloroformizzazione" dell'opinione pubblica, di fatto gestita dai media, ha un punto limite. E questo è rappresentato, come dire, dal "tasso di corruzione" che può essere tollerato dal sistema economico e sociale. Che è costituito dal rapporto tra crescita economica, volume dei profitti e quindi sostenibilità dei costi "sommersi"della corruzione. E più si riducono i margini di profitto delle imprese a causa dei costi da finanziamenti illeciti, più il sistema si avvicina al punto limite: il momento in cui il costo della corruzione supera i profitti.
Ovviamente se l'economia in generale cresce, il processo può subire un rallentamento (ed essere riassorbito attraverso l'inflazione) , ma ad esempio in tempi di crisi come questi, in cui le imprese devono tagliare i costi, e dunque anche quelli "in nero", accade il contrario, e il processo verso la "saturazione" può aumentare bruscamente di velocità, e trasformarsi in una componente di un più generale processo di recessione.
Insomma, nonostante tutto, il "risveglio" della pubblica opinione potrebbe essere molto vicino... 

Carlo Gambescia

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