Ci riferiamo alla famosa frase "Con questa sinistra non vinceremo mai", anzi "Con questi dirigenti", diventata celebre durante un comizio tenuto a Piazza Navona il due febbraio 2002, nel pieno del secondo governo Berlusconi (*).
Moretti partecipava a una manifestazione organizzata dai Girotondi, un movimento di protesta civile contro le politiche del governo di centrodestra e contro l’inerzia dell’opposizione di centrosinistra. Durante il suo intervento, Moretti criticò duramente la classe dirigente dell’Ulivo (il centrosinistra dell’epoca), allora riassunta da Francesco Rutelli, Piero Fassino e Massimo D’Alema, accusandola di essere troppo timida, inefficace e incapace di parlare davvero al Paese.
Sono passati ventitré anni, di alti e bassi, di professori e montoneros, di riformismi e radicalismi, fino alla gestione, degna di un western di Sergio Leone, dei cinque referendum, chiusasi con il tonfo di domenica e lunedì. Tutto questo conferma o no ciò che sosteneva Moretti?
A dire il vero non si è mai capito bene quale fosse la sinistra ideale secondo il pensiero del regista.
All’epoca il nemico numero uno era Silvio Berlusconi. Moretti probabilmente, come si evince dal film che gli dedicò (“Il caimano”), ambiva alla sconfitta giudiziaria del Cavaliere. Lo voleva vedere prigione.
Probabilmente Moretti guardava a una forte sinistra, inclusiva delle varie sfumature e sensibilità, alternativa alla destra, capace di riunire riformisti e radicali, sulla base di un programma – estrapoliamo – incentrato su lavoro e tutele, investimenti pubblici, fondi alla scuola e all’istruzione, recupero dell’evasione fiscale, forse introduzione di una patrimoniale, e comunque di controlli e inasprimenti fiscali. In sintesi: un programma redistributivo.
Il primo gennaio di quell’anno l’Italia era entrata nell’ Euro, ma senza immediati contraccolpi. Né all’epoca i diritti civili, sebbene giudicati importanti, erano esclusivamente al centro della strategia politica della sinistra. Qualche anno prima, nel 1998, era stata approvata la legge Turco-Napolitano, che garantiva ai migranti diritti fondamentali e rispetto delle tutele internazionali. La stessa legge istituiva i Centri di Permanenza Temporanea (CPT) per l’esecuzione dei rimpatri forzati, dando origine a tensioni all’interno della sinistra tra realisti e idealisti.
I CPT furono poi trasformati in CIE nel 2002 (Bossi-Fini), e successivamente in CPR nel 2017 (Minniti-Orlando), non senza polemiche interne alla sinistra, fino all'arrivo nel 2022 di Crudelia De Mon, ossessionata dalla biopolitica del lontano dagli occhi, lontano dal cuore.
Escludendo, rivoluzioni socialiste, non in linea con l’animo borghese di Moretti, probabilmente il programma intorno al quale l’intera sinistra doveva ricompattarsi resta quello che abbiamo appena ricordato.
Quanto di questo programma può essere ricondotto, dal punto di vista dei contenuti, ai cinque referendum tonfo di domenica e lunedì?
Il lato delle tutele e quello dei migranti. Sulle tutele si sono però sfilati i riformisti “jobsactari” (Renzi, Calenda, eccetera), nemici giurati di Landini. E su quello della cittadinanza accorciata – diciamo così – il 35 per cento dei votanti ha detto no. Oggi c’è un elettorato di sinistra che la pensa come quello di destra. Dei meloniani di sinistra: “Chillo coso è niro niro…”. Brutto segno. Anzi brutta tammuriata. Nera.
Ma il dato più allarmante resta il mancato raggiungimento del quorum, che certifica, senza appello, la malinconica condizione minoritaria della sinistra italiana. Ormai ridotta a essere la Lazio della politica: Una "squadra" dalla tifoseria sparuta ma coraggiosa, animata da orgoglio retrò e leadership improbabili. Il pensiero corre inevitabilmente a possibili Lotito di sinistra. Il che, politicamente parlando, equivale a navigare sotto cattiva stella.
Come concludere? Che dopo ventitré anni i nomi dei dirigenti sono cambiati: non più Francesco Rutelli, Piero Fassino e Massimo D’Alema, ma Schlein, Fratoianni, Conte. Anche i programmi, in linea con le idee di Moretti, sembrano essere divenuti più sociali, ma la sinistra continua a perdere.
Cosa c’è che non va?
Carlo Gambescia
(*) Qui: https://www.youtube.com/watch?v=LZ-J3eaHEO0 .
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