mercoledì 4 giugno 2025

La scomparsa di Giuseppe Parlato

 


Negli ultimi anni avevo perso di vista Giuseppe Parlato, scomparso ieri all’età di settantatré anni. Allievo di Narciso Nada, insigne studioso del Risorgimento e di Renzo De Felice, storico di Mussolini e del fascismo, che non ha necessità di presentazioni.

Secondo le malelingue (accademiche) Parlato,  Perfetti e altri appartenevano alla fazione dei defeliciani di destra: i diadochi storiografici di una scuola che alla morte del Maestro si sarebbe ritrovata divisa, come per incanto, in una destra e in una sinistra . Sospendiamo il giudizio, anche perché, scorrendo i necrologi si scopre che le teste pensanti di Fratelli d’Italia, rivendicano, talvolta con rabbia, la presunta appartenenza di Parlato alla destra, quella dura, che non dimentica. Contrabbandando l’idea mai accettata da Parlato, che gli unici veri storici hanno sempre un cuore fascista. E subito via a tutto gas con la lagna delle persecuzioni, delle egemonie della sinistra, eccetera, eccetera,

Diciamo invece che dal punto di vista politico, Parlato era un moderato, se proprio si  deve  un conservatore illuminato. Che vedeva nel fascismo, una destra, comunque anomala, che non era riuscita ad esprimersi adeguatamente nel completamento del Risorgimento liberale. I fascisti avevano sì vinto, anche con l’aiuto dei liberali. Dopo di che però si erano gettati all’inseguimento del Santo Graal della Terza Via. Perdendosi così per strada.

Il che non significa che da storico Parlato abbia guardato con disprezzo al fascismo-movimento. A lui dobbiamo uno dei migliori studi sulla sinistra fascista, senza pregiudizi: La sinistra fascista: storia di un progetto mancato, Il Mulino, Bologna 2000. Come pure va ricordato il minuzioso studio sulle origini del Movimento Sociale e dintorni: Fascisti senza Mussolini: le origini del neofascismo in Italia (1943-1948), Il Mulino, Bologna 2006.

Infine non si può non ricordare la sua felice incursione storiografica in quell’evento, che anticipò di quasi due decenni l’esperienza di Alleanza Nazionale, la scissione di Democrazia Nazionale: La Fiamma dimezzata. Almirante e la scissione di Democrazia Nazionale, Luni editore, Milano 2017. Opera con sorprese. Il culto del documento paga sempre. Storiograficamente parlando.

Fu presidente di varie fondazioni, tra le quali l’importantissima (per la destra), "Ugo Spirito e Renzo De Felice", professore ordinario, preside e rettore dell' Università degli Studi Internazionali di Roma, importante università privata. Nonché fondatore di riviste storiche, collane, animatore di convegni, autore di almeno  una ventina di volumi, oltre a numerosi articoli scientifici, curatele, eccetera.

Parlato era un riformista (serio) di destra, con il culto del documento, come il suo maestro Renzo De Felice. E probabilmente ne aveva ereditato le grandi capacità di lavoro unite al gusto per il minuzioso lavoro storico. Il che ne faceva al tempo stesso un modernizzatore liberale della destra e un ottimo storico della medesima. Sul punto si veda (con Paolo Ungari) Le destre nell’Italia del secondo dopoguerra. Dal qualunquismo ad Alleanza Nazionale, Rubbettino, Soveria Mannelli 2021. 

Quanto al rapporto con De Felice rinvio all’ottimo volume da lui curato con Giovanni Aliberti, Renzo De Felice: il lavoro dello storico tra ricerca e didattica, LED, Milano 1999. Nonché alla raccolta, sempre curata da Parlato, Renzo De Felice: Scritti giornalistici, Luni editore, Milano 2016-2019, tre volumi. Un sfida non facile, considerato (purtroppo) lo stile sbilenco del De Felice (occasionalmente) giornalista.

Sul piano umano ricordiamo la sua pacatezza, la capacità d’ascolto, la pazienza. Quel che si dice una “brava persona”. Più di vent’anni fa gli avevo proposto un libro-intervista sulla storiografia dedicata al fascismo, per una collana che allora dirigevo. Accettò, poi purtroppo la cosa per motivi indipendenti dalla mia e dalla sua volontà non ebbe seguito.

Di Parlato mi resta un’immagine crepuscolare, di decenni fa, Roma, Via Margutta, lo si attendeva nella sala convegni di un sindacato, la vecchia Cisnal, per una conferenza sul sindacalismo fascista, fenomeno al quale Parlato aveva dedicato un notevole volume (Il sindacalismo fascista, vol. II: Dalla “Grande crisi” alla caduta del regime (1930-1943), Bonacci, Roma 1989). 

Ricordo ancora, vedendolo arrivare, al crepuscolo, il suo stanco incedere, di fine giornata, con la pesante borsa piena di libri, tesi, e documenti. E nonostante ciò, la sua la prontezza nell’accettare il vivace scambio di idee. Dottissime parole, le sue,  capaci di accendere un tramonto romano.

Però, ripeto, in primis, una brava persona.

Carlo Gambescia

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