La prendo da lontano. Ieri, giornata in famiglia, ma con risvolti sulla cultura di destra, tanto per cambiare…
Mi trovavo, con i miei cari, all’interno del centro commerciale di Cinecittà 2, qui a Roma, il primo in assoluto, risale al 1988. Molto bello sotto il profilo architettonico (un vero “luogo”, non un “non luogo”, come scrivono gli antropologi anticapitalisti).
Per farla breve, cosa praticamente inevitabile, mi sono infilato nella libreria Feltrinelli. Con mio relativo stupore ho scoperto che gli eredi del politicamente incendiario Giangiacomo dedicano all’esoterismo lo stesso spazio occupato dai libri di storia. Così va il mondo. Oggi.
Tra i volumi di una disciplina fondata da Erodoto e Tucidide, scopro un libro (160 pagine) appena uscito, introdotto da Alessandro Campi, edito da Treccani: Walter Maturi, Risorgimento. Cosetta “ampressa ampress’”, dove sono raccolti, alcuni scritti in argomento, non tutti usciti , a quanto ci risulta, nella comunque sontuosa raccolta edita da Massimo L. Salvadori e Nicola Tranfaglia per Nino Aragno Editore (W. Maturi, Storia e storiografia, 2004).
L’impressione è quella del Maturi di destra opposto a quello di
sinistra. Insomma, chi tira di qua, chi tira di là. E di Maturi si
sa meno di prima.
Tra l’altro anch’io scrissi qualche anno fa, nel silenzio totale della destra, un “pezzo” dedicato allo storico liberale (*), scomparso non ancora sessantenne nel 1961 (era del 1902), uscito su “Linea” nel 2011.
Una figura di studioso, quella di Maturi, preziosa, capace di integrare teoria delle élites, storicismo e valori liberali, che richiamo spesso nei miei lavori. Pur non essendo fascista, iniziò la sua carriera universitaria, negli anni della dittatura. Fu la sua inevitabile “circunstancia” per dirla con Ortega, che però non influì sulla sua visione liberale della storia e della storiografia. Come testimoniano le splendide Interpretazioni del Risorgimento: lezioni di storia della storiografia (Einaudi 1962). Perciò sarebbe meglio evitare collegamenti, per la serie tutti i salmi finiscono in gloria, con l’allora imperante scuola storiografica di Gioacchino Volpe, grande studioso, che però fu monarchico e fascista. Una specie di “anti Croce”. Del resto, solo per dirne una, di esistenziale” il notevole sense of humor di Maturi, dalle origini partenopee, escludeva di diritto qualsiasi rapporto di tipo simpatetico con un regime di repressi e depressi, a partire da Mussolini.
Ma non è di questo che desidero parlare. Dalla biografia campiana, nel risvolto di copertina, apprendo, che il professore naturalizzato perugino è Presidente dell’Edizione Nazionale delle Opere di Roberto Michels.
Un passo indietro. Due anni fa, proprio qualche giorno prima che la destra meloniana vincesse le elezioni, stroncai una pessima riedizione della Sociologia del partito politico di Michels, uscita con una ridicola prefazione di Gennaro Sangiuliano, non ancora Ministro della Cultura, quindi con la fronte intonsa, non violata, per sua ammissione, da femminei graffi. Qui la nostra chiusa:
“Insomma, comunque la si metta, una pessima operazione editoriale, se si pensa a due gioielli come gli Scritti Politici di Mosca, curati dal compianto Giorgio Sola, o al Trattato di sociologia generale di Pareto, approntato da Giovani Busino. Michels è un pensatore della stessa levatura e non si meritava un Sangiuliano qualsiasi: un analfabeta politologico. E poi servono le note critiche, gli aggiornamenti bibliografici, insomma tutto quel corredo scientifico che impone un classico della scienza politica. Non la corte dei miracoli di una destra incompetente e superficiale che persevera nello sprecare occasioni del genere”(**).
Alla recensione, nonostante le moltissime letture, seguì come al solito, il silenzio di quei luoghi fin troppo tranquilli, dove peste umane non suoneranno, per dirla con Montale. Ora, però, a due anni di distanza, scopro che qualche mese fa il ministro Sangiuliano ( DM. 94, 07/03/ 2024) ha decretato l’Edizione Nazionale delle Opere di Roberto Michels, con contributo istitutivo di 35 mila euro (***). Come anticipato, la commissione scientifica, preposta, ha subito eletto Campi presidente, che, oltre a nutrire simpatie di destra, è specialista, ci dicono riconosciuto, di una decina di pensatori, italiani e stranieri, da Machiavelli a Michels e oltre.
La cosa probabilmente, sfuggita alla sinistra, in particolare quella che ha smesso di studiare da un pezzo, è che Michels, che morì nel 1936, prima del definitivo allineamento di Mussolini a Hitler, fu fascista. Tuttavia fu anche un grandissimo scienziato politico. Perciò merita Edizione nazionale e fondi. Come pure lo meritano le associazioni culturali di sinistra, escluse invece dalla Ministero della Cultura (****). Perché solo così, diciamo di fatto, si può realizzare la pacificazione continuamente evocata dalla destra.
Non vorremmo peccare di immodestia, però, evidentemente, nonostante
il silenzio sepolcrale intorno alla nostra recensione, il siluro è andato a
bersaglio. Colpiti e affondati. E, il tutto, a vantaggio del grande Roberto Michels. Ieri è stata una buona giornata.
Certo, ci si può sempre rispondere, che non è merito di un povero untorello e che da anni l’Edizione Nazionale era nell’agenda di Sangiuliano e Campi, eccetera, eccetera. Però.
Carlo Gambescia
(*) Qui: https://carlogambesciametapolitics2puntozero.blogspot.com/2011/09/walter-maturi-storico-di-un.html .
(**) Qui: http://carlogambesciametapolitics2puntozero.blogspot.com/2022/09/un-michels-da-incubo.html .
(*****) Qui: https://www.articolo21.org/2024/10/nuovo-attacco-allantifascismo-fondi-tagliati-ad-aned-ed-anppia/ .
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