venerdì 11 ottobre 2024

Meloni, Crosetto Tajani, il ruggito del topo

 


La guerra è una cosa seria. Soprattutto quando è guerra contro il terrorismo: nemico invisibile o quasi, che per principio colpisce i civili e si serve dei civili come scudi umani. Israele deve difendersi, pena la cancellazione dalla faccia della terra, e non può andare tanto per il sottile.

A Unifil, già avvisata, sarebbe bastato riposizionarsi. E poi dov’era Unifil, quando Hezbollah, il vero padrone, sovrano, del Libano, costruiva tunnel sporchi di sangue dei civili israeliani a pochi metri dalle sue basi?

Sotto il profilo formale Israele avrebbe addirittura commesso un crimine di guerra. Una torretta Unifil saltata e due feriti?

A dirlo sono Crosetto, Tajani e Giorgia Meloni. Dalla reazione spropositata, sembra quasi che non aspettassero altro. Proprio come Mussolini che nel 1923 si lasciò andare a prepotenze contro la Grecia: il famigerato bombardamento di Corfù (ci riprovò poi nel 1940-1941, ma furono sonore legnate).

Ovviamente, l’Italia, questa volta, non ha sparato un colpo. Però il tono è mussoliniano. Crosetto ha dichiarato “di non prendere ordini da Israele”. Si rifletta, ben altro è il tono usato dai ministri del governo Meloni con la Russia, con la Cina e con gli Stati Uniti.

Si potrebbe parlare di ruggito del topo. Una brutta Italia forte con i deboli, debole con i forti.

Fortunatamente Israele non è debole e non ha paura di nessuno. Tanto meno di un’Italia carogna – per dire le cose come stanno – che, evocando un giorno sì l’altro pure una pace che non dipende da Gerusalemme, già contribuisce di fatto al pericoloso isolamento internazionale di Israele. E in un momento che non è certamente facile per la Stella di David. E ora che fa l’Italia?. Grida al crimine di guerra per il micro-attacco alle mammolette Unifil. Tra di loro vi sono soldati italiani?  Sono i rischi del mestiere.

La spropositata reazione italiana ha radici non nel diritto, che è una scusa, ma nell’antisemitismo. Basta fare un giro sui social per scoprire la pesante ironia della destra extraparlamentare sulla kippah di Giuli, come prima si ironizzava su quella di Fini.

Giuli e Fini, esponenti della destra parlamentare. Accusati di tradimento dai  duri e puri, che ora sono diventati tutti pacifisti (quando si dice il caso...). 

Che cosa avrebbero tradito? I principi dell’antisemitismo. Ovviamente, dall’interno di Fratelli d’Italia non trapela nulla, ma questa ironia pesa. E lo si può intuire dalle reazioni, ripetiamo spropositate di Crosetto e Giorgia Meloni, finalmente messi nella condizione di riequilibrare il rapporto tra l’estrema destra parlamentare e la destra extraparlamentare…

Tajani, con un passato da monarchico, nonostante la complicità dei Savoia sulle leggi razziali del 1938, si è pedissequamente riallineato (in attesa di cosa deciderà al riguardo la famiglia Berlusconi). Salvini, per ora tace, probabilmente preferisce usare cinicamente il filosemitismo e l’antisemitismo, come risorse politiche per differenziarsi di volta dalla scelte del governo di cui fa comunque parte.

Un quadro politico veramente inquietante. Anche perché la sinistra gravita tra una posizione filopalestinese, il neutralismo e un tiepido, molto tiepido, appoggio a Israele.

Quanto agli italiani, un sondaggio (ISPI-IPSOS) comprova che un italiano su due ritiene la risposta militare di Israele sproporzionata rispetto al suo diritto di difesa. E solo un italiano su cinque giustifica Gerusalemme. Tre su dieci sono pro Palestina. Infine sette italiani su dieci sono favorevoli alla mediazione (*).

Perciò, come si può intuire, tra il governo di estrema destra e gli italiani esiste una sintonia quasi perfetta. Tutti antisemiti? Partiti e cittadini? Difficile dire. Però, un governo, e in particolare Fratelli d’Italia, che non ha ma fatto i conti con l’ideologia fascista, non ha le carte in regola. E la reazione di ieri lo prova.

Un’ ultima cosa. Israele come detto, non è debole e non ha paura di nessuno. E cosa più importante ha una memoria di ferro. E non dimenticherà l’affronto italiano.

Si dirà che non abbiamo commentato gli aspetti formali della questione: le violazioni giuridiche, eccetera, eccetera. Sono cose che lasciamo agli avvocati della politica.

Ripetiamo, la guerra è una cosa seria. Israele deve vincere. Punto.

I conti, eventualmente, si faranno alla fine. Anche con l’Italia, che ancora una volta ha provato di non aver nulla dimenticato, nulla imparato. 

Che vergogna.

Carlo Gambescia

(*) Qui: https://asvis.it/notizie/2-21780/cosa-pensano-gli-italiani-della-guerra-in-medio-oriente- .

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