domenica 6 ottobre 2024

“L’ Ignobil Otto di Settembre” secondo Giorgia Meloni

 


Giorgia Meloni, come persona, prima ancora che come leader politico e Presidente del consiglio dei ministri, appartiene alla categoria psichica di chi pretende di aver sempre sotto controllo tutto e tutti. A chiunque sarà capitato una volta nella vita di incontrare persone del genere: distruttive mangiatrici di energia altrui. Da tenere alla larga perciò.

Anche perché, dal momento che gli esseri umani vivono tra gli stretti confini del caso e della necessità, non è possibile controllare tutto e tutti.

Di qui,  spiegano gli psicologi, soprattutto nei soggetti predisposti (per ragioni caratteriali ambientali, eccetera), lo sviluppo di uno stato di frustrazione. Cioè, per essere più chiari, di una condizione psichica di intensa depressione, alla quale si accompagna un senso di sconfitta, senso quest’ultimo che insorge di fronte a difficoltà sentite come insormontabili.

Un esempio? La reazione sopra le righe a proposito della fuga di notizie dalla chat interna ai gruppi parlamentari di Fratelli d'Italia. In gioco era (ed è) l’elezione di un giudice costituzionale. C’era accordo su un nome politicamente vicino alla maggioranza. Cosa del resto nota, informalmente, anche agli avversari politici. Quindi un segreto di Pulcinella.

Perciò quale scandalo? Le liberal-democrazie funzionano così: a parità di meriti si preferisce il nome gradito a chi sia in quel momento al potere. Non ci si scanna fisicamente, ma ci si accorda. Certo non si può non rilevare in tutto questo un filo di ipocrisia. I britannici, furono i primi a parlare di fair play. Regole, anche tacite, che possono essere estese al cosiddetto spoils system. Un "metodo" che garantisce le stesse opportunità ai diversi contendenti. Ciò significa, come insegna la tradizione politica americana, che anche l’opposizione una volta divenuta maggioranza ne fruirà. Sempre meglio che prendersi a sciabolate. In sintesi: “oggi a te, domani a te”.

Da noi si chiama lottizzazione delle cariche. Che, ovviamente può degenerare in malgoverno quando il designato non risulta essere all’altezza.

Però non è sempre così. Del resto, va laicamente accettatto un fatto: che non esistono forme di governo perfette. Si pensi solo che nelle dittature, un candidato non gradito può essere imprigionato, avvelenato o ucciso in altro modo. Inoltre, non si tratta, non si discute, si decide tutto in alto, dove comanda uno solo.

Però per Giorgia Meloni, il problema non è la questione politica in sé, il sistema delle spoglie, quanto l’impossibilità di poter controllare tutto e tutti. Di qui la sua ira, imbevuta di cinismo da depresso: “Io alla fine mollerò per questo. Perché fare sta vita per far eleggere sta gente anche no […]. L’infamia di pochi mi costringe a non avere rapporti con i gruppi parlamentari. Molto sconfortante”. E di seguito: “C’è gente che per una citazione sul giornale si vende la madre. Solo non capisco come facciano a stare con noi che siamo sempre stati tutt’altro. Detto questo mi taccio prima che esca qualcosa pure da qui»

Ecco la chiave: “Noi siamo stati sempre tutt’altro”. Non sono parole dette  “a casaccio”. C’è un preciso addentellato ideologico, che va oltre la  voluttà di potere di Giorgia Meloni. Siamo davanti a   una specie di richiamo culturale della foresta.  Un serrare i ranghi di stampo fascista.

Un passo indietro. stando alla lingua italiana, il termine infame è riservato a colui che compie un azione turpe, spregevole, indegna di pubblica stima. E francamene sembra eccessivo definire così un parlamentare che invia lo screenshot di una chat interna a un amico giornalista.

A meno che, come abbiamo già detto, non si sia depressi cronici. E in verità, come sottolinea un amico psicologo, Giorgia Meloni ha i requisiti fisici, fin dal sguardo perso in un mondo che non si ama più e che addirittura si teme.

Però, attenzione, non si tratta solo questo. Qui, come anticipato, viene il bello.

A questo atteggiamento da depressa si accompagna, e in modo decisivo, l’ eredità ideologica di Giorgia Meloni: fascismo e neofascismo hanno sempre evocato il valore della fedeltà assoluta all’idea. La categoria denigratoria del “badoglismo” (da Badoglio, artefice, con il Re e i fascisti “traditori” del 25 luglio, dell’Armistizio dell’8 settembre), è tuttora assai diffusa e apprezzata negli ambienti dell’estrema destra. Da ultimo è stata usata addirittura contro Fini. Perché l'ex delfino di Almirante aveva tentato timidamente di mettere in discussione l’eredità fascista del Movimento Sociale.

Per capire la reale provienenza culturale di Giorgia Meloni si leggano questi passi dell’Inno della Decima Mas, unità speciale della marina fino al 1943, poi, durante Salò, al comando di Junio Valerio Borghese, feroce forza repressiva.

Quando l’ignobil 8 di Settembre
abbandonò la Patria il traditore,
sorse dal mar la Decima Flottiglia
e prese l’armi al grido “Per l’Onore!”.
Navi d’Italia che ci foste tolte,
non in battaglia ma col tradimento,
nostri fratelli prigionieri o morti
noi vi facciamo questo giuramento:
noi vi giuriamo che ritorneremo
là dove Dio volle il tricolore,
noi vi giuriamo che combatteremo
finché riavremo pace con onore!
(**)

Insomma, per Giorgia Meloni uno screenshot è pari all’ “ignobil 8 di Settembre”.

Il che, detto francamente, depressione o meno, non è un atteggiamento da Presidente del consiglio di una repubblica liberal-democratica.

Carlo Gambescia

(*) Qui per una sintesi dell’accaduto: https://www.open.online/2024/10/05/giorgia-meloni-vs-eletti-fdi-chat-infami/ .

(**) Qui, integrale: https://associazionedecimaflottigliamas.it/inni-e-canzoni/ .

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