Tutti pazzi per l’acqua
E così in Italia è riesploso il problema della privatizzazione dell’ acqua.
La questione va esaminata sotto due aspetti.
Il primo è quello politico, e riguarda la "stabilità instabile" del
governo Berlusconi. Sinistra riformista e sinistra radicale stanno utilizzando
la questione in chiave politica per rendere la vita difficile al centrodestra.
Ora, mentre la sinistra radicale è in buona fede ( perché da sempre contro la
privatizzazione dell’acqua), quella riformista (Pd e dintorni) no. Bersani, da
ministro, era favorevolissimo. Per non parlare di nefasti ministri prodiani
come Padoa-Schioppa.
Il secondo aspetto è sociologico e riguarda la natura profonda del capitalismo.
Se si esamina il suo sviluppo, non si può non osservare come il capitalismo si
sia sviluppato attraverso ondate successive di privatizzazioni (globalizzazioni
+ concentrazioni oligopolistiche), alle quali ha fatto da contenimento il
potere dello stato (economia mista + welfare sociale e giuridico). E ora è il
turno dell’acqua.
Due vie d’uscita, ovviamente semplificando all'osso.
La prima. La sinistra ( e in particolare il Pd), lascia perdere le fantasie
centriste e "neoliberiste", recupera il senso dello Stato e del
Sociale, batte Berlusconi, e impone l’acqua pubblica. Come in passato impose il
welfare. Insomma, fa da contenimento alla mercificazione capitalista, come
fecero le socialdemocrazie europee.
La seconda. La sinistra, decide di abbattere il sistema (e dunque non solo
Berlusconi), coopta nel suo seno, volente o nolente, le lunatic fringes italiane (a cominciare
dai decrescisti), tutte rigorosamente per l'acqua pubblica, o quanto meno ne
adotta le idee, per puntare su una specie di socialismo nazionale (o su
qualcosa di "nuovo conio"). Al quale giungere, si fa per dire,
attraverso la "festa della rivoluzione" contro il capitale.
Lasciamo ai lettori il giudizio su quale delle due strade sia la più
percorribile e sicura sotto il profilo democratico.
Carlo Gambescia
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