mercoledì 18 novembre 2009

Tutti pazzi per l’acqua



E così in Italia è riesploso il problema della privatizzazione dell’ acqua.
La questione va esaminata sotto due aspetti.
Il primo è quello politico, e riguarda la "stabilità instabile" del governo Berlusconi. Sinistra riformista e sinistra radicale stanno utilizzando la questione in chiave politica per rendere la vita difficile al centrodestra. Ora, mentre la sinistra radicale è in buona fede ( perché da sempre contro la privatizzazione dell’acqua), quella riformista (Pd e dintorni) no. Bersani, da ministro, era favorevolissimo. Per non parlare di nefasti ministri prodiani come Padoa-Schioppa.
Il secondo aspetto è sociologico e riguarda la natura profonda del capitalismo. Se si esamina il suo sviluppo, non si può non osservare come il capitalismo si sia sviluppato attraverso ondate successive di privatizzazioni (globalizzazioni + concentrazioni oligopolistiche), alle quali ha fatto da contenimento il potere dello stato (economia mista + welfare sociale e giuridico). E ora è il turno dell’acqua.
Due vie d’uscita, ovviamente semplificando all'osso.
La prima. La sinistra ( e in particolare il Pd), lascia perdere le fantasie centriste e "neoliberiste", recupera il senso dello Stato e del Sociale, batte Berlusconi, e impone l’acqua pubblica. Come in passato impose il welfare. Insomma, fa da contenimento alla mercificazione capitalista, come fecero le socialdemocrazie europee.
La seconda. La sinistra, decide di abbattere il sistema (e dunque non solo Berlusconi), coopta nel suo seno, volente o nolente, le lunatic fringes italiane (a cominciare dai decrescisti), tutte rigorosamente per l'acqua pubblica, o quanto meno ne adotta le idee, per puntare su una specie di socialismo nazionale (o su qualcosa di "nuovo conio"). Al quale giungere, si fa per dire, attraverso la "festa della rivoluzione" contro il capitale.
Lasciamo ai lettori il giudizio su quale delle due strade sia la più percorribile e sicura sotto il profilo democratico.


Carlo Gambescia

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